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Fumo di sigaretta e performance atletiche
Fumo di sigaretta e performance atletiche
Dr Cristani Alessandro Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena
29/05/2009
I moderni atleti di elite fanno un largo uso di integratori, adatti a sopperire alle perdite avute per l’intensa attività svolta ma anche ad incrementare le capacità di allenamento e di performance (1); inoltre sono notevoli consumatori di farmaci (2) -doping escluso- assunti per alleviare il dolore articolare e consentire la competizione, per favorire il recupero dagli infortuni, per risolvere (previa esenzione) deficit di funzionalità respiratoria.
Malgrado questa deprecabile abitudine consumistica, numerosi studi (3,4) hanno dimostrato che altrettanto non si verifica per alcol e tabacco; infatti la quota di atleti che bevono alcolici e fumano è statisticamente inferiore a quella dei non atleti. Inoltre si è visto che lo sport, in particolare quello di squadra e di resistenza, se praticato fin dall’adolescenza, previene dall’uso di queste sostanze (5).
Tuttavia la quota di atleti “non responders” alle campagne antifumo non sembra essere esigua: uno studio condotto in Francia (6) su allenatori e calciatori professionisti segnala che il 58% dei primi e ben il 39% dei secondi ritiene che sport e fumo siano compatibili. Inoltre, erroneamente, i giocatori (il 36% dei quali fumatori) ritengono che l’intensa attività fisica svolta, costituisca una difesa per la salute in quanto in grado di ridurre il loro rischio cardiovascolare associato al fumo.
Il
TABACCO
è uno tra i maggiori agenti tossici presenti nella nostra civiltà: l’ampiezza e la severità dell’epidemia sono legate all’uso di sigarette prodotte industrialmente. Il loro fumo, infatti, è meno irritante di quello del sigaro o della pipa e pertanto può essere intensamente inalato con conseguente rapido assorbimento di tutte le componenti tossiche. Esso è composto da una fase gassosa (CO2, CO, etc) e da una corpuscolata (un aereosol assai fine) nel quale sono state identificate oltre 4000 sostanze (7); tra queste le più tossiche sono il monossido di carbonio, la nicotina ed il catrame.
Il
Monossido di Carbonio
si lega all’emoglobina e forma COHb, un prodotto che determina ipossia ed è responsabile di incidenti vascolari.
La
Nicotina
in pochi secondi raggiunge il cervello ove si lega a specifici recettori; questo spiega la dipendenza psicologica e la induzione di dipendenza fisica. Inoltre stimola il SNS con la ipersecrezione di catecolamine.
Il
Catrame
contiene sostanze cancerogene (idrocarburi aromatici) che esercitano una azione topica diretta sull’apparato respiratorio ed una sistemica, essendo assorbiti dai polmoni; questo spiega l’insorgenza di neoplasia in sede remote, come la vescica. Inoltre contengono agenti irritanti (formaldeide) e sostanze ossidative responsabili di bronchiti croniche ed enfisema.
Pertanto tutti gli organi ed i tessuti possono essere danneggiati dalle componenti tossiche presenti nel fumo di sigaretta.
Atleti e FUMO PASSIVO
in passato era considerato non dannoso; invece vi sono dati in letteratura (8,9) che dimostrano una stretta relazione tra la esposizione al fumo passivo e disfunzioni respiratorie precoci. In particolare è segnalata una significativa differenza, tra giovani atleti esposti e non esposti al fumo passivo, che riguarda la riduzione di 4 variabili spirometriche: capacità vitale (VC), volume espiratorio forzato del primo secondo (FEV1), flusso espiratorio forzato al 50% ed al 25% della capacità vitale forzata (MEF50 e MEF25).
Atleti e FUMO ATTIVO
(acuto e cronico) determina sia effetti sistemici che nei singoli apparati; ricordo ancora l’ipossia che si realizza per l’aumento del monossido di carbonio ematico. All’interno del Globulo Rosso questa sostanza si lega all’Emoglobina, per la quale è dotato di una affinità 200-300 volte superiore a quella dell’02, formando carbossiemoglobina.
Questo composto determina:
- riduzione della capacità aerobica massima da cui deriva una minore tolleranza all’esercizio fisico
- stimola una maggiore attività del metabolismo glicolitico anaerobico.
L’associazione di questi due fattori determina una scadente condizione atletica e la sensazione di
precoce affaticabilità
durante l’allenamento (10).
Gli atleti fumatori con una forte dipendenza se confrontati con quelli a dipendenza lieve presentano una frequenza cardiaca aumentata ed un significativo scadimento della funzionalità cardiorespiratoria, misurata durante lo svolgimento di un esercizio a moderata intensità (11). Costoro presentano anche diminuita sia la capacità di uptake massimale dell’02 (V02 max) che di trasporto dell’ 02 (11); pertanto l’
indice di recupero (RI) ne risulta negativamente influenzato
(12). L’IR viene calcolato rilevando di quanti battiti per minuto scende la frequenza cardiaca in 1’ dopo l’esercizio, quindi si divide il valore ottenuto per 10. Si ottiene così una scala dell’IR: 1-2 sufficiente. 3 sufficiente, 4 discreto, 5 buono, 6 ottimo.
Aggiungo a questi dati un rilievo ottenuto da due autori indiani: questi segnalano che, negli atleti fumatori,
la
forza muscolare e la flessibilità
di certi gruppi di muscoli( tronco e gambe) valutata con il test di Kraus-Weber,
diminuiscono significativamente
(13).
Nell’ultima decade l’interesse della scienza sul rapporto sport-sostanze assunte si è espanso; molti di questi articoli si riferiscono al doping, ma un numero crescente di lavori concerne l’uso di “recreational drug” e tra queste, per importanza, il fumo di sigaretta nei giovani.
In un periodo in cui la qualità della prestazione sportiva ha raggiunto un valore economico e sociale assai elevato, l’interesse dell’ambiente che circonda l’atleta, sul problema di come garantirla, è crescente.
Pertanto sembra opportuno avviare nei confronti delle Società Sportive e degli atleti una
campagna di informazione specifica
in grado di fare leva sull’interesse dei primi a togliere ogni fattore limitante la prestazione e sulla voglia dei secondi di essere competitivi al massimo, mettendo scientificamente in evidenza il
danno indotto dal fumo (attivo e passivo) sulle capacità di performance.
BIBLIOGRAFIA
1) Huang SH, Johnson K, Pipe AL. The use of dietary supplements and medication by canadian athletes at the Atlanta and Sidney Olimpic Games. Clin J Sport Med 2006; 16(1): 27-33.
2) Corrigan B, Kazlauskas R. Medication use in athletes selected for doping control at the Sidney
Olympic Games (2000) Clin J Sport Med 2003;13(1): 34-40.
3) Peretti-Wattel P, Guagliardo V, Verger P. Sporting activity and drug use: alcohol, cigarette and
Cannabis use among elite student athletes. Addiction 2003; 98: 1249-56.
4) Naylor AH, Gardner D, Zaichkowsky L. Drug use patterns among high school athletes and non
athletes. Adolescence 2001; 36(144): 627-39).
5) Wichstrom T, Wichstrom L. Dose sports partecipation during adolescence prevent later tobac-
co, alcohol and cannabis use? Addiction 2009; 104(1): 138-49.
6) Bouillard J, Branger B. Smoking in professional soccer players in France. Rev Mal Respir
1998; 15(6): 753-7.
7) Lagrue G, Branellec A, Legarby F. Toxicology of tobacco. Rev Prat. 1993;43(10): 120-7.
8) Tsimoyianis GV, Jacobson MS, Feldman JG. Reduction in pulmonary function and increased frequency of cough associated with passive smoking in teenage athletes. Pediatrics 1987;80(1): 32-36.
9) Goic-Barisic I, Bradaric A, Erceg M. Influence of passive smoking on basic anthropometric characteristics and respiratory function in ypung athletes. Coll Antropol. 2006; 30(3): 615-19.
10) McDonough P, Moffatt RJ. Smoking-induced elevation in blood carboxyhaemoglobin levels. Effect on maximal oxygen uptake. Sports Med 1999;27(5): 275-83.
11) Yoshio K, Toshiko T, Teruo H. Effects of abitual smoking on cardiorespiratory responses to sub-maximal exercise. J Physiol Antropol Appl Human Sci 2004; 23: 163-69.
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