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Emozioni mondiali
Emozioni mondiali
articolo di Patrizia Niccolini
07/08/2014
Francesca e Valentina. I nomi annunciati, l'emozione che sale. Le bandiere italiane sventolano. Gli striscioni ondeggiano. Il palazzetto è vivo, si anima, un arcobaleno di colori che idealmente si fondono in uno solo e parlano una sola lingua, azzurra come azzurro è il cuore dell'Italia. Inizia a Roma la festa della pallavolo femminile mondiale, il 23 settembre, poi proseguirà fino al 12 ottobre in un tour geografico che unisce il nord al sud toccando Trieste, Verona, Bari, Modena e Milano.
Il pubblico applaude mentre lo speaker le chiama. Nadia, Lucia e Antonella. Scattano come molle, è il loro turno, vanno dove devono essere. I numeri spiccano sulle maglie. La tensione è palpabile. La Nazionale Italiana sta iniziando la sua avventura al Campionato Mondiale 2014. Il campionato italiano. Le sei città prescelte per ospitare la rassegna iridata si sono preparate a lungo, ora si inizia. La Coppa è un trofeo formato da 12 parti, come i componenti di una squadra di pallavolo. Sembra una spirale di fili d'oro che si rincorrono e salgono verso l'alto, indicando la direzione a cui tutti guardano e aspirano, ora che il primo pallone sta per essere giocato e tutto è possibile. Ora che nulla è deciso e sognare è legittimo.
Francesca batte il cinque, detta il ritmo e le altre la seguono, è lei il capitano e indossa ancora la maglia azzurra dopo aver vinto il Mondiale otto anni fa. Lei sa cosa vuol dire essere di nuovo qui con un sogno da realizzare. Prima di toccare il pallone, quelle mani si scambiano energia, entusiasmo, forza, fiducia.
Raphaela e Monica raggiungono le compagne, la squadra si è ricomposta, qualcosa di fluido ma compatto, che in campo agisce come un corpo unico, ogni parte abituata a coordinarsi in uno spazio piccolo, delimitato da righe bianche e separato a metà da una rete che proietta oltre e in alto. Ogni giocatrice pronta a muoversi in sintonia con le altre, compiendo gesti ripetuti mille volte e ancora un'altra. Perché lì, al Mondiale, la squadra deve eseguire ciò che sa fare come un meccanismo che funziona alla perfezione. Senza pensarci, senza esitare, non ce n'è il tempo. Le maglie si stringono a cerchio, nell'abbraccio che precede il momento in cui ognuna raggiunge la sua posizione. Manca poco. Sui volti concentrazione, grinta e voglia di iniziare.
La lista delle convocate rivela nomi vecchi e nuovi, l'esperienza e la gioventù, un insieme di storie e percorsi che deve diventare esplosivo sotto rete, dove nulla può essere dato per scontato e tecnica e tattica si traducono in un dinamismo a cui l'umano dà l'impronta decisiva.
E mentre suona l'inno nazionale, il tempo sembra sospeso. Le note si diffondono e il pubblico canta insieme alle giocatrici. È un incoraggiamento che invita a dare battaglia, è come ascoltare un unico cuore che batte all'unisono.
Marco scruta le ragazze prima che si immergano nel gioco. Da quando è tornato sulla panchina dell'Italia, "sogni, sacrifici, sorrisi" sono state le parole che hanno scandito le tappe di avvicinamento all'evento. Soprattutto i sorrisi, perché sono quelli che vuole vedere fino alla fine, sono quelli che spingeranno avanti il volo azzurro, sfida dopo sfida, con il desiderio di lottare fino all'ultimo punto per avere, un giorno, la Coppa tra le mani.
Al fischio dell'arbitro tutto cambia, il tempo riprende a scorrere, veloce. Il pallone diventa protagonista, lo ricevi, lo alzi, lo schiacci. Tutto parte da lì, da una ricezione, le braccia unite che diventano un piano d'appoggio, le gambe piegate a toccare quasi terra, il corpo che cambia postura per cercare l'equilibrio necessario, resistere all'attacco avversario e ribattere, colpo su colpo.
Tutto riparte da una difesa, quando corri, salti e ti butti nel vuoto fidandoti di te stessa. Se pensi di non riuscirci, quel pallone lo perderai ancor prima di aver tentato, ma l'istinto ti porta lì, a scattare per recuperarlo anche se sembra già perso, e allora voli e ti allunghi, senti le braccia che si tendono, ogni fibra del tuo corpo che si estende fino a quando senti che c'è e lo sollevi prima che cada a terra. Da quel tocco parte una nuova azione. Si ricomincia e il gioco respira di nuovo.
Dodici guerriere schierate in campo a portare il tricolore nel mondo. Dodici giocatrici pronte a volare leggere oltre la rete dopo aver avvicinato il volto alla terra, sapendo che per saltare più in alto ed elevarsi si parte dal basso, e che vivere fino in fondo una passione è sacrificarsi per qualcosa che ti trascende e ti porta oltre ogni fatica e difficoltà dandole senso.
Allora gioca Italia, è il tuo Mondiale. Nelle mani la passione, nel cuore la tenacia. Vivi l'emozione e raccontala, partita dopo partita, scrivendo le pagine di una storia che ancora una volta farà innamorare l'Italia della pallavolo.
Brava Patrizia!
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