Diego Mosna intervenuto alla trasmissione radiofonica "Domani è un altro giorno"

in onda su Centro Suono Sport 101.5

30/04/2011

Diego MosnaDiego Mosna
Diego Mosna
Diego Mosna, presidente della Lega volley.
“E’ stato un campionato che si è detto che si sia diviso tra le prime quattro, cinque squadre e il resto m questo rientra in una normale campionato. Le ultime quattro, quelle che stanno combattendo, che si stanno combattendo l’accesso alle semifinali, è chiaro che sono le migliori e lo stanno dimostrando sul campo perché nulla è certo, la prima le hanno vinte Cuneo e Trento poi si sono pareggiati i conti, una condizione di incertezza per cui io non mi sento di sbilanciarmi sulle finaliste. Quattro squadre forti e si qualificheranno alla finalissima veramente le due più forti.”
VDday a Roma può essere da esempio per coinvolgere le grandi città nel mondo della pallavolo?
“Le motivazioni che ci hanno portato a scegliere Roma sono state diverse. La prima perché Roma è Roma e non si discute, la seconda perché la capienza del Palazzo dello sport di Bologna dello scorso anno era limitata ed erano oltre 9 mila i presenti, era la prima volta che si giocava questo tipo di finalissima. Questa volta anche per l’accordo fatto con il comitato di Roma 2020, era un’opportunità unica sia per il comitato, per la città e per la Lega, perché fare una finalissima di un campionato come quello di pallavolo a Roma è equivalente ad una finale di un campionato europeo o un mondiale, insomma, la giusta sede. Poi il PalaLottomatica è uno dei migliori d’Europa”
Qual è il livello della pallavolo e dell’intero movimento?
“Dove non c’è la competizione diretta con il mondo del calcio il movimento va bene, anche dagli ultimi dati del Coni che ci vedono come seconda federazione italiana. Il volley ha bisogno di una diffusione non solo nelle grandi città ma anche nelle provincie che alimentano un campionato nella maniera eccellente, mancano o sono mancate alcune città, ma fare uno sport diverso dal calcio, come Milano, dove ci sono due grandi squadre, è difficilissimo, anche per il basket e altre discipline. La diffusione è più nelle provincie ma è un fatto positivo più che negativo, se fosse solo nelle grandi città non avremmo, forse tanto seguito. Del resto per vedere il bel calcio si va nelle grandi città mentre nella pallavolo è il contrario è più diffusa su tutto il territorio italiano”.
Numero dei tesserati in aumento a discapito del calcio?
“Non direi che è a discapito del calcio. E’ una disciplina che ha una sua diffusione, che si gioca bene anche in inverno, che finora non ha la negatività della tifoseria del calcio, che si può giocare con i bambini, che vede i palazzetti frequentati dalle famiglie. Merito anche la diffusione nelle scuole. Il campionato di vertice attira ancora moltissimi spettatori, i dati di ascolto della Rai su Raisport, sono dati importantissimi che superano il calcio di serie B. Non va dimenticato che come Lega abbiamo firmato un contratto di cessione dei diritti con Eurosport, per cui si vede in 47 nazioni europee, tradotto in 9 lingue, quindi una diffusione internazionale e non solo nazionale. Il progetto Sportube era in cantiere da diversi anni, non riuscivamo a finanziarlo perché c’era un problema con il cablaggio dei palazzetti, la banda necessaria per avere una web tv tutta nostra non bastava. Tra qualche comunque andremo in quella direzione, visti anche gli ottimi risultati via internet, visto che non ha confini e territori che alimenti la visibilità e la diffusione”.
Se in Italia ci fossero le arene che si vedono all’estero quanto crescerebbe la pallavolo italiana
“Sicuramente crescerebbe è difficile dire in che percentuale. Tutto il mondo va in quella direzione diciamo che noi siamo notevolmente in ritardo, prima o poi ci arriveremo e prima o poi partiranno iniziative parallele. Questo è un argomento dolente abbastanza complesso, poi in ritardo. L’economia certo non aiuta, Macerata che aveva varato un investimento di oltre 40 milioni di euro per un centro multifunzionale costruito fuori dalla città, totalmente nuovo, ma la crisi economica che c’è dal 2008 ha bloccato questo progetto. In altre città i problemi sono di natura politica e amministrativi, speriamo che questa crisi passi comunque in fretta”.
Problema tessera del tifoso negli altri sport, come la giudica?
“Sarebbe un handicap perché non se ne capirebbe la necessita. Noi non abbiamo bisogno dei tornelli e delle forze dell’ordine che oggi abbiamo perché è scritto nei regolamenti. Ma in un palazzetto come quello di Trento che ospita 3/4 mila unità, noi abbiamo non più di quattro uomini delle forze dell’ordine. Non si è mai verificata la necessità dell’intervento delle forze dell’ordine in 11 anni di partite. E’ veramente difficile far passare la norma in discipline come la pallavolo, creerebbe delle difficoltà ma penso che verrà applicata solo per palazzetti con capienza superiore”.
Cosa è successo nelle partita di Trento nella semifinale di ritorno?
“Se lo sapessi lo direi. Non riusciamo a dare una spiegazione, non è mai capitato così clamorosamente, ma soprattutto non è mai capitato a noi. Normalmente ha sempre recuperato per la grande forza mentale, questa volta ha subito la furia Denis, non abbiamo spiegazione e la risposta l’avremo domani”.
Sigla.com - Internet Partner