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Europeo: pensieri e parole
Europeo: pensieri e parole
di Luciano Pedullà
01/10/2011
E adesso? L’Italia perde l’Europeo e la possibilità di andare alla World Cup. La giornata di oggi che ha sancito il nome delle Nazionali che cercheranno di portare a casa per la prima volta nella loro storia il titolo continentale, saranno Germania e Serbia, ha dato spunto ad alcuni pensieri e riflessioni che meritano di essere trasformati in parole.
Tra le quattro squadre arrivate in finale, l’Italia è quella che vanta la maggiore media età relativa alla formazione che va in campo (30 anni); la Serbia e la Turchia sono le più giovani (25 anni). Queste ultime squadre, insieme alle tedesche, hanno già aperto un ciclo che garantirebbe loro importanti scenari futuri. In Italia ci sono talenti che potrebbero diventare elementi importanti per la causa italiana, alcuni Barbolini li ha portati a questo europeo. Per far fruttare un patrimonio ci vuole un investitore capace: molti bravi allenatori, italiani o che hanno arricchito il nostro campionato, in questo momento non allenano nel Bel Paese, alcuni di loro sono nei tornei esteri, Miceli e Ze Roberto in Turchia, Chiappini in Polonia, Lang Ping in Cina, dove gioca Brakocevic; altri allenano le nazionali estere come Guidetti in Germania (e in Turchia nel club), Motta nella nazionale Turca, questo tanto per citarne qualcuno tra i più affermati. Per permettere alle giovani italiane di crescere oltre a bravi tecnici ci vuole tanto lavoro: Gladwell, sociologo canadese, citato anche da Berruto nella Conferenza Stampa pre Europeo maschile a Milano, sostiene che una delle caratteristiche da sviluppare affinché il talento possa affermarsi è il lavoro, attraverso almeno 10.000 ore d’impegno. Pare si sia perso nella pallavolo italiana anche questo presupposto di crescita che è servito a fare primeggiare la disciplina del volley.
La Russia, Campionessa del Mondo in carica fallisce per la quinta volta l’approdo al gradino continentale più alto. E’ la squadra che assieme all’Italia in questi ultimi anni aveva portato in Europa i successi mondiali più importanti, se si esclude la parentesi del Grand Prix 2007 dell’Olanda. Il gap tra la pallavolo europea e il resto del mondo sembra aumentare e le forze emergenti danno idea di dover lavorare ancora molto se vogliono raggiungere i livelli di Brasile e Stati Uniti, senza dimenticare che la Cina è abituata a risolvere in poco tempo i problemi di gioventù delle proprie formazioni.
Se l’Italia non dovesse partecipare alla World Cup, o comunque fallisse la qualificazione olimpica in quella manifestazione, il Campionato Italiano risulterebbe compresso in pochi mesi e con poco tempo di preparazione per le azzurre per un obbiettivo importante. Se a questo aggiungiamo che sono sempre più convincenti i sussurri di un torneo a 13 squadre, cosa che diminuirebbe ulteriormente i tempi di gioco e di riposo delle giocatrici italiane. Questo deve far pensare che il Campionato Italiano, che non è più il più bello del mondo, deve riconquistare credibilità e deve permettere capacità programmatica che al momento non permette lo sviluppo.
E adesso? Ammiriamo le finali, sperando che i problemi tecnici della nazionale di Barbolini, che partono soprattutto da una battuta poco efficace, permettano all’Italia di aprire nuovi scenari con un terzo posto, insoddisfacente per chi ha lavorato tutta l’estate, ma molto importante per tutto il movimento.
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