Per quanto riguarda l’efficacia esiste in letteratura, come detto, una grande quantità di contributi con risultati variabili a seconda delle caratteristiche dei soggetti presi in esame, dell’esercizio svolto e del tipo di supplementazione eseguita (acuta, cronica, con dosaggi diversi). Basandosi su 5 recenti rewiews (2) il maggiore effetto ottenuto con la supplementazione di creatina consiste in un aumento della quota di creatina fosfato risintetizzata durante la pausa tra serie di esercizi ad alta intensità. Negli atleti in cui questo meccanismo di accumulo si realizza (70% circa), si ottiene un incremento delle prestazioni per esercizi ripetuti, di alta intensità e della durata massima di pochi secondi. Quindi la supplementazione acuta con creatina può essere vantaggiosa in sport che richiedono tale tipologia di attività (ad esempio la Pallavolo), determinando un miglioramento della fase anaerobica; similmente, l’assunzione cronica può aiutare l’atleta ad allenarsi più intensamente con programmi basati su esercizi con le caratteristiche sopra elencate (3). Anche per la sicurezza permangono dubbi sull’assunzione di creatina ad alti dosaggi e per un lungo periodo: non sono mai state eseguite ricerche con specifici protocolli di clinica farmacologica e tossicologica col fine di testarne la sicurezza negli uomini (4). Non ancora del tutto superato è il dubbio sollevato dalla “Agence française de securitè sanitaire des aliments” che possa avere un effetto mutageno e cancerogeno. Inoltre stante la potenziale nefrotossicità derivante dall’escrezione prevalentemente renale della sostanza, è sconsigliato l’uso nei soggetti diabetici e con preesistente danno renale (5). Da segnalare per la loro rilevanza le posizioni ufficiali di alcune organizzazioni nazionali e di due tra le massime autorità sportive che prendono in considerazione anche l’aspetto etico: l’agenzia francese sopracitata afferma che la supplementazione con creatina per migliorare le prestazioni sportive è contraria alle regole, allo spirito ed al significato dello sport; opinione condivisa anche dalla Commissione Scientifica Anti Doping del CONI che ne propose nel 2000 l’iscrizione tra le sostanze dopanti (Sostanze ad azione metabolica muscolare). Memorabili nel merito le affermazioni fatte nell’agosto del 1998 dall’allora presidente del Comitato Olimpico Internazionale: ”E’ doping, è frode tutto ciò che migliora la performance sportiva, che nuocia o no alla salute” e dal Presidente della Commissione Medica della stessa organizzazione:” La creatina?, i medici che la prescrivono a dosaggi superiori a quelli fisiologici sono pericolosi ed irresponsabili”. Alle parole, tuttavia, non sembra siano seguiti i fatti; sono passati diversi anni da allora e l’uso che se ne fa, non è sottoposto ad alcun controllo. Infine la Food and Drug Administration nel suo bollettino (special nutritional adverse monitoring system) elenca i vari effetti collaterali indesiderati che derivano dalla assunzione per os di creatina; da quelli gastrointestinali (diarrea), ai crampi muscolari ed infortuni muscolo-tendinei, alla disidratazione con alterazioni dell’omeostasi elettrolitica, alla attenuazione o soppressione della sintesi endogena. Il secondo supplementatore preso in esame, denominato BCAA (Branched-chain Amino Acid) è costituito dagli aminoacidi leucina, isoleucina, valina, essi rappresentano circa un terzo delle proteine muscolari. La loro storia (oltre 48 lavori pubblicati) è inserita nel contesto di un dibattito ultradecennale su quale debba essere l’apporto proteico nella dieta degli atleti. Questi, costantemente tesi a migliorare le loro prestazioni, finiscono per essere vittime di false o non comprovate opinioni com’è accaduto per la dieta “a Zona”, che ha avuto ed ha una amplissima ed ingiustificata diffusione. Infatti una rivisitazione della letteratura mette in evidenza le profonde contraddizioni scientifiche che esistono a carico delle ipotesi sostenute da questo tipo di dieta e vengono posti indiscutibili dubbi sulla sua potenziale efficacia nel migliorare le prestazioni (6). Il commercio dei BCAA avviene in un contesto generale assai simile a quello della creatina; il prodotto è acquistabile ovunque (anche via Internet) in quantità illimitate ed anche questa è divenuta un’industria da molti milioni di dollari che è uscita dalle palestre per body-builder fino ad interessare tutti i campi di gara. Anche l’uso per os degli Aminoacidi