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Amarcord Londra 2012
Amarcord Londra 2012
18/08/2012
L’Olimpiade di Londra e’ stata archiviata da pochi giorni e qualche flashback invade ancora la mia mente. Ecco qualche ricordo, in scrupoloso ordine alfabetico.
ALEKNO.
L’allenatore della Russia ha letteralmente invertito l’inerzia della finale maschile contro il Brasile cambiando l’assetto della sua squadra. Per lui un anno indimenticabile tra nazionale (Coppa del Mondo e Olimpiade) e club (campionato e Champions League con lo Zenith Kazan).
ARBITRI.
Forse la nota più negativa dell’Olimpiade del volley: non tutti bravi, attenti, preparati. Purtroppo. Alcuni davvero eccellenti, come l’ungherese Bela Hobor, che ha chiuso la sua incredibile carriera arbitrando una finale maschile da antologia in maniera perfetta. E come il nostro Simone Santi, chiamato a dirigere 8 partite assolvendo il compito egregiamente. Dai prossimi Mondiali del 2014 (maschile in Polonia, femminile in Italia) ci sarà il supporto elettronico dell’occhio di falco. Era ora.
BARBOLINI.
Un epilogo amaro per il ct della nazionale femminile, che avrebbe meritato di raccogliere ben altro risultato con le sue splendide ragazze. Il podio era alla sua portata, ma adesso anche il volley ha purtroppo la sua Corea. Difficile immaginare quale sarà il suo futuro dopo la scelta di andare al Galatasaray in Turchia, dove ritroverà Lo Bianco e Gioli, due elementi-chiave (insieme a Del Core) del suo gruppo preferito.
BERRUTO.
Seconda medaglia alla guida dell’Italia per il ct della nazionale maschile dopo l’argento agli Europei di Vienna. E’ stato bravo a continuare a motivare la sua truppa quando le cose non sono andate per il verso giusto, sia dopo la pesante sconfitta nel girone contro la Bulgaria che dopo la semifinale contro il Brasile. Un risultato importante per lui e per il nostro movimento, che non deve andare disperso.
BILANCIO.
La Federazione deve essere soddisfatta per come è andata in archivio questa Olimpiade, visto che tutte e 4 le squadre dell’indoor e del beach sono arrivate ai quarti di finale. Con qualche rammarico per le ragazze, sia quelle di Barbolini che il duo Cicolari-Menegatti. Auguriamoci che la pallavolo sappia capitalizzare questa ennesima opportunità di visibilità positiva.
BOVO.
La maglia di Vigor Bovolenta esposta in mondovisione dagli azzurri sul podio resterà l’immagine dell’Olimpiade del volley. Una grande famiglia che sa non dimenticare gli amici che sfortunatamente non ci sono più.
BRONZO.
La medaglia conquistata dall’Italia di Berruto ha un valore assai superiore rispetto al metallo con il quale è stata forgiata. Gli azzurri sono stati bravissimi superando tante difficoltà dimostrando di meritare il podio.
CACCIATORI.
La Mau è stata davvero bravissima: precisa, puntuale, simpatica. Sempre disponibile e allegra, nonostante per essere presente a Londra si fosse staccata dai suoi due piccolissimi bimbi. Non capisco davvero chi l’ha criticata su un quotidiano (a proposito, mi viene da ridere leggere chi critica senza nemmeno sapere di chi si parla, visto che invece di Maurizia Cacciatori l’ha chiamata Francesca Piccinini, che fino a prova contraria non era insieme a me a commentare le partite ma insieme alle azzurre a giocarle!). A dir poco ingiusto.
CASA ITALIA.
E’ stato come sempre il fulcro del mondo azzurro. A dir poco eccellente come ospitalità e qualità del cibo, elaborato da alcuni dei migliori chef italiani come gli stellati Massimo Bottura e Massimo Spigaroli. Un salto di qualità incredibile rispetto al passato.
CICLO.
Quello pazzesco del Brasile, dominatore delle scene mondiali da due lustri sia a livello maschile che femminile, arrivato ad un passo da uno storico bis a Cinque Cerchi riuscito nella storia solo alla mitica Unione Sovietica, a Città del Messico nel 1968 e a Mosca nel 1980.
CISOLLA
. Era un debuttante al microfono: pronti via e subito a commentare il torneo olimpico. Senza allenamento, senza esperienza di alcun tipo. Proprio per questo dico che Alberto si è meritato un ben 10. Ha iniziato comprensibilmente con il freno a mano tirato, poi si è lasciato andare e ha espresso giudizi corretti e intelligenti, leggendo le partite in maniera perfetta e regalando appunti da campione. Sono molto contento di averlo avuto al mio fianco. E il mio giudizio migliora se penso che – avendolo conosciuto meglio – non è neanche un gran chiacchierone…
CONCTAT GAME.
