Bovo Day: quando l'amore non ha rete

di Adelio Pistelli

25/04/2012

Bovo Day: quando l'amore non ha rete
Alessandro sapeva già cosa significa giocare in nazionale. Papà Bovo glielo aveva raccontato spesso. Adesso, questo ragazzino di otto anni, ha capito ancora di più cosa può aver provato quel papà gigante di due metri che, una volta a casa, ogni sera lo coccolava, insieme ad Arianna, mentre prendeva in braccio Aurora, Angelica. Nel tardo pomeriggio di un giorno particolare, Alessandro Bovolenta ha giocato spezzoni di partita con la nuova nazionale, quella che ha preso il testimone di papà Bovo.
E le emozioni, gli applausi hanno stravinto sulle lacrime che, spesso, hanno bagnato il viso di oltre tremila persone. Tante erano dentro il Pala De Andrè per il Bovo Day, giusto trenta giorni dopo quel maledetto 24 marzo che si portava via, il centralone, l’amico di tutta la pallavolo. E solo qualche giorno dopo, mentre a Taglio di Po, paese natale di Vigor c’erano i funerali del gigante veneto, Peppone Brusi, lo storico dirigente di Ravenna che una ventina di anni fa lo portava in Romagna, lanciava l’idea di un grande appuntamento per ricordarlo, tutti insieme.
E’ successo ieri, nella ‘sua’ Ravenna, con la nazionale di oggi a fare passerella con i tanti azzurri di ieri. Quelli che insieme al Bovo hanno incantato, vinto, portato in alto il volley italiano. Una piacevolissima cornice (per la cronaca: 2-1 per gli Amici di Bovo contro l’Italvolley), cornice ad tardo pomeriggio ricco di emozioni, di amore, di affetto. E naturalmente c’era Federica, la straordinaria moglie del Bovo sempre in prima fila: prima a cantare con i tanti amichetti di scuola dei figli, poi a lanciare quella maglia azzurra numero 16, mentre oltre seimila mani battevano insieme e accompagnavano la sua salita al cielo. E alla fine, tra applausi senza fine, le sue parole: “Grazie a tutti”. Sì, proprio a tutti: a chi ha visto crescere il Bovo; a chi lo ha visto vincere; a chi lo ha visto divertirsi al mare insieme a Zlatanov, Papi, Rosalba, gli amiconi di sempre, ieri in campo per schiacciare per lui. “E’ stato tutto troppo bello, meraviglioso, sono felice” diceva alla fine Peppone Brusi. Ha ragione. Ravenna ha regalato un pomeriggio vero, il pomeriggio ricco di festa, di sorrisi, quel sorriso che Bovo ha sempre regalato a tutti, ogni volta che salutava. Un pomeriggio ravennate, italiano, da regalare a Federica ed i suoi quattro figli, un pomeriggio apripista per un sempre concreto aiuto a chi, dal quel maledetto 24 marzo 2012 ha dovuto rivedere tutta la sua vita.
Sigla.com - Internet Partner