Guidetti, la Germania e il Mondiale di Trieste: "Onoreremo ogni sfida"

di Adelio Pistelli

30/09/2014

Giovanni GuidettiGiovanni Guidetti
Giovanni Guidetti
La prima impressione è sempre quella giusta. Ma, almeno per noi, dopo aver chiacchierato per più di mezzora con Giovanni Guidetti arrivano solo precise conferme su questo quarantaduenne (compleanno lo scorso 20 settembre) modenese arrivato ai venti anni di allenatore. "Davvero? Lo sento da te". Già, tutto ha inizio sul finire dell'estate 1994 a Spezzano, da secondo. Sorride, si guarda intorno. Passano le 'sue' tedesche dopo l'ultimo allenamento al PalaTrieste. Domani di nuovo sottorete per la seconda fase del mondiale e, per una altalenante Germania, c'è subito la Cina che, nelle cinque partite di Bari, ha perso solo due set. "E' la squadra più forte di questo girone triestino -dice -. Team ricco di qualità e potenza con quella numero due (Ting Zhu, ndr) autentico fenomeno. Mi ricorda la Keba Phipps ma, è molto più forte. Però anche la Cina ha qualche punto debole e proveremo a metterlo in evidenza". La sfida con le cinesi apripista di un riassunto delle puntate precedenti (il primo girone mondiale di Bari), per arrivare al recente passato tedesco sino alle esperienze ad Istanbul. E' un girovagare per la sua Europa del volley scoprendo sempre qualcosa di nuovo.
A Trieste e Bari usciranno le tre squadre per i quarti di Milano della prossima settimana (le altre tre dai gironi di Verona e Modena) e guardando la classifica (Germania ultima con 2 punti), viene spontanea una considerazione: servirà una vera impresa o magari nemmeno può bastare. Guidetti: cosa chiederà alla sua Germania per questa settimana triestina che sembra già segnata? "Ho già chiesto: lasciare tensioni, paure e pressioni a Roma e, adesso, andare sottorete, libere mentalmente, dando sfogo all'aggressività e sono certo che faremo bene, senza guardare alla classifica. Mi rendo conto che è una situazione diversa da quella che forse un po' tutti si aspettavano. Abbiamo patito magari le troppe aspettative, giocando la fase romana al di sotto del nostro standard compromettendo, così,il cammino mondiale. Non abbiamo talenti nel team ma, soprattutto nei momenti più belli, abbiamo utilizzato aggressività e disciplina mancate fondamentalmente a Roma insieme a tecnica e forza fisica, fattori emersi in maniera troppo altalenante".
Classifica compromessa e dopo la Cina, c'è il Giappone, quindi il Belgio e l'Azerbajgian, gare da onorare al meglio... "Ci mancherebbe, L'ho appena detto: so che faremo bene, a cominciare con le cinesi. Sono quattro appuntamenti importanti, a prescindere dalla classifica e sappiamo, per esempio, che per la prima volta questa settimana andremo in diretta televisiva in Germania. Non era mai accaduto in passato e sarà ancor più stimolante. Però, sopra ogni cosa, sono quattro gare da giocare al meglio soprattutto per il rispetto del nostro lavoro".
Da vent'anni allenatore nel volley che conta, coach della Germania dal 2006: punta decisamente al decennale? "Ho contratto sino al 2016, anno olimpico ma conosco bene il nostro mestiere dove non contano i numeri ma dove viene premiato soprattutto il modo di lavorare. Ho ancora due anni che spero siano proficui, lo merita anche questo gruppo, al quale devo tanto, credetemi. E parlo anche del mio arrivo nel campionato turco".
Già, dal 2008 Giovanni Guidetti allena e vince a Istanbul. E' titolare della panchina della Vakifbank. "Lavoro in un Paese dove c'è grande rispetto della figura dell'allenatore, voglio ribadirlo subito. Pensate, arrivo, il primo anno è un fallimento. Vado dal presidente, mi scuso per l'annata infelice, ringrazio per l'opportunità che mi aveva dato e saluto. Lui ferma tutto e mi dice poche ma significative parole: 'Hai lavorato seriamente, come mai avevo visto in passato. Vorrei che restassi: so che farai bene".
E mi sembra che a giochi lunghi abbia avuto ragione se è vero come è vero che poi sono arrivate due Champions League, un titolo mondiale, due scudetti, tre coppe turche, due Supercoppe e, tanto altro ancora. Vittorie centrate con tante giocatrici che sono da sempre in nazionale (qui a Trieste, la settimana scorsa, su quattordii, otto le allena lui...) e, alla quali il tecnico modenese avrà pur dato qualcosa. "Mio zio (Paolino, ndr) ha sempre detto che un somaro non diventerà mai un cavallo. Diciamo che ho lavorato bene e con continuità con ragazze eccezionali, bravissime, che hanno sempre voglia di crescere a dispetto di quanto vincono. E, a proposito di vincere, vorrei spendere due parole per il fanese Alessandro Bracceschi. E' il mio preparatore, con me da anni. Il grande merito di quanto ho vinto, è soprattutto suo".
Sigla.com - Internet Partner