La pallavolo non è sport di contatto, e proprio per questo per interpretarla in maniera corretta servono testa e cuore oltre a tecnica, tattica e fisico. Di questo abbiamo avuto conferma per l’ennesima volta in un torneo a dir poco fantastico, sia al maschile che al femminile.
EARLS COURT.
Per 16 giorni è stata casa mia, ci ho vissuto, vi ho sofferto, vi ho studiato, mi ci sono divertito, vi ho ritrovato un’infinità di amici che non vedevo da tanto tempo. Davvero il tempio del volley durante il periodo olimpico, sempre meravigliosamente gremito di pubblico. Un successo senza precedenti.
FACEBOOK.
Durante l’Olimpiade di Londra ho superato quota 4.000 amici sul social più diffuso in Italia. Grazie a tutti quelli che mi hanno scritto e continuano a farlo, non solo per i complimenti (troppo gentili) ma anche per i tanti suggerimenti che mi hanno aiutato durante le tante telecronache dall’Earls Court.
FAMIGLIA.
Mi è mancata davvero tanto nei 20 giorni passati lontano dai miei affetti più veri. E riabbracciare i miei figli Edoardo e Filippo mi ha fatto come rinascere regalandomi vibrazione uniche.
FRULLATORE.
Quando vivi un’Olimpiade per tre settimane provi questa sensazione, di essere frullato ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. E ti provoca un’adrenalina senza pari.
FULL IMMERTION.
Per 16 giorni ho vissuto di pallavolo, respirando pallavolo, raccontando pallavolo. Erano tanti anni che non mi accadeva, e devo ammettere di essermi trovato di nuovo a casa.
GENTILEZZA.
Quella imposta dal primo ministro inglese Cameron alle forze dell’ordine, davvero super-cortesi quando avevi bisogno di una qualsivoglia informazione. Senza dubbio una delle tante note liete.
GIGANTE.
Dmitry Muserskiy, il 2 e 18 russo che ha cambiato il volto nel terzo set contro il Brasile quando è stato utilizzato come opposto e non più al centro: i suoi 31 punti rappresentano il record in una finale olimpica.
HORSE GUARDS PARADE.
Senza dubbio la venue più suggestiva dell’intera Olimpiade è stato il teatro del torneo di beach volley, realizzato vicino a Buckingham Palace. Dalle tribune, sempre gremite di pubblico, si ammiravano il London Eye e il Big Ben: può bastare?
JUANTORENA.
Ad aprile del 2013 il fuoriclasse cubano sarà utilizzabile nella nazionale italiana, e con le sue schiacciate gli azzurri faranno di certo un ulteriore salto di qualità.
KIM.
Il fenomeno coreano è stata meritatamente giudicata come miglior giocatrice dell’Olimpiade. E’ davvero straordinaria: non solo attacca, ma mura, riceve, difende, batte e come se non bastasse esulta come una sudamericana. Un fenomeno.
LUPO-NICOLAI.
La coppia più giovane del torneo di beach ha impressionato positivamente tutti quanti, e sono in molti a riconoscere in loro incredibili potenzialità in prospettiva futura. Speriamo sappiano metterle in luce a breve.
MILLESEICENTOVENTIDUE.
Il numero delle mie telecronache di volley dal 1988 (epoca targata Telecapodistria) a oggi (Sky Sport, passando da Telepiù). Senza dimenticare le altre nelle tv private, fin dal 1981. La partita più bella in 30 lunghi, bellissimi anni? Quella che devo ancora raccontare…
MURILO.
Miglior giocatore del torneo a Cinque Cerchi, indomito combattente che fino all’ultimo ha cercato di tenere a galla la barca brasiliana che stava affondando nell’incredibile finale persa con la Russia. Miglior giocatore anche al Mondiale di Roma, è legato sentimentalmente a Jacqueline, altro fenomeno del volley: quando faranno un figlio, come minimo vincerà due ori olimpici…
OLIMPIC PARK.
Un posto quasi magico, un gigantesco parco dei divertimenti per grandi i piccini, mutlicolor, multifunzione, multi emozione. Complimenti a chi lo ha realizzato, pensando anche già a come riutilizzare i tantissimi impianti che verranno smontati e ricollocati in giro per il Paese con altre funzioni.
PRONOSTICO.
Al termine della finale per il bronzo vinta dall’Italia ci siamo divertiti con il Ciso nel fare il pronostico sulla finale per l’oro: Alberto ha detto Brasile, anche se a fatica, io Russia. Questione d’esperienza (e di fortuna, direte voi…).
PUBBLICO.
Quello del volley e quello del beach volley è stato davvero fantastico: sempre pieno ogni giorno, per ogni sessione. 14-15.000 spettatori ogni volta, fin dalle prime ore del mattino, come mai era accaduto in passato. La pallavolo è entrata definitivamente nel novero degli sport più amati e considerati, anche dal Cio.
QUARANTADUE.
