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Grbic, dal titolo con Kazan alla panchina di Perugia
Grbic, dal titolo con Kazan alla panchina di Perugia
di Adelio Pistelli
10/05/2014
Nikola Grbic
Nikola Grbic
Non palleggerà più, da ieri farà l'allenatore e, magari l'interrogativo è naturale, scontato, necessario. Che tecnico sarà? Però
Nikola Grbic
saprà dare una risposta subito, come è sua abitudine. E sarà una risposta delle migliori, a prescindere, ricca comunque di concretezza e certezza. Giocatore straordinario, di una capacità tattica eccellente, uomo squadra anche da ragazzino quando arrivò in Italia giusto vent'anni fa, Nikola torna dove è sempre stato nell'ultimo ventennio, con la sola variante degli ultimi mesi passati in
Russia
dove ha vinto uno scudetto con il
Kazan
, trofeo che, forse, è stato decisivo, nel suo improvviso (comunque) addio al volley giocato. Quarantuno anni a settembre, quando ripartirà il campionato, lo ritroveremo con addosso giacca e cravatta. Onestamente non riusciamo ancora a mettere a fuoco questa nuova immagine di un campione con la 'c' maiuscola. L'annuncio del suo passaggio da sottorete alla panchina, ci ha preso in contropiede. E' vero, Nikola in tempi non sospetti ha sempre dichiarato che il dopo sarebbe stato da allenatore. Sì, il dopo ma chi lo conosce nei dettagli, chi lo ha visto palleggiare in Italia, in Europa e nel mondo per tanti anni, chi ha ammirato la sua grande determinazione e le sue lacrime quando stava chiudendo con la nazionale (mondiali romani 2010), adesso fa fatica a guardarlo in ottica diversa. Facciamo fatica, ci mancherà il suo modo di stare in campo, la sua freddezza, la sua capacità di gestire situazioni delle più difficili che garantivano spettacolo allo spettacolo. Ricorderemo le sue tante splendide dichiarazioni ("
Tanto prima o poi, possibile che non vinco contro di voi...
") quando, negli anni novanta, con la sua nazionale non riusciva mai a battere l'Italvolley. Però s'è preso la prima grande e spietata rivincita a
Sydney 2000
quando eliminò gli azzurri di
Anastasi
in semifinale, primo passo per l'alloro olimpico. Che vinse insieme a
Boban Kovac e Goran Vujevic
, il primo gli ha lasciato la panchina umbra, il secondo sarà il suo allenatore in campo nella stagione che verrà. "
Non potevo non accettare, era una proposta troppo allettante. Sarà la mia prima volta anche con tanti serbi e montenegrini nel mio team. Non era mai successo a livello di club, nei miei vent'anni di campionato italiano. Speriamo di far bene e anche per questo ho chiesto alla società di tirare dritti per un anno. Poi, a fine primavera del 2015, se ne riparlerà
". Non cambia cliché, Nikola. Come da giocatore, quando dovunque ha giocato s'è sempre messo in discussione, lo fa anche da coach:
"E' giusto che sia così
". E' un primo grande esame anche per lui ma a Perugia porta il meglio di sé. Dove ha giocato ha regalato certezze sulle quali ha poi costruito l'anno successivo, per la felicità sua e della società nella quale palleggiava. E ancora, non ha mai pensato di abbassare il tono tecnico e agonistico, ha sempre voluto essere protagonista ai massimi livelli. Sapeva di essere all'altezza, ha preteso sempre il meglio. Durante tante chiacchierate fatte a Montichiari (la sua prima squadra italiana) a
Treviso, Cuneo, a Milano, a Trento, a Piacenza
ha sempre ribadito la sua volontà di giocare per qualcosa di importante. Lo ha fatto con la sua nazionale, lo ha fatto con tutte le squadre con le quali ci ha divertito. Adesso farà l'allenatore con una squadra che ultimamente ha smesso definitivamente i panni della provinciale.
Perugia
, dopo aver perso l'ultima finale scudetto contro Macerata, vuol provare a diventare ancora più grande. Per farlo si affida a Nikola. Che non palleggerà più ma, come diceva Velasco, " i balli che abbiano ballato non ci li toglierà nessuno", quanto di bello abbiamo visto di Grbic palleggiatore sarà sempre e comunque materiale che ci farà compagnia.
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