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“Enrica Chili ha avuto un gravissimo incidente in Tanzania”
“Enrica Chili ha avuto un gravissimo incidente in Tanzania”
intervista di Giulia, Marta, Nayma
17/01/2014
Il 6 agosto 2012 arriva la notizia dagli States: “Enrica ha avuto un gravissimo incidente in Tanzania”. Lei che amava il suo lavoro e non vedeva l'ora di intraprendere quella bella avventura. Lei che per andare a San Francisco a studiare antropologia faceva impazzire il suo papà, così orgoglioso di quella figlia. Si è interrotto in questo brusco modo il viaggio di Enrica in Tanzania, con un grave incidente che cambierà per sempre la sua vita. Il pulmino da sette posti su cui viaggiava insieme ad altre otto (!!!) persone (tutto il team di antropologi dell’università di San Francisco) esce di strada (non si capisce se per la folle velocità o per un’ostacolo improvviso) e nella carambola ci sono morti e feriti. Enrica è fra questi ultimi. Viene trasportata d’urgenza a Nairobi dove viene operata alla testa per la grave emorragia riportata durante lo schianto. Rimane all’Aga Khan Hospital per quaranta giorni poi in aereo arriva finalmente a Bologna dove gli specialisti del Maggiore cercano di stabilizzare la grave lesione midollare. Ma la schiena di Enrica è compromessa. Per sempre. Gli “angeli” di Montecatone fanno sì che si compia la prima parte della riabilitazione: dalla terapia intensiva dove Enri rispondeva muovendo solo gli occhi, fino al reparto delle gravi cerebrolesioni, dove inzia a sussurrare, piangere e sorridere. Sono nove mesi lunghissimi ma nei quali Nasuke (così la chiamavano i Masai, ragazza determinata) compie i primi passi di questa nuova vita. Nel marzo scorso il ritorno a Bologna, a Villa Negrisoli, in attesa di una sistemazione più consona. I sei mesi nella casa di cura in città vengono trascorsi con la terapia riabilitativa al centro fisioterapico di via Byron e le prime visite alla Casa dei Risvegli. Un mese fa la bella notizia, Enri inizierà il reinserimento nella vita di tutti i giorni piena di autonomia e responsabilità grazie alla permanenza in una Casa famiglia. Nell’attesa che zio Giorgio (l’unico parente in vita di Enrica, eh sì perché Enrica ha perso la mamma all’eta di 7 anni e il papà un paio di anni fa entrambi per tumore) la riporti a casa, in una casa fatta ad uso e consumo di una persona con le sue gravi inabilità. Si può considerare terminata la fase di ospedalizzazione ma ora inzia il percorso per lei più faticoso e ripido, quello del reinserimento. Ma non acceleriamo troppo, i passi compiuti fin qui sono stati tanti e importanti, c’è ancora tanto lavoro da fare e tante sono le risorse necessarie. Purtroppo la via del risarcimento da parte dell’università di San Francisco, per il comportamento negligente del docente responsabile del viaggio in Tanzania, finora si è dimostrata impraticabile anche per via della liberatoria firmata da Enrica prima della partenza per l’Africa, e il suo futuro è sempre più legato alla generosità degli amici.
Le iniziative del mondo sportivo bolognese sono state e sono tante: il Bologna FC, la Virtus Pallacanestro, la Pallavolo San Lazzaro (dove Enrica giocava in serie B fino a pochi anni fa) hanno organizzato eventi ed occasioni per aiutare Enrica. Attualmente c’è un sito Facebook ‘Gli amici di Enrica’ dove si trovano gli estremi per le devoluzioni, e per leggere in maniera abbastanza aggiornata delle iniziative nate a sostegno di Enrica.
Questo è l’Iban IT50L0508037060CC0340636125
L’Intervista.
Enri è felice. Sorride e fa battute divertenti. La sala di ingresso è come sempre piena di gente. Gli amici non sono mai mancati in questo duro percorso e forse anche grazie a questo Enrica ha compiuto passi da gigante. Reduce dalla giornata alla Casa dei Risvegli dove svolge un lavoro mirato di recupero psicologico con le operatrici della Casa (‘Mi pressano da matti, vogliono vedere se ci sono ancora con la testa!!!' dice Enrica scherzando). Lì il primo obiettivo tangibile sarà una lezione pubblica di antropologia che Enrica dovrà tenere i primi giorni di gennaio e alla quale ci ha con orgoglio invitato e alla quale noi non mancheremo ('racconterò dei masai e devo studiare’). La ragazza c’è, che fosse tosta lo si sapeva, ma lo sta dimostrando ogni giorno di più. Ironica e saccente come sempre (anche nei momenti più bui le sue correzioni all’imperfetta dizione inglese degli amici non mancavano mai), le prese in giro reciproche con gli operatori dell’Albero Blu sono continue e tengono alto lo spirito. ‘Non avete allenamento oggi - chiede -sì sì ma c’è tempo e comunque verrai a trovarci alla Kennedy prima o poi’ ‘E’ sicuro, parlo con lo zio Giorgio e poi vi faccio sapere’. Enrica ci porta a vedere la sua camera e l’aria di intimità che si respira nella struttura è tutta un'altra cosa rispetto all’asetticità di Villa Negrisoli. Orgogliosa di far vedere le sue cose, disegni, foto e il guardaroba ci offre l’immancabile cioccolatino. E’ serena e contenta di chiacchierare con le amiche di una vita con cui condiviso esperienze che risalgono alla scuola materna. Un’empatia unica che avevamo sviluppato anche con Paola e Claudio i genitori di Enrica, scomparsi anni fa (non dovevamo farci mancare nulla vero Enri…); soprattutto Claudio è sempre stato vicino a queste ragazze seguendole e criticandone le gesta con la maglia della Pallavolo San Lazzaro. Mancato due anni fa, il prof. ci manca tanto e con Enrica il ricordo è fortissimo tanti sono i suoi atteggiamenti paterni. Giusto il tempo di fissare una pizzata che è ora di andare.
Ciao Enri ci vediamo alla prossima.
Giulia, Marta, Nayma
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