E' deceduto Antonio Cuoghi

26/11/2009

l’Edilcuoghi Sassuolo che vince nel 1981 la Coppa Italial’Edilcuoghi Sassuolo che vince nel 1981 la Coppa Italia
l’Edilcuoghi Sassuolo che vince nel 1981 la Coppa Italia
Si sono svolti oggi a Sassuolo i funerali di Antonio Cuoghi, Presidente della squadra di Serie A Edilcuoghi Sassuolo, che vinse una Coppa Italia nel 1981, e poi sponsor a Ravenna. Il giornalista del Resto del Carlino e di Pallavolo Supervolley, Leo Turrini, anche lui sassolese, ricorda in questo articolo pubblicato dal “Resto del Carlino” la figura di un importante patron del volley.
Era uno degli ultimi pionieri. Antonio Cuoghi, “Toto” per gli amici, aveva contribuito più di altri alla grandezza di Sassuolo. Con le sue intuizioni imprenditoriali e con il suo amore per la vita in ogni sfaccettatura, era riuscito a dare una dimensione industriale ad un piccolo paese. La sua terra diventò la capitale mondiale della ceramica anche per merito di quest’uomo. E forse non è una coincidenza che Toto, abituato a pensare in grande e a vivere alla grande, se ne sia andato proprio mentre Sassuolo è una città triste e impoverita, ripiegata su se stessa, ossessionata da paure che hanno ormai azzerato la voglia di sognare.
Cuoghi, invece, sognare sapeva. I soldi non si limitava ad accumularli. Li investiva nella azienda e poi pensava che una azienda non fosse soltanto un soggetto commerciale. Non per niente è stato uno dei pochissimi assi della piastrella ad operare perché Sassuolo facesse notizia anche oltre il recinto della mattonella.
I più giovani non lo sanno ed è un peccato. Eppure, è vero: nell’estate del 1975 Toto, in gioventù già dirigente della squadra di calcio, diede il nome della sua fabbrica (Edilcuoghi) alla formazione locale di pallavolo. Sembrava e forse era una lucida follia, perché a Modena già c’era la Panini del re delle figurine e sotto rete un nuovo Davide si apprestava a sfidare Golia. Ma funzionò.
Funzionò in termini di risultati (l’Edilcuoghi lottò persino per lo scudetto, tesserò grandi campioni, vinse la Coppa Italia, disputò competizioni internazionali) e a livello sociale. Sassuolo visse una insolita febbre del sabato sera: la partita casalinga dell’Edilcuoghi, alle cinque del pomeriggio del giorno prefestivo, si trasformò in un appuntamento di gala. I giornali e la tv parlavano di Sassuolo per qualcosa che non era la ceramica e questo grazie ad uno dei signori della ceramica. Spettacolare contraddizione, che molto divertiva il diretto interessato.
Credo si sia capito che Toto Cuoghi era un mio amico. Tifosissimo del Bologna Calcio, continuava a ripetermi di aspettare un altro scudetto rossoblu, dopo quello di Bulgarelli e Pascutti del 1964. E io gli dicevo che noi interisti in compenso aspettiamo la Champions dal 1965. Proprio la Champions, del resto, ci aveva regalato una emozione comune.
Nel 1993 i miei amici del volley di Ravenna erano rimasti all’improvviso senza sponsor, per il crack Ferruzzi. Andai da Toto a proporgli l’operazione. Lui ripensò alla febbre del sabato sera, a una Sassuolo sparita: accettò, con un lampo di malinconia negli occhi. A marzo del 1994, a Bruxelles l’Edilcuoghi vinse la Champions League.
Fu un riconoscimento esterno e indiretto a un grande sassolese, simbolo mite di una città che ormai non c’è più. E che purtroppo non tornerà.

Leo Turrini

Nella foto: l’Edilcuoghi Sassuolo che vince nel 1981 la Coppa Italia.
Da sinistra: Cuoghi, Venturi, Guidetti (all), Giuliani (ds), Saetti Baraldi, Di Berbardo, Zanolli, Zini, Montanaro. In baso: (mass), Zanghieri, Sacchetti, Campani

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