ramificati presenta serie ambiguità di ordine farmacologico (dovrebbero essere assunti sotto controllo medico) ed etico, in quanto intervengono sul biochimismo e la bioenergetica dell’apparato muscolare e del cervello. Per alcuni Autori, assunti prima o durante un esercizio di resistenza, prevengono la riduzione della quota di proteine che si degradano e migliorano sia le capacità fisiche che mentali (7); inoltre sembrano che esercitino sia un effetto risparmio sulla degradazione del glicogeno muscolare (8) sia che riducano, se assunti in cronico, la quantità di lattato plasmatico alla fine di un esercizio intenso (9). Per altri (10) le proteine e gli aminoacidi sono componenti essenziali della dieta ma non vi sono evidenze scientifiche del loro effetto anticatabolico e di accellerata riparazione del danno muscolare dopo l’esercizio; riguardo all’assunzione acuta, la dose consigliata per gli atleti di 10-30 g/die sembra non essere lesiva ma ulteriori studi controllati sono necessari. Questo “business proteico” è arricchito da altri prodotti come la caseina e le proteine in polvere derivate dal siero del latte; esso appare sostenuto maggiormente dalla necessità di vendere con il deviante slogan ”fornisci al tuo corpo il materiale per ricostruire le cellule muscolari perse con l’allenamento” piuttosto che dal promuovere una buona nutrizione !. Il terzo ed ultimo supplementatore è il glucosio che possiede caratteristiche biochimiche e metaboliche del tutto diverse dai due precedenti; in particolare il suo utilizzo nello sport non presenta problemi etici se non con gli atleti diabetici. Chi oggi si avvicina allo sport in modo professionale avverte che alcuni tra allenatori, preparatori atletici, medici ed anche atleti sono convinti che senza supplementi non si possa essere competitivi, specialmente ad alto livello agonistico. Poco importano le problematicità e le illegalità riferite, gli altri lo fanno e vincono. Il paragone utilizzato per supportare questa opinione, è quello con le macchine di Formula 1, per la cui competitività non solo viene usata benzina a 100 ottani ma, a questa, vengono aggiunti anche degli additivi. L’equiparazione, priva di ogni fondamento biologico, appare per lo meno azzardata: i medici dello sport devono contrastarla acquisendo una corretta informazione sui più usati supplementi in modo da sapere distinguere i fatti dalle finzioni, prestando sempre rispetto ai codici etici; gli atleti, a loro volta, andrebbero educati alla conoscenza dei problemi legati alla loro assunzione. Il successo nello sport è il risultato di una “superiorità genetica”, di un lungo e duro allenamento, di una selezionata attitudine, di una ottima nutrizione ed idratazione, di un adeguato riposo e recupero, di una attrezzatura moderna (2). Questi fattori non possono essere sostituiti dall’uso dei supplementi! L’auspicio è che l’atleta moderno, con il supporto di una corretta educazione, sappia emanciparsi da questa schiavitù “farmacologica”, ma per essere libero deve imparare a competere in un ambiente che continuerà ad essere fortemente influenzato dal mercato e da figure professionali che, per vincere, sono disposte a dimenticare i principi etici ed anche altro. BIBLIOGRAFIA 1. Benzi G, Cenci A. Creatine as nutritional supplementation and medicinal product. J Sports Med Phis Fitness 2001; 41(1): 1-10. 2. Greenhaff PL. Creatine. Nutrition in sports. Oxford : Blackwell Science 2000: 367-378. 3. Burke L, Deakin V. Clinical sports nutrition. Sydney: Mc-Graw Hill 2006 : 492. 4. Benzi G. Is there a rationale for the use of creatine either as nutritional supplementation or drug amministration in humans partecipating in a sport ? Pharmacol Res 2000; 41(3): 255-64. 5. Mark S, Juhn MS. Oral creatine supplementation. The Physician and Sport Med 1999; 27(5): 47-89. 6. Cheuvront SN. The Zone Diet phenomenon: a closer look at the science behind the claims. J Am Coll Nutr.2003;22(1): 9-17. 7. Davis JM. Carbohydreates, branched-chain amino acids, and endurance: the central fatigue hypothesis. Int J Sport Nutr 1995; 5: S29-38. 8. Mero A. Leucine supplementation and intensive training. Sports Med 1999;27(6):347-58. 9. De Palo EF, Gatti R, Cappellin E. Plasma lactate, GH and GH binding protein levels in exercise following BCAA supplementation in athletes. Amino Acids 2001;20(1):1-11. 10. Gleeson M. Interrelationschip between physical activity and branched-chain amino acids. J Nutr 2005; 135:1591S-5S.