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Alberto Giuliani, una cattedra per panchina
Alberto Giuliani, una cattedra per panchina
di Adelio Pistelli
02/07/2012
Alberto Giuliani
Alberto Giuliani
Un tavolo, cinque oratori, una platea silenziosa ma interessata, partecipe. Siamo nella storica sala riunioni di 'Villa Favorita', un edifico tra gli alberi che guarda Ancona dall'alto da almeno due secoli.
E' qui che l'Istao, Istituto Adriano Olivetti, una delle più anziane scuole manageriali d'Italia, crea i grandi dirigenti d'azienda a livello nazionale e internazionale.
E' qui che, da diversi anni ormai, si ritrovano i responsabili dell'Istao, i suoi docenti ed ex studenti, per incontri ad alto livello tecnico operativo.
"Tutto ciò aiuta per continuare ad aprire la mente
" è stato detto un po' da tutti i partecipanti. E' nella storica sala di 'Villa Favorita' che
Alberto Giuliani
, il coach della Lube scudetto ha raccontato un po' la sua esperienza di uomo guida di un gruppo; è una mattinata ricca di tecnologia, di concretezza operativa. Il professor
Valeriano Balloni
(direttore scientifico Istao) e
Giuliano Calza
(direttore generale dello stesso istituto) gestiscono un dibattito professionale e culturale su l'azienda, la sua crescita, la mentalità di guida manageriale. E' in questo contesto che il tecnico di pallavolo ha portato il suo contributo di uomo responsabile di un team.
Nel 'cuore' di un di uno stabile dove si insegna e si studia la gestione delle economie e delle aziende, Giuliani per oltre venti minuti ha raccontato le sue metodologie sportive andando a braccetto con i temi in discussione: la cura e la crescita di un gruppo, le tecnologie e la multinazionalità.
"Ho allenato, continuo ad allenare giocatori di diverse nazionalità, con le loro abitudini, la religione, il modo diverso dal nostro di vivere la lavita lontano da una palestra - ha detto l'allenatore Lube- e, alla fine, credo che la parola magica sia inseguire e concretizzare una globale partecipazione ad un progetto. Non è facile ma ci riesci con dialogo e regole. Costruire insieme qualcosa, guidare un team sono opportunità di arricchimento personale e non solo. Inseguire qualcosa di importante è l'obiettivo di una stagione. Ci riesci con motivazioni e qualità dandoti, appunto, delle regole precise. Farle rispettare, confrontandosi, dialogando su ogni iniziativa, anche quella che può sembrare la più semplice. Insomma: avere una visione comune".
"E ancora-
ha concluso -
lavorare giornalmente pensando sempre di essere secondi a qualcuno, anche quando hai vinto qualcosa di speciale. Il metodo migliore per restare i primi".
L'allenatore campione d'Italia ha poi portato esperienze personali ("ho sempre voluto fare l'allenatore"); ha raccontato aneddoti da spogliatoio prima e dopo un match ("tralascio però alcuni particolari"); ha coinvolto gli altri protagonisti del convegno (presente anche
Alberto Cusi
, professore alla Northwestern University), docenti Istao e tanti presenti salutandoli con un
"spero che vi sentiate, adesso, anche un pò allenatori"
. Applausi.
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