Archivio Volley Story e Interviste

Doug Beal, idee chiare per la presidenza mondiale25/02/2012

Doug Beal, idee chiare per la presidenza mondiale

di Lorenzo DallariConosco Doug Beal da tantissimi anni, e fin dal primo incontro devo dire di esserne rimasto affascinato. Per la personalità, per la lucidità, per la correttezza, per la fluidità dell'inglese. Vero gentleman, ha scritto alcune della pagine più importanti nella storia della pallavolo mondiale: ha preso una squadra tredicesima al Mondiale del 1982 a Buenos Aires e l'ha portata a vincere l'Olimpiade del 1984 a Los Angeles, passando poi il testimone in panchina a Dunphy, che con lo stesso gruppo ha dominato il Mondiale del 1986 a Parigi e l'Olimpiade del 1986 a Seul, passando per la Coppa del Mondo 1985. Può bastare? No? E allora aggiungo che, diventato gran capo della Federazione Statunitense, ha impresso il suo modus operandi a tutto il settore tecnico stelle e strisce, che all'Olimpiade di Pechino nel 2008 ha vinto l'oro nel volley maschile e nei due tornei di beach volley, nonchè l'argento nel volley maschile. Semplicemente fantastico! Senza dimenticare che ha dato una svolta tecnico-tattica all'impostazione della difesa e del muro nella pallavolo moderna, usando sistemi studiati e copiati da tutti nel mondo. Ci siamo frequentati diverse volte nel periodo in cui ha allenato, in verità senza grandissima fortuna, la Mediolanum Milano all'inizio degli Anni 90, quelli del boom della pallavolo in Italia: conservo dei bellissimi ricordi, e ho ancora ben nitidi nella mente i suoi consigli e le sue considerazioni. Poi ci siamo rivisti in giro in occasione di alcune manifestazioni internazionali, e mi ha sempre manifestato affetto e amicizia. Con una parentesi bellissima rappresentata dalla sua presenza in occasione di un corso di aggiornamento per oltre 400 allenatori da me organizzato a Cattolica insieme a Roberto Ghiretti: quando ha salutato i presenti (tra cui diversi tecnici di serie A) gli è stata tributata una standing ovation di 10 minuti! Indimenticabile!
Partita a scacchi24/02/2012

Partita a scacchi

di Luciano PedullàFisher e Spassky affrontarono una storica sfida di scacchi nel 1972 che appassionò il mondo intero diviso tra la passione per l’americano, il primo, e per il russo vero guru di queste gare. Ventuno partite dove piccole mosse valevano la svolta, l’imprevedibile, il successo: scacco! Abbondanza e Mazzanti nelle ultime due stagioni si sono già incontrati 12 volte conquistando sei successi a testa, due ciascuno nella presente stagione, ancora non conclusa che prevede almeno la gara di ritorno della Champions League a Bergamo, ma probabilmente anche la lunga sfida dei play off. Due formazioni che si conoscono dettagliatamente: il muro di Villa ha ormai contrastato più di cento volte gli attacchi di Piccinini, la ricezione di Bergamo ha dovuto affrontare quasi cinquanta battute di Berg, ma ogni volta qualcosa cambia e fa pendere la bilancia da una parte, piuttosto che dall’altra. Basta un particolare, una palla, spesso una posizione di partenza a inizio set o gara, cosa che ad esempio in tutti questi incontri ha continuato a cambiare la formazione guidata da Abbondanza molto attento al rapporto della sua correlazione di muro e difesa. Sono sufficienti piccole scelte tattiche del servizio che Bergamo ha affrontato cercando con tanta insistenza il Libero della formazione cortesina; le variabili che gli allenatori analizzano per una gara sono molteplici, e una piccola variazione in questo senso può modificare i valori finali in campo. Le scelte tattiche del muro, rispetto alla distribuzione della palleggiatrice, l’utilizzo che la stessa fa nei momenti topici della gara per attaccare i punti deboli dell’avversario.
Baku, la città dai due volti18/02/2012

Baku, la città dai due volti

di Marco GaspariHo aspettato di conoscere un po’ meglio questa nuova realtà, le sue tradizioni, la sua quotidianità prima di scriverne qualcosa. Mentre mio padre Luciano (ex arbitro internazionale, ndr) mi aggiornava costantemente con foto e video della mia cara Ancona. innevata come mai, a oltre 4000 km di distanza la mia nuova città veniva sommersa da un clima rigido e polare. Ghiaccio ovunque, un vento gelido che entrava in ogni dove e temperature all’interno di case e palazzetti ai limiti dell’accettabile. Questa è Baku. Scherzando con alcune atlete l’ho definita una città mix tra le lussuose strutture di Dubai e le vecchie periferie dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Traffico meritevole di Oscar, luce acqua e gas come incognita (tanto per dire anche oggi ho dovuto affrontare i 303 scalini che mi separano dall’ingresso del palazzo fino alla porta di casa mia), ma di sicuro tanta disponibilità della gente locale e tanta voglia di crescere come sport e come cultura. Gli investimenti economici finora effettuati dalle varie squadre locali (il campionato azero è composto da 7 squadre delle quali 2 sono i “team B” di Azerail e Lokomotiv) stanno producendo gli effetti sperati. In questo momento Azerail (squadra di Anzanello, Bown, Elisangela…) e Rabita (Osmokrovic, Mammadova, Krsmanovic…) sono in lizza per accedere alla final four di Champions che nella seconda metà di marzo avranno luogo proprio nella capitale azera. Lokomotiv e Baki (la mia squadra) sono nei quarti di finale di Challenge Cup. L’unica che è uscita anzitempo è l’Igtsadchi, ma in questo caso l’avversario era Busto Arsizio. Mi sento di aggiungere bene così…
Sigla.com - Internet Partner