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I miei colleghi giapponesi
I miei colleghi giapponesi
di Paolo Montagnani
30/01/2013
PaoloSan con Masaji Ogino, suo Assistente ai Sunbirds
PaoloSan con Masaji Ogino, suo Assistente ai Sunbirds
La pallavolo giapponese fa molto affidamento sullo sport che viene praticato nelle scuole. Si comincia fin da piccoli a giocare a pallavolo, con tanto di tornei e competizioni, poi si arriva alle high-school dove il volley comincia a diventare la disciplina sportiva dominante, per poi finire il percorso di crescita tecnica all'università, dove uno sport giocato bene può anche significare un piccolo "aiuto" per il conseguimento della laurea.
Quindi, risultano molto importanti gli insegnanti che i giocatori hanno nell'intero percorso, ma soprattutto quelli dell'università sono secondo me fondamentali. Da notare che questi insegnanti sono dei veri e propri allenatori di pallavolo e siccome creano,plasmano e fanno migliorare i propri ragazzi per un buon numero di anni, tengono particolarmente a vincere i campionati universitari, che in qui in Giappone sono seguiti dalle televisioni e hanno una cornice di pubblico sicuramente superiore alla V-League.
Fino a qui tutto bene, il sistema scolastico produce giocatori in quantità per tutti gli sport e gli alunni fanno veramente sport a scuola. Studiando queste realtà mi è purtroppo capitato di vedere cose che, secondo la mia opinione, non vanno bene.
Gli allenatori godono di un rispetto totale da parte di tutti i componenti della squadra,(e questo è giusto e auspicabile) ma a volte esagerano, con un atteggiamento altezzoso e sprezzante che molte volte mortifica i giovani giocatori: abbiamo giocato una partita della recente Coppa dell'Imperatore contro una High School (formula interessante e palazzetto pieno),ovviamente il punteggio era largamente a nostro favore ma ad un time-out, l'allenatore, oltre a redarguire ad alta voce un ragazzo si è lasciato sfuggire "uno scappellotto", per usare un termine italiano. Purtroppo i miei collaboratori mi hanno detto che non è inusuale.
Un altro allenatore di High School, che seguiva la partita della sua squadra sempre seduto, gambe accavallate e braccia conserte,senza dire una parola, mantenendo questa postura anche durante i time-out. I giocatori tutti schierati attorno che ascoltavano i "consigli". Ma la cosa incredibile era che il libero ogni volta che usciva dal campo per i frequenti cambi, si avvicinava al tipo e faceva un inchino.Il centrale che entrava,pure. Siccome venivano usati due liberi ,era un continuo via-vai di ragazzi che facevano inchini.
Ma c'erano più inchini che difese!
I Kantoku della V-League
hanno un grandissimo potere in seno alle loro squadre e hanno potere decisionale praticamente su tutto. Ogni decisione deve essere confermata dal Kantoku, e a lui viene chiesto il permesso anche per le cose più semplici e abituali, come andarsi a tagliare i capelli, che tipo di abbigliamento usare per le trasferte, le calzature da utilizzare, e via dicendo, e godono di un trattamento particolare in virtù proprio del loro ruolo. Prendono le decisioni sui giocatori da convocare e da schierare, e ovviamente conducono la squadra in partita, ma la programmazione tecnica non compete a loro, ma al primo dei loro assistenti, che qui è chiamato Head Coach, (il nostro secondo allenatore) ed anche la conduzione di ogni singolo allenamento è completamente gestita dagli assistenti (non è raro vedere scoutman che correggono tecnicamente gli atleti durante un'esercitazione) e ovviamente il capitano e i giocatori esperti hanno molto "spazio" per i loro interventi tecnico-tattici. Il Kantoku se ne sta da una parte guardando attentamente (o cosi sembra) lo svolgersi dell'allenamento. Poi ad un certo punto l'allenamento finisce e comincia lo spazio dell'allenamento libero dove ogni giocatore ha la possibilità di allenare quello che vuole , insieme ad altri compagni. Questo spazio non ha limite di tempo e il Kantoku non è quasi mai presente.
Lo stesso comportamento si riflette in partita dove il Kantoku è solitamente in piedi, molto distaccato dalla squadra , con atteggiamento di superiorità, poche parole e forse, al massimo un applauso. Il gesto del time-out è chiamato da molto lontano e le direttive ai giocatori vengono appunto dagli assistenti e dai diversi capitani. Direi un timeout abbastanza autogestito!
Per riassumere, mi sembra di poter dire che la figura del Kantoku è abbastanza di "rappresentanza " e molto poco "operativa". Ecco che alcune squadre risultano poco e male allenate. JT Thunders di Igor Omrcen,( a proposito......è sempre forte) è da molto tempo senza l'allenatore,nessuno sembra preoccuparsene, ma la squadra risulta a tratti imbarazzante.
Il mio personale giudizio è che questi allenatori siano legati a idee un pò sorpassate e non abbiano una chiara visione internazionale del volley, ovviamente è giusto non generalizzare, perchè mi sembra di notare che qualcuno abbia buone idee, ma purtroppo la crisi che sta passando la pallavolo maschile dipende molto da questo aspetto.
Ecco perchè nel precedente articolo dicevo che ero curioso di scoprire chi sarà il prossimo Kantoku della Nazionale Giapponese, perchè secondo me è proprio da questa figura che dovrebbe partire un progetto preciso per rendere questa pallavolo, che ha grandi possibilità, ancora migliore.La JVA, la Federazione Giapponese, non ha ancora fatto sapere la propria decisione, ma se sarà un allenatore giapponese ho il sospetto che non cambierà niente, anzi ne sono certo.
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