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Come sono ritornato a palleggiare dopo lo stop
Come sono ritornato a palleggiare dopo lo stop
di Giacomo Sintini
14/01/2013
Il palleggio è rimasto dentro di me. Non sono bastati 14 mesi senza prendere in mano un pallone per dimenticare come toccarlo. In malattia non ho mai voluto palleggiare sapete!?! Troppa tristezza credo.....
Ma il giorno in cui mi sono riavvicinato al mio gesto tecnico preferito tutto è stato come se non avessi mai smesso. Non potete capire che sollievo! Ritoccare il pallone come avevo sempre fatto in centinaia di migliaia di occasioni è stato stupendo. Quello è stato uno dei momenti in cui ho cominciato a credere di poter davvero tornare ai miei livelli.
Il lavoro è stato duro però! Passato l’entusiasmo del primo momento ho dovuto confrontarmi con la ruggine accumulata nei tanti giorni di inattività. Ecco come mi sono allenato per ritrovare una alzata capace di essere competitiva al top.
Ho cominciato portandomi sempre dietro la palla. Ovunque andassi, in casa o fuori. La tenevo fra le mani e facevo piccoli palleggi dappertutto. A letto prima di dormire, sul divano mentre guardavo la tv, a tavola mentre aspettavo di mangiare. Palleggiavo con Alessia, con Carolina e contro il muro. Palleggiavo sulla testa anche in giardino mentre portavo a spasso Valentino (il nostro adorato boxer). Feci così perché me lo aveva insegnato Kim Ho Chul quando ero un ragazzino a Ravenna e sognavo di diventare un campione. “Porta la palla con te, tienila tra le mani” diceva “La confidenza si crea così, devi conoscere a memoria ogni suo millimetro di superficie, ogni sua cucitura.” Ho ricominciato in quel modo perché allora mi era davvero servito. Sapete, quando a darti un consiglio del genere è forse il più grande alzatore-giocoliere di tutti i tempi, magari tu lo prendi sul serio......
Il passo successivo è arrivato con l’aumento della forza fisica.
A Trento abbiamo introdotto il lavoro sulle traiettorie d’alzata. In estate, mentre tutti erano in vacanza o in nazionale, ho lavorato duramente con il preparatore atletico Martin Poeder, con Roberto Serniotti (allenatore in seconda del Trentino Volley) e con lo staff delle giovanili Itas. Mi sono concentrato sulla tecnica individuale. Per prima cosa abbiamo ripreso con le alzate morbide, alte. Poi siamo passati alla palla spinta in posto 4 e 2. Facevo tutto senza salto all’inizio e gradualmente abbiamo aggiunto anche a quello. La cosa più difficile da ritrovare è stata l’alzata rovesciata. Avevo perso molta flessibilità nelle spalle e sulla schiena nei tanti mesi passati a letto. Non riuscivo ad imprimere abbastanza forza sul pallone per completare la parabola. Il mio gesto era rigido e poco fluido. Siamo rimasti fermi per alcuni giorni ma piano, piano i risultati si sono fatti vedere. Ci siamo impegnati sullo stretching e su moltissimi esercizi di mobilità articolare. Se lavori con costanza e non ti lasci abbattere dalle difficoltà prima o poi sfondi quella barriera che ti impedisce di progredire.
All’inizio di Agosto ero perfettamente in grado di eseguire qualsiasi tipo di alzata da ogni punto del campo e con buona precisione. La velocità è poi aumentata con il tempo.
Sono davvero orgoglioso di come abbiamo lavorato sin dal principio. Volevo assolutamente riprendermi il mio ruolo in campo e questo mi ha fornito la determinazione necessaria per non arrendermi difronte ai primi insuccessi. Le persone che hanno lavorato con me non hanno mai smesso di incoraggiarmi e motivarmi. Non li ringrazierò mai abbastanza per questo. Da solo non avrei potuto farcela.
Mentre vi scrivo sono a Mosca. Domani giochiamo gli ottavi di finale di Champions League e io sono pronto a misurarmi, insieme ai miei compagni, contro i migliori atleti del pianeta pallavolo. Sono passati solo 8 mesi da quando ho ripreso in mano il pallone da gioco.
Difficile crederlo non vi sembra!?! Eppure è così!!! Il lavoro paga sempre.
Vi abbraccio,
Jack Sintini
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