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Allenare la tecnica
Allenare la tecnica
Giovanni Guidetti
20/03/2008
Giovanni Guidetti
Giovanni Guidetti
Approfitto oggi di queste righe per parlare un po’ di pallavolo giocata, o meglio allenata. A Volleyland (devo ammetterlo, è stata la mia prima volta ma è veramente un momento eccezionale e non capisco perché il femminile non l’abbia ancora copiato o meglio ancora non lo abbia fino ad ora mai condiviso!) si è parlato tanto e bene del nostro amatissimo sport e delle sue sfaccettature. Gira e rigira, però, alla fine la frase più detta e ascoltata è stata : “ Perché non si insegna più la tecnica come una volta?”.
Premesso che gettate di campioni come la Generazione di Fenomeni non nascono solo con il buon lavoro, ma di gruppi cosi se ne vedono uno ogni secolo…. E premesso che la pallavolo è molto cambiata e il Rally Point System ha portato molte meno ripetizioni in ogni gesto (visto che ovviamente si giocano molti meno punti senza il vecchio cambio palla)….E premesso che il livello medio dei nostri campionati a mio avviso si è alzato eccome, che ne dicano i nostalgici (basti pensare che ora tutti i giocatori hanno 2 o 3 tipi di battuta, 6/8 tipi di palloni attaccati da diverse zone, che tutti i centrali sanno palleggiare bene, che i liberi hanno portato una qualità esagerata alla seconda linea e che si riesce a raddoppiare e a volte triplicare il muro nonostante il pallone viaggi a una velocità stratosferica, e questo vale anche per le abilità di tutti i tipi di bagher!!!)….Premesso tutto questo….. ….E’comunque anche vero che non si allena più la tecnica!
Chiaramente tutto quello che dico è relativo all’alto livello. Non conosco da vicino i settori giovanili e le serie minori, quindi non posso permettermi di dire nulla a proposito ma per quello che riguarda la serie A posso parlare con grande cognizione di causa.
Perché non si insegna più la tecnica in serie A? Sentirete vari allenatori rispondere a questa domanda dicendo che i giocatori di serie A non ne hanno bisogno. Ovviamente questo è assolutamente errato. La pallavolo è uno sport tecnicissimo e la tecnica vuole ripetuta e ripetuta, giorno per giorno, per meccanizzare sempre di più un gesto, per impararne un altro, per avere piena consapevolezza in tutte le parti del nostro gioco. Chiedete ad un tennista se non fa ripetizioni analitiche, o ad un giocatore di golf quanto tempo passa a tirare palline, o ad un giocatore di basket quante ore spende a tirare o ad imparare gesti tecnici a secco.
Il problema, signori miei, è che non ci sono più allenatori in grado di insegnarla, la tecnica. Perché una volta l’allenatore di alto livello prima di arrivare in serie A aveva allenato decine e decine di ragazzine/i, aveva studiato ed insegnato (questo è un verbo chiave ormai messo però purtroppo da tempo nel dimenticatoio) la tecnica a tutti i livelli, dal minivolley, al Trofeo delle Regioni, alle divisioni provinciali fino alle serie B e così, una volta approdato alla serie A, diventa automatico aggiungere nozioni tecniche alla tattica necessaria.
Ora bastano 2 anni o poco più da secondo allenatore occupandosi quasi solo di statistiche che poi ti danno in mano una squadra di serie A (parlo del femminile per lo più) e le conseguenze nel lavoro della squadra e sulle atlete sono poi evidenti. Tanto che si arriva ad estremi di allenatori che non sono capaci di organizzare un allenamento se in palestra non ci sono 12 giocatrici, che fanno 6 ore di video alla settimana sulla squadra avversaria, che delegano la tecnica esclusivamente al secondo allenatore (che a volte , per fortuna, viene da una buona gavetta con le giovanili), che non sanno cosa significhi un esercizio analitico per apprendere un gesto e così via.
Un altro problema, poi, è “logistica”, se vogliamo chiamarla così: sembra vietato toccare la palla alla mattina. La stragrande maggioranza delle squadre al mattino fa solo pesi, diversi allenatori danno poi spesso volentieri 2 giorni completamente liberi alla settimana, e capite anche voi che poi il resto del tempo rimanente da viaggi, partite e recupero è davvero esiguo. E al pomeriggio, dove mai si superano le 2,30 di allenamento, solo spazio al 6 contro 6 (ovviamente solo a punteggio perché purtroppo l’apprendimento della tecnica non viene contemplato neanche quì) dove la matematica e le statistiche sono diventati gli unici parametri, e dove gli obiettivi numerici sembrano essere l’unico scopo della giornata .
Togliendo completamente la palla al mattino (qualcuno veramente bravo mi spieghi poi il perché!!!) il tempo a disposizione diventa per forza breve, ma il problema, ovviamente, in questo caso è a monte, perché a mio avviso è doveroso e sacrosanto che al mattino oltre al lavoro di pesi ci sia anche un richiamo tecnico….E diventa tutto più grave quando a lamentarsi d questa carenza sono le atlete stesse che vogliono fare di più e meglio per migliorare!
E non dimentichiamoci che per giocare a pallavolo bisogna saltare e a fare due salti al mattino, credetemi, non è mai morto nessuno, anzi, magari c’è anche chi è diventato un campione grazie a questo.
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LA 21a giornata della A1 femminile: Pesaro capolista incontrastata
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