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Dieta a Zona e incremento delle prestazioni sportive: promesse mantenute o mancate ?
Dieta a Zona e incremento delle prestazioni sportive: promesse mantenute o mancate ?
Dr Cristani Alessandro, Dr.ssa Boldrini Elena Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena
09/02/2008
A metà degli anni 90 negli Stati Uniti d’America è stato proposto un nuovo regime dietetico per gli atleti (1,2) denominato dieta a Zona (40/30/30); le cifre sono da riferire alle percentuali di energia fornite rispettivamente da glicidi, protidi, lipidi. La dieta è caratterizzata da un elevato introito proteico, in contrapposizione a quella tradizionale ad alto contenuto in carboidrati. Il vantaggio promesso era quello di poter ottimizzare le prestazioni, in quanto, seguendo queste indicazioni, l’atleta raggiungerebbe uno stato metabolico ottimale, in cui l’organismo lavora ad un massimo picco di efficienza. Questa particolare ed ottimale condizione viene definita come “la Zona”.
La dieta, anche perchè dotata, secondo l’ideatore, di capacità che possono contrastare numerose malattie, si è diffusa universalmente attraverso i due libri citati; in molte nazioni (compresa l’ Italia) ne sono stati figliati degli altri, i media di molti Paesi se ne sono interessati proponendola in pubblici dibattiti, ed infine anche il passa-parola ha contribuito alla sua diffusione. L’interesse suscitato è stato grande ed ha portato diversi atleti, preparatori, allenatori di ogni sport a seguire e proporre questo tipo di dieta; in particolare la sua diffusione si è estesa in tutto il mondo quando alcuni vincitori alle Olimpiadi di Sidney hanno pubblicamente dichiarato di seguirla e di averne tratto vantaggi prestazionali notevoli.
Secondo l’autore, tipicamente, ad un atleta di 75 kg con una assunzione di circa 2000 kcal al giorno il contributo glicidico sarebbe di solo 200 g oppure meno di 3 g di carboidrati\kg peso corporeo al giorno. La quota in carboidrati è ben al di sotto di quella usualmente utilizzata dagli atleti e assai inferiore da quanto raccomandato dalle Linee Guida nutrizionali internazionalmente validate (3).
Questa ed altre diete similari basano il loro successo sulla riduzione della secrezione insulinica che è stimolata dalla assunzione di glicidi; la dieta bilancerebbe il rapporto insulina\glucagone che aumenta la lipolisi e controlla la regolazione degli eicosanoidi.
Il rationale della Zona è caratterizzato da due elementi:
a) permettere agli atleti di “sconfiggere il loro grasso corporeo”, ma questo è vero per ogni dieta con apporto energetico ristretto. Dai libri citati non è chiaro come la dieta a Zona possa essere strutturata per un atleta che abbia un fabbisogno energetico elevato e nessuna necessità di dimagrire. Anche alcune modifiche suggerite, come ad esempio, di lasciare glicidi e protidi ai livelli suggeriti dalla Zona e di aumentare i grassi fino a coprire il fabbisogno energetico, non portano ad ottenere i risultati dichiarati. Attenendosi a questo modello, un atleta che si allena quotidianamente dovrebbe raggiungere valori del 60-70% quale quota di energia fornita dai grassi (4); non vi è alcun dato a favore di questa impostazione, mentre esistono lavori che segnalano un peggioramento delle prestazioni (5) e un aumento delle difficoltà ad adattarsi all’allenamento (6).
b) favorire la risposta degli ormoni controinsulari producendo sostanze vasoattive, gli eicosanoidi, che dovrebbero aumentare il rilascio di ossigeno al muscolo scheletrico durante il lavoro fisico. Tale ipotesi fisiologica risulta infondata e non confermata da una rivisitazione della letteratura disponibile (7-8).
In realtà molti degli aspetti benefici promessi agli atleti sono basati su informazioni selezionate relative alle influenze ormonali sul metabolismo degli eicosanoidi che, sfortunatamente, è assai complesso e non permette la riproducibilità dei risultati. Va inoltre segnalato che seguire scrupolosamente la dieta a Zona è assai complesso per un atleta, poichè tutti i pasti e le merende devono rispondere al “magico” rapporto 40\30\30.
In aggiunta alla dieta a Zona, esistono in commercio le barrette per lo sportivo ed altri prodotti che sono pubblicizzati come “bruciatori dei grassi”, in grado di ridurre il metabolismo dei glicidi. Come la dieta queste barrette rispecchiano le percentuali di energia fornite da glicidi, grassi e proteine (40/30/30); uno studio eseguito (9) su sei ciclisti allenati a percorrere lunghe distanze in 5 ore e mezza ha dimostrato che anche quando il processo ossidativo degli acidi grassi è aumentato, è tuttavia insufficiente a soddisfare la domanda di energia durante uno sforzo intenso.
In conclusione, in base alle migliori conoscenze scientifiche disponibili, la dieta a Zona risulta avere un effetto sulle prestazioni più ergolitico (energia disperdente) che ergogenico (energia producente) (7).
BIBLIOGRAFIA
1) Sears B. The Zone diet: A dietary road map. New York: Regan Books, 1995.
2) Sears B. Mastering the Zone: the next step in achieving superhealth and permanent fat loss. New York:
Regan Books, 1997.
3) Burke LM, Kiens B, Ivy JL. Carbohydrates and fat for training and recovery. J Sports Sci 2004;22:15-30.
4) Burke LM. Applied sports nutition. Champaign, Illinois: Human Kinetics, 2006.
5) Havemann L, West SJ, Goedecke JH. Fat adaptation followed by carbohydrate-loading compromises high-
Intensity sprint performance. J Appl Physiol 2005; Sep1.
6) Helge JW, Richter EA, Kiens B. Interaction of training and diet on metabolism and endurance during exercise
in man. J Physiol 1996;492:203-306.
7) Cheuvront SN Tha Zone diet and athletic performance. Spot Med 1999;27(4):213-28.
8) Jarvis M, McNaughton L, Seddon A. The acute 1 week effect of the zone diet on body composition, blood
Lipid levels, and performance in recreational endurance athletes. J strength Cond Res 2002;16(1):50-7.
9) Rauch LGH, Hawley JA, Woodey M. Effects of ingesting a sport bar versus glucose polymer on substrate
utilization and ultra-endurance performance. Int J Sports Med 1999;20:252-7.
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