La nazionale maschile è salita sul podio per la quarantaduesima volta nelle grandi manifestazioni internazionali: il bilancio è 22 ori, 12 argenti e 8 bronzi. Non male, direi…
REGGIANI.
A Londra eravamo in due soli a rappresentare Reggio Emilia, io e Stefano Baldini, vincitore della maratona ad Atene nel 2004 e oggi bravissimo commentatore per Sky Sport. Un bel carico di responsabilità.
REGOLE NUOVE.
Da gennaio 2014 la Fivb introdurrà minore permissività sulla ricezione in palleggio e anche nel primo tocco difensivo. Con la palla che viaggia sempre più veloce (a Londra abbiamo visto decine di battute oltre i 120 km/h!) sarà sempre più complicato tenere le palle in gioco.
RIMPIANTO.
L’unico con il quale sono tornato da Londra è stato quello di non vedere le azzurre sul podio. Mi dispiace davvero tantissimo, perché se lo sarebbero meritato per quello che hanno fatto negli ultimi anni, non solo stavolta. Purtroppo hanno sbagliato una sola partita, quella con la Sud Corea del fenomeno Kim, ed è risultata fatale alle ragazze di Barbolini.
RIO DE JANEIRO.
Tra quattro anni l’Olimpiade sarà in Brasile, in una città meravigliosa e piena di contraddizioni. A Rio la pallavolo italiana ha colto uno dei risultati più prestigiosi della sua storia, il primo Mondiale vinto nel 1990. Dimenticare la semifinale vinta 3-2 con i verdeoro di Bebeto (15-13 al quinto set) e la finale vinta 3-1 con Cuba al Maracanazinho è davvero impossibile per chi, come me, era là in quei giorni.
SENSAZIONI.
Questa Olimpiade ne ha regalate davvero tantissime, a tinte forti. Un’esperienza a dir poco indimenticabile per quanti hanno avuto la fortuna di viverla, indipendentemente dal ruolo svolto.
SIMBOLO.
“Pallanuoto e pallavolo sono il simbolo della spedizione italiana a Londra: sappiamo fare ancora squadra” questo il commento finale del presidente del Coni, Gianni Petrucci. Condivido.
SKY SPORT
. Ha scritto una pagina importante della storia della tv italiana, regalando tra l’altro un canale olimpico dedicato interamente alla pallavolo che è stata un’autentica delizia per tutti quelli che amano il nostro sport. E’ stato davvero un piacere e un privilegio viverlo con particolare partecipazione. E vi ringrazio per averlo reso uno dei canali più seguiti e più apprezzati tra i 12 realizzati in occasione di questa meravigliosa Olimpiade.
TRENTANOVE.
Gli anni di Samuele Papi, debuttante in azzurro 18 estati fa e ancora sul podio, per la quarta volta. Davvero “O’ fenomeno”.
TUBE.
La metropolitana di Londra che ho preso decine, forse centinaia di volte in questo periodo. Sempre gremita, ma nel contempo sempre efficiente. L’organizzazione inglese è stata davvero ineccepibile, anche se qualcuno si è lamentato. Ma questo succede sempre…
TWITTER.
Nel periodo olimpico sono aumentati in maniera esponenziale i miei followers, con i quali ho dialogato di continuo grazie pure a qualche immagine originale. Li ringrazio tutti di cuore, perché ho trovato interlocutori intelligenti e curiosi.
USA.
Trionfatori a Pechino quattro anni fa, stavolta gli Stati Uniti hanno fatto flop. Una sola medaglia d’oro, quella conquistata dalle eterne May-Walsh nel beach, ma un deludente argento con la nazionale femminile e l’esclusione inattesa avvenuta anzitempo sia per la coppia Rogers-Dalhausser (campioni in carica, ad opera di Lupo-Nicolai), che per la nazionale maschile olimpionica a Pechino.
ZAR.
Serguei Tetyukhin è davvero lo Zar di tutte le Russie pallavolistiche: a 37 è stato a dir poco mostruoso, per la qualità del gioco espresso e per la continuità che ha dimostrato nell’arco dell’intero torneo. Se Alekno ha voluto vincere l’oro, ha dovuto affidarsi a lui dopo averlo fatto iniziare in panchina. Davvero un gigante sottorete.
ZE ROBERTO.
L’unico allenatore capace di vincere tre medaglie d’oro olimpiche nel volley, una con gli uomini a Barcellona nel 1992 e due con le donne nel 2008 a Pechino e nel 2012 a Londra. Un solo commento per sintetizzare quello che penso di questo vecchio amico: un mito.
WEI.
Il presidente cinese dalla Fivb lascia l’incarico a fine mese: il 20 settembre a Los Angeles lo sostituirà quasi certamente il brasiliano Ari Graça, vecchio amico, oggi numero uno della Federazione brasiliana. Il volley inizierà un nuovo corso, credo più aggressivo dal punto di vista della comunicazione e dell’organizzazione.
Buona pallavolo a tutti!
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