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Il ct russo Ovcinnikov morto suicida
Il ct russo Ovcinnikov morto suicida
di Lorenzo Dallari
29/08/2012
Sergei Ovcinnikov
Sergei Ovcinnikov
La notizia e’ di quelle che ti raggelano il sangue e ti fanno riflettere. Un tweet di
Veronica Angeloni
dalla Russia e un oceano di riflessioni che mi tormentano la mente.
Sergei Ovcinnikov
, allenatore della nazionale femminile, si è tolto la vita: lo hanno rinvenuto impiccato nella sua stanza d’albergo in Croazia, dove si trovava per la preparazione con la sua squadra di club, il mitico
Cska Mosca
. Davvero incredibile quello che può scattare nella mente di un uomo. Alla base di questo gesto parrebbe esserci la sconfitta nei quarti di finale all’
Olimpiade di Londra
con la
Russia
contro il
Brasile
, vanificando ben 6 palle match. Pazzesco, incomprensibile, semplicemente incredibile: non mi vengono spontanei altri aggettivi. Di certo sarà stato sconvolto per l’esito negativo della partita che avrebbe spalancato le porte alle semifinali, di certo sarà stato frastornato dal clamore scatenato dall’incredibile vittoria a Cinque Cerchi della squadra maschile di
Vladimir Alekno
: ma togliersi la vita rappresenta un gesto estremo, difficilmente comprensibile per chicchessia. Pertanto non me la sento di azzardare ipotesi, di dare giudizi, di emettere sentenze. Se uno arriva a pensare di farla finita significa che qualche meccanismo si è inceppato nella sua mente, nel suo essere, nel
vedere la luce che diventa buio
. Ho un mio carissimo amico che è arrivato a un passo – davvero – dal suicidio, e si è fermato un nanosecondo prima. Mi ha raccontato tutto, quello che ha pensato prima, durante e dopo, e pertanto capisco che… non è possibile capire. Posso solo dire che il male di vivere è terribile, che le delusioni sono a volte inaccettate e inaccettabili, che è più difficile vivere che farla finita. E posso dire che mi spiace davvero per questo giovane ragazzo cui la vita avrebbe potuto regalare tutto e cui invece ha tolto tutto in pochi minuti. L’ho conosciuto all
'Earls Court di Londra
, pochi secondi che mi hanno fatto comprendere la grande delusione che aveva provato, il grande smacco subito, ma non sospettare nulla: lui, che sognava di diventare lo zar del volley, chiamato per sostituire pochi mesi prima
Vladimir Kuzyutkhin
e ridare l’oro alla grande Russia femminile piena di superstar di ieri e di oggi, ha invece perso la partita più incredibile del torneo femminile. E questa sconfitta lo ha segnato irrimediabilmente. Pazzesco. Nell’immaginario collettivo gli allenatori sono i baluardi granitici che vengono eretti per reggere il peso delle squadre, per gestire gruppi complicati nelle sue essenze, e invece talvolta la vitalità, la forza e l’ottimismo celano incertezze e sofferenze pazzesche. Come nel caso di Sergei, giovane talento della panchina che aveva davanti a sé orizzonti infiniti e invece oggi riposa nel Paradiso dei pallavolisti. Speriamo in pace, almeno ora.
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