"Associazione Giacomo Sintini": presente

di Adelio Pistelli

03/06/2012

Giacomo Sintini e Carlo MagriGiacomo Sintini e Carlo Magri
Giacomo Sintini e Carlo Magri
Bravo. Poche parole, mirate, concrete: Jack Sintini, adesso, è tornato sul serio. Il palleggiatore ravennate ma, ormai umbro di adozione, convince ma soprattutto commuove un po’ tutti quando parla della sua (ex, grazie a Dio) malattia e la voglia matta di lottare insieme a chi, ancora, non riesce ad uscirne.
“Ho vinto nella pallavolo grazie alla passione; ho sconfitto il cancro grazie alla ricerca. Aiutiamo la ricerca a vincere ancora”. La frase racchiude il desiderio, l’amore, l’azione di un personaggio vero, che dopo aver battuto un male terribile, adesso vuole aiutare, appunto, chi soffre e soprattutto chi lavora e studia nel mondo dell’ematologia.
Siano a Perugia, è una giornata molto calda. Tanta gente che si saluta al Residence Daniele Chianelli, una struttura meravigliosa nella sua semplicità e nella sua certezza operativa. E’ qui che si ritrovano medici specialisti che vogliono parlare, informare di Leucemie, Linfomi e mielomi con uno sguardo a ieri, a quello che accade oggi e quello che potrà accadere domani.
Parlano la professoressa Mecucci, la collega Falzetti, c’è un veloce ma concreto intervento del dottor Caniglia e poi le parole del professor Falini verso il quale vanno sguardi e parole di Jack. Il palleggiatore ravennate prima ascolta, poi stringe la mano al presidente Fipav Magri, vicino a lui (“Grazie di avermi invitato, esperienza meravigliosa, ambiente straordinario” dirà alla fine un emozionato numero uno del volley).
Poi Jack, va davanti ad un microfono, fa vedere una delle sue tante maglie azzurre, racconta la sua vita sportiva, ma parla principalmente di questi ultimi undici mesi. “Scoprire di avere un cancro, sentire e immaginare cose peggiori. Il primo giugno del 2011 quando mi dicono che ho un linfoma maligno al quarto stadio. La vita che ti scorre via tra mille perché e tanto dolore e amarezza. A 32 anni stop alla carriera, mi sottopongo a sette cicli di chemio terapia poi all’autotrapianto di midollo osseo. Però, ne sono uscito. Ce l’ho fatta grazie a questi splendidi professionisti, grandi medici, grandi persone. Poi un grazie grande così la famiglia, meravigliosa: che forza mi hanno dato moglie, genitori e lei, quella piccolina lì (indica la figlia che scorazza avanti indietro nel salone, ndr). E poi il mio ambiente, quello che conosco da quando ho iniziato a palleggiare: avevo tredici anni. Conforto continuo da parte di tutto il mondo del volley. Non mi ha mai lasciato solo e adesso posso raccontarla, adesso posso tornare a giocare. Lo farò con una grande squadra (Trento,ndr) ma insieme a ad allenamenti, trasferte, partite, troverò il tempo per lanciare definitivamente l’Associazione ‘Giacomo Sintini’. Con questa iniziativa voglio restare in prima linea e non dimenticare ciò che queste persone hanno fatto per me”.
Il salone del Residence Chianelli (realizzato sei anni fa dal Comitato per la vita ‘Daniele Chianelli’) è stracolmo di persone ma è silenzio assoluto interrotto (spesso) solo da inutili suoni dei cellulari. Tutti concentratissimi ad ascoltare “le persone” alle quali faceva riferimento Sintini, poi a commuoversi con le testimonianze di chi è riuscito, come Jack, a sconfiggere il grande male. Oppure, coinvolti magicamente dalle le poche ma straordinarie parole della mamma di Serenella. E’ arrivata da Crotone. Sua figlia, Serenella non ce l’ha fatta. “Però dall’alto guarderà felice e sorridendo – dice - perché un suo desiderio nascosto è diventato realtà e voglio solo ringraziare chi, con tutti i mezzi , la buona volontà, pazienza e professionalità ha cercato di salvare mia figlia. Grazie per quello che avete fatto per lei e ciò che farete da qui a poco”.
Vicino al Residence c’è un magnifico parco: da oggi, infatti (inaugurazione in pompa magna) si chiama il parco del sorriso di Serenella. Lo ha voluto Franco Chianelli, deus ex machina di una struttura dove, è stato detto spesso, è vietato arrendersi. E’ struttura, soprattutto, dove dal direttore, dal professore universitario all’ultimo del personale, in tutti vige solo ed esclusivamente la voglia di lavorare, combattere e vincere. Come è successo con Jack, che aggiunge: “Anche per questo ho voluto creare questa mia associazione. Insieme, faremo fare tanti altri passi in avanti alla ricerca”.
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