Dragan Nesic e Conegliano: "Vogliamo divertirci"

di Adelio Pistelli

18/01/2011

Dragan NesicDragan Nesic
Dragan Nesic
La prossima estate festeggerà dieci anni di panchine italiane. E forse Dragan Nesic neanche se lo ricorda. Almeno adesso, perchè evidentemente la testa di questo (quasi) quarantenne serbo è impegnata a capire e ‘murare’ tutto ciò che gli sta accadendo. Alla guida di Conegliano guarda tutti dall’alto in basso in una A1 femminile che ogni domenica regala una sorpresa. “Siamo stati bravi a diventare squadra prima degli altri. Forse. Però – afferma Nesic - è anche giusto sottolineare che ci sono stati diversi e importanti incidenti di
percorso, di formazioni destinate a lasciare l’impronta”. E sia ma intanto il tecnico serbo e la sua squadra, vista la classifica, hanno trovato il modo di andare giornalmente in palestra con la forza dei nervi distesi. Del resto, vincere è una grande medicina, da sempre. “Se poi ti riesce a trovare l’abitudine diventa tutto più facile – sorride il tecnico del Conegliano – . Non scherziamo e sappiamo che non sarà così facile. E allora viviamo una partita alla volta, con serenità”. Una dote che Nesic ha riscoperto quasi subito (fortunatamente per lui) dopo un trauma sportivo che poteva decisamente lasciare il segno nella sua scalata professionale. Il riferimento a Jesi non è puramente casuale.”Purtroppo no, che amarezza”. Tira un sospirone e intuisci che quella è una ferita, comunque, ancora aperta. “Non me l’aspettavo. Avevo sentito i i dirigenti marchigiani due giorni prima della decisione di chiudere – racconta -. Al termine del campionato eravamo tutti d’accordo a proseguire su un progetto a largo raggio che avrebbe dovuto portare a qualcosa di importante e duraturo. L’esatto contrario di come la Monte Schiavo aveva consumato le sue stagioni precedenti, spendendo tanto e vincendo decisamente nulla al confronto di quanto meritasse per i suoi sforzi economici. Avevamo deciso di guardare ai grandi obiettivi ma con gradualità. Poi, invece è successo il patatrac”.Però, devo sempre tanto alla famiglia Pieralisi per come si sono comportati subito dopo – continua il tecnico nativo di Belgrado -. E se mi trovo a Conegliano molto lo devo anche a loro che hanno caldeggiato la mia presenza e quella del mio secondo (Marco Gaspari, ndr) alla nostra attuale società”. Che magari già conosceva la carriera italiana di Dragan Nesic arrivato in Italia nell’estate del 2001 (a Bari), quindi a Firenze, Carmagnola, Monferrato (in B1) poi il grande salto in A1, a Santeramo ("e molto lo devo a Donato Siressi" ricorda) prima dell’avventura a Jesi. Ma a Belgrado e dintorni c’è anche un’altra storia, vero mister? "Ho iniziato a giocare a pallavolo seria nella juniores del Partizan nel bel mezzo delle grande generazione dei fratelli Grbic e non solo, protagonisti di tanti trionfi. Per quanto mi riguarda, ho continuato a divertirmi facendo il regista ma soprattutto studiavo laureandomi in giurisprudenza. Non solo, a ventidue anni ero arbitro di A e il più giovane candidato a fischietto internazionale”. Che non centra nulla con il mestiere di allenatore, vero? “Verissimo ma è presto detto. La passione di andare in palestra, seguire mio fratello Goran, più grande di sette anni e tecnico di squadre femminili, è stato decisivo. Nel 1994 ho iniziato come assistente del primo allenatore a Obelic e da lì…”. La passione è diventata concretezza con una crescita costante per arrivare, adesso a Conegliano ed il primato in campionato. Roba da non credere. “L’ho già detto. Arriveranno anche tempi di vacche magre ma siamo tutti pronti a fare quadrato per provare a divertirci. Dovunque e contro chiunque” .
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