Giovanni Guidetti per gli amici di dallarivolley.com

22/03/2011

Giovanni Guidetti, allenatore del Vakifbank Gunes Sigorta durante un time outGiovanni Guidetti, allenatore del Vakifbank Gunes Sigorta durante un time out
Giovanni Guidetti, allenatore del Vakifbank Gunes Sigorta durante un time out
Grazie Lorenzo per le belle parole scritte sul tuo sito. Grazie Lanfranco che sei un amico vero, sempre presente anche quando non avevo nessuna coppa in mano. Grazie a tutti quelli, tantissimi, che mi hanno mandato messaggi di complimenti. Giocare la Finale di Champions è un sogno che ho sempre avuto. Quante ne ho viste alla tv e dal vivo e quante volte ho pensato, voglio esserci un giorno. Vincerla, poi, è stato il massimo. La finale è stata apparentemente facile. Abbiamo giocato benssimo, battuta muro e difesa hanno messo in ginocchio un Baku fortissimo in attacco ma troppo fragile in ricezione. E di conseguenza abbiamo potuto festeggiare come matti, già solo dopo 3 set. Ma la finale vera è stata la semifinale. Noi piccolo club storico (più di 25 anni nella massima serie), club che fa solo pallavolo femminile (con un numero incredibile di ragazzzine dagli 8 ai 30 anni), con appena 500 biglietti a nostra disposizione per amici e famigliari, contro i 9000 tifosi del Fenerbache, mega polisportiva con 18 milioni di fanatici in Turchia. Per non parlare dei valori in campo. 5 straniere per loro, 3 per noi, una tra le migliori alzatrici al mondo, Fofao, contro le mie due giovani turche alla prima finale della vita...ma la carta, come si sa, non sempre vince. E' il bello dello sport. Sulla carta Fenerbache doveva ammazzarci: davanti un set a zero, poi davanti due set a uno, poi avanti 7-2 nel tie break: ma a quel punto la Poljak (in questo momento la migliore al mondo nel suo ruolo) ha chiuso le finestre, la Nicolic (anche lei autrice di una final four incredibile) e la Glinka (al suo primo anno dopo 2 stagioni di stop per maternità), sono diventate inarrestabili e alla fine Fenerbache è crollato su due ace di Nilhai, la mia seconda palleggiatrice. Ha vinto la squadra, non i nomi, ha vinto la fame, non gli stipendi "calcistici", ha vinto il gruppo, non le stelle, ha vinto chi è passato da mille difficioltà prima di arrivare alla Final Four, non chi l'ha organizzata togliendosi quindi la possibilità di giocare tante gare.
Un'ultima considerazione. Dopo la vittoria ho ricevuto più di 300 congratulazioni via sms, e-mail, facebook, skype etc....Ovviamente mi hanno fattto un gran piacere, ma qualcuna mi ha fatto riflettere. Quelle che recitavano:"complimenti, ora sei un grande allenatore". Io oggi sono lo stesso di ieri e di un anno fa. Punto. La Coppa in mano non cambia nulla per me. "Ora sei un grande allenatore". Non è cosi. Non è cosi. Non è cosi. O meglio: è cosi per gli annali, è cosi per la stampa, è cosi per il pubblico, è cosi per i tifosi. Ma non è cosi. La mia squadra mette per terra l'ultimo pallone e io sono un grande allenatore? E se l'arbitro quell'ultimo pallone lo giudica fuori allora non sono più un grande allenatore? Lasciatemi dire quello che credo: "se sono un grande allenatore lo sono anche senza una Coppa in mano. Se sono un allenatore scarso lo sono anche con 2 Coppe in mano. Un allenatore vince non solo quando è primo, perchè a volte è impossibile essere primi, perchè a volte l'avversario è troppo più forte o semplicemente la fortuna non è con noi quel giorno. Un allenatore vince ed è un grande allenatore ogniqualvolta una sua giocatrice impara qualcosa di nuovo e ogni qualvolta la sua squadra gioca vicina o oltre i propri limiti. Questo vuol dire essere grandi allenatori. Questo significa vincere. Ovviamente tenere una Coppa in mano rende tutto più facile perchè tutti capiscono questo. Ma vincere ogni giorno in palestra insegnando la pallavolo a tutti come mi ha insegnato mio padre, questo vuol dire vincere, e questo è cio che voglio continuare a fare".
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