Il "Grande Nano"

di Lanfranco Dallari

05/02/2013

Andrea AnastasiAndrea Anastasi
Andrea Anastasi
E' difficile pensare di essere 185 cm e di essere considerato simpaticamente un nano.... E' la storia di Andrea Anastasi, 134 presenze da giocatore con la maglia azzurra, tecnica e classe pura tale da riuscire spesso a surclassare e scardinare i muri dei giganti avversari. Anche come allenatore si è confermato un autentico vincente mantenendo la sua classe innata da autentico signore: dopo l'abbandono di Bebeto de Freitas prende la guida dell'Italia e subito conquista le World League del 1999 e del 2000 e gli europei del 1999, arriverà terzo alle Olimpiadi di Sydney 2000 e secondo agli europei del 2001. Anastasi ha vinto il 72% delle partite disputate come tecnico dell'Italia. Il 16 settembre 2007 la nazionale spagnola ha conquistato inaspettatamente il titolo europeo, era proprio Anastasi il ct delle furie rosse. Il 16 ottobre 2007, succedendo a Gian Paolo Montali, viene inaspettatamente richiamato come CT della nazionale azzurra maschile fino ai campionati mondiali del 2010, terminati al quarto posto. Dal 3 febbraio 2011 il "Grande Nano" diventa il nuovo allenatore della nazionale polacca. Questo per te è una fase di pianificazione e di studio...come si svolge il tuo lavoro in questo periodo?
"Dopo due stagioni estremamente positive ho iniziato la mia terza stagione alla guida della Polonia. Il periodo invernale rimane un momento molto prolifico e costruttivo in cui investo molto tempo nello studiare cosa dobbiamo migliorare sia come squadra che a livello individuale. Nei miei numerosi viaggi in terra Polacca (che mi sorprende sempre di più e dove vado almeno 10 giorni al mese) investo molto tempo nel vedere giocatori sia impegnati in gare ufficiali che nelle fasi di allenamento. Lo studio dei giocatori è essenziale se si vuole partire con le giuste informazioni per il periodo estivo. Sto valutando circa 40 giocatori da inserire già in chiave Olimpica, li seguo e li valuto con molta attenzione. Un altro momento centrale della mia stagione invernale è la pianificazione dei prossimi due anni che consiste nel programmare partite, tornei, progetti e calendari; l’aiuto che ricevo dai miei collaboratori è importantissimo, specialmente dalla federazione che reputo gestita da persone illuminate e moderne".
Vedi tante partite nelle quali sono impegnati i tuoi giocatori della nazionale, ci sono giovani interessanti che stai pensando di inserire nel gruppo? "L’evoluzione dei veterani della squadra non mi preoccupa perché fortunatamente quasi tutti i miei giocatori importanti giocano nelle società di vertice dove organizzazione e qualità non mancano. Mi interesso, al contrario, dello sviluppo dei giovani ed anche in questo caso sono fortunato in quanto molte squadre che non riescono ad essere competitive per la vittoria finale, solo per questioni di budget, fanno giocare molti giovani e specialmente quest’anno sono tanti i ragazzi che si stanno mettendo in luce. Ad esempio tre ragazzi della juniores Marcin Janusz, Maciej Muzaj e Michał Kaczyński hanno la possibilità di giocare titolari molto spesso nei loro team e questo la dice lunga sulla visione che hanno le società nei confronti dei giovani".
Cosa sta dicendo il campionato italiano? Tutto secondo pronostico o a tuo avviso ci sono delle sorprese/delusioni? "E’ un campionato come sempre molto interessante con pronostici rispettati per il momento, Macerