Alessia Gennari: "Lo scudetto è il mio sogno di bambina"

di Martina Riccò, da Gazzetta di Reggio

21/05/2015

Alessia GennariAlessia Gennari
Alessia Gennari
Non è da tutti vincere lo scudetto a 23 anni, ma Alessia Gennari, la banda del Pomì Casalmaggiore nata – pallavolisticamente e non solo – a San Martino in Rio (in provincia di Reggio Emilia), sabato sera ce l’ha fatta, battendo l’Igor Gorgonzola Novara per 3-1.
Allora, com’è essere campionessa d’Italia? «Devo ancora realizzarlo al 100%. Non abbiamo ancora avuto il tempo di godercelo lo scudetto, tra festeggiamenti a Cremona, a Casalmaggiore, notti insonni, cene e non cene. Dobbiamo ancora fermarci un attimo, guardarci allo specchio e dirci: “Siamo campioni d’Italia”».
Un’emozione senza voce, insomma, ma che comunque c’è e si sente... «C’è eccome perché vincere questo scudetto è stata una vera impresa. L’abbiamo voluto e cercato dal più profondo del cuore, e secondo me si è visto. Sapevamo di potercela fare».
Quando è nata questa consapevolezza? «Nel corso della stagione, ma poi è maturata ai play off e sbocciata in queste ultime 5 gare. Lì c’è stato il vero salto di qualità».
A inizio campionato pensavate di poter diventare campionesse d’Italia? «C’è chi dice che abbiamo iniziato a pensarlo già dalla metà del girone di ritorno, ma per quel che mi riguarda non è così. Fino al 24-18 del quarto set di sabato sera io lo scudetto lo vedevo lontano».
Ma è sempre stato il suo sogno? «Certo, ogni sportivo sogna di vincerlo. Ma io questo campionato l’ho vissuto partita per partita, momento per momento. E ho lottato insieme alle mie compagne con le unghie e con i denti fino alla fine, senza mai distrarmi. Al punto che l’obiettivo è arrivato prima che me ne rendessi conto e lo focalizzassi davvero».
La partita di sabato com’è andata? «I primi due set sono stati totalmente equilibrati e infatti ne abbiamo vinto uno a testa. Decisivo è stato il terzo set, quando siamo andate sul 2-1».
Più decisivo quello del quarto? «Sì perché eravamo sempre punto a punto, ma poi abbiamo dato il colpo di reni finale e abbiamo fatto capire al Novara che lo scudetto lo volevamo vincere noi».
E il quarto set com’è andato? «Abbiamo fatto qualche errore di troppo ma loro erano nel panico, si vedeva dagli occhi che avevano paura. E questo ci ha dato l’ulteriore stimolo per chiudere la partita».
Qual è stata la vostra arma vincente? «Il gioco di squadra. Ognuna di noi ha fatto una prestazione al 120%. Se non faceva punto una lo faceva un’altra, le giocatrici che durante l’anno non hanno mai difeso tanto hanno difeso, la Bianchini, che ha sostituito l’Ortolani che aveva finito la benzina, ha fatto 10 punti in un set».
Quando è così si può solo vincere... «Sì, siamo state perfette».
Come avete fatto a non farvi schiacciare dalla pressione? «Eravamo allenate. Nei play off abbiamo giocato 5 partite decisive, tre contro il Conegliano e due, compresa quella di sabato, contro il Novara. Abbiamo imparato a giocare sotto pressione e con lo spauracchio del dentro o fuori. Loro invece non erano abituate, hanno fatto fatica e alla fine hanno mollato».
E così avete ribaltato il pronostico, visto che sulla carta la favorita era il Novara. «Loro erano una squadra più fisica, sulla carta superiore, ma in campo abbiamo compensato con la grinta e con il cuore. E soprattutto con l’esperienza: abbiamo imparato sulla nostra pelle che non bisogna pensare alla partita ma a conquistare un punto dopo l’altro. Se non l’avessimo fatto non saremmo qui a parlarne».
Ci sono stati momenti critici durante la partita? «Nel secondo set abbiamo commesso tanti errori, ma perché in quel momento dovevamo spingere e rischiare. Però forse il momento più critico è stato alla fine del terzo set: eravamo sul filo del rasoio, potevamo vincere o perdere».
Il momento più bello, invece, è stato l’ultimo punto del quarto set? «In realtà è stato un brutto punto: il nostro attacco si è insaccato nelle mani del loro muro, il centrale ha rimesso la palla in gioco ma la seconda linea l’ha lasciata cadere. Noi siamo rimaste ferme qualche secondo perché ci aspettavamo che la palla sarebbe tornata da noi. Quando l’arbitro ha fischiato siamo scoppiate di gioia».
Ha dedicato la vittoria ai suoi genitori e al suo ragazzo Matteo. Riuscite a vedervi nonostante i tanti impegni? «Per fortuna sì perché lui scrive su La Provincia di Cremona e segue come giornalista la Pomì, quindi è sempre stato con me in tutti i momenti del campionato. Prima della partita di sabato mi ha salutata e mi ha detto: “Vincimi questo scudetto”. Non potevo non dedicarglielo».
La sua giornata tipo com’è? «Abbiamo pesi tre mattine a settimana, mentre tutti i pomeriggi ci alleniamo due ore e mezza. Quindi la mia giornata tipo è: allenamento, allenamento, allenamento...».
Nelle mattine libere cosa fa? «Mi riposo o studio o vado a dare gli esami».
Cosa studia? «Sono iscritta al terzo anno di Beni culturali a Parma, mi mancano 8 esami alla laurea».
I suoi hobby? «Mi piace molto andare al cinema e leggo tanto. Poi amo andare per mostre, quando ho tempo».
Se non giocasse a pallavolo cosa le piacerebbe fare? «È una domanda che mi pongo spesso: vorrei insegnare».
Quest’estate potrà riposarsi? Ha già deciso dove andare in vacanza? «Ho ben poco da decidere. Tra due settimane parto con la Nazionale per il primo collegiale a Cavalese, poi ne seguiranno altri. Il mio nome è ufficialmente nella lista del World Grand Prix».
Un anno di grandi soddisfazioni il suo... «Decisamente. Se lo scudetto premia il percorso e il lavoro di squadra, la chiamata in Nazionale è il coronamento individuale di quello che hai fatto durante l’anno».
Ancora una volta chi la dura la vince. «Sono fermamente convinta che quando si vuole davvero una cosa e si lavora con impegno, costanza e sacrifici per ottenerla, il 90% delle volte l’obiettivo viene raggiunto».
Nonostante le difficoltà? «Sì. L’ho imparato a mie spese visto che la mia carriera è stata costellata di infortuni e problemi fisici. Ho capito che si può passare dalle stelle alle stalle nel giro di un istante, ma che poi ci si rialza».
Lei si è rialzata bene... «Sono uscita rafforzata dagli infortuni, ho approfondito il rapporto con me stessa e ho capito che è importante ascoltare il proprio corpo».
Le dà fastidio che la pallavolo sia considerata uno sport minore? «Dobbiamo convivere con questa mentalità da sempre. Ma in questi anni sono stati fatti notevoli passi avanti, e il mondiale dello scorso anno è stata una splendida vetrina. Resta solo un modo, però, per far parlare di noi: vincere».
C’è un giocatore a cui si ispira in campo? «Mi sono innamorata della pallavolo andando a vedere mia zia Daniela che giocava in B2 a Parma, era banda come me».
E tra le sue compagne o avversarie di questi anni? «Ammiro Lucia Bosetti dal punto di vista tecnico, lei è davvero il top. Ma apprezzo tanto anche Antonella Delcore e Flortije Mejners, per la sua classe ed eleganza».
In cosa sente di dover ancora migliorare come giocatrice? «Il mio punto di forza è che sono una giocatrice di equilibrio, capace in tutti i fondamentali, sbaglio poco e do sicurezza in seconda linea. Ma devo fare un salto di qualità in attacco, vorrei migliorare a livello di scelta dei colpi».
Qual è il suo preferito? «Il mani e fuori. Non sono molto alta e quindi devo giocare sporco e usare le mani del muro».
L’anno prossimo resterà a Casalmaggiore? «Non lo so, perché adesso anche per noi parte il mercato. La Pomì però ha un posto privilegiato nella mia testa».
Con lo scudetto in tasca, che obiettivi ha ora? «Uno sportivo ha sempre degli obiettivi in testa, servono per migliorarsi. Il mio obiettivo è allenarmi bene giorno dopo giorno perché ogni piccolo successo, anche lontano dai riflettori, contribuisce a costruirti come giocatore».
E il sogno nel cassetto? «Le Olimpiadi...».
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