I sorrisi di Bruno, le amarezze di Monza

di Adelio Pistelli

21/04/2011

L'esultanza di Bruninho, alias BrunoL'esultanza di Bruninho, alias Bruno
L'esultanza di Bruninho, alias Bruno
Modena in semifinale? Il più contento è il brasiliano Bruninho, alias Bruno, palleggiatore, anni venticinque (a luglio) arrivato dal Sudamerica con proclami e speranze. E però, il figlio d’arte (prima telefonata di felicità a papà Bernardinho) ha rischiato di arrivare in Italia, giocare contro Monza e tornare in Brasile con una stretta conoscenza dei soli palasport di Modena e di quello in Brianza. Da giorni tutti sanno che Bruno chiuderà l’avventura italiana con i play off, e anche nella prossima stagione tenterà di vincere il campionato brasiliano a dispetto di voci che lo volevano ancorato al team emiliano. Ma quando tornerà a casa, il palleggiatore dei campioni del mondo avrà con se qualcosa in più del semplice girovagare tra Modena e Monza. Ma si, vale la pena giocare un po’ su quanto è accaduto nell’ultimo mese a questo giocatore diventato punto di riferimento di una squadra a caccia di rivincite. Intorno al figlio d’arte, è maturata lentamente ma inequivocabilmente, la crescita della formazione di Daniele Bagnoli, tecnico navigato e tra i bravi ma che ha vissuto l’andamento di gara-cinque come un principiante, emozionato, coinvolto ma sempre lucido nel rilanciare consigli. Molti dei quali allo stesso Bruno che è stato capace di guidare da subito Modena ma che, indiscutibilmente, aveva (ed ha) ancora diversi meccanismi da oleare. Mani importanti e preziose, dunque di un giocatore che ha capito in fretta anche come ‘stuzzicare’ chi ha dall’altra parte della rete. In diverse occasioni ha polemizzato con gli avversari, con gli arbitri ma sempre con il sorriso, caratteristica che aveva spesso messo in vetrina durante i mondiali vinti in Italia. Da domani mirino su Trento, dunque e per Bruno sarà esame ancora più delicato
ma senza particolari responsabilità (i campioni di Stoytchev sono super favoriti) il figlio d’arte si toglierà altre soddisfazioni con una squadra che lo ha eletto suo beniamino. E mentre c’è chi prenota i ristoranti a Trento e dintorni, c’è chi, ancora una volta, rimanda sogni di gloria. Sono venticinque anni che Montichiari (prima) e
Monza (adesso) che insegue il grande sogno della prima volta in semifinale scudetto. Anche in questa occasione, niente da fare e mentre la pattuglia di Luca Monti (applaudita dai tanti sostenitori a fine corsa play off) vedeva sfuggire l’opportunità, uno sguardo di chi scrive è finito dietro il tavolo dei segnapunti. C’era seduto Antonio Comensoli, oggi (e da tempo) delegato tecnico per Fipav e Lega. Oggi: ma ieri? E’ stato uno dei fondatori della pallavolo di Montichiari, dirigente di primo piano quando la piccola società lombarda
arrivava in A1 nel 1986. Facile immaginare cosa sarà passato per la testa del Comensoli, professionalmente ligio ai suoi compiti ma con giustificate speranze che lo hanno sicuramente accompagnato durante i tre set di gara-cinque. Avrà rivisto i trionfi in Europa del suo Montichiari, i tanti piazzamenti di prestigio in campionato ma “quel traguardo lì” ieri come oggi è rimasto una chimera. Anche a Monza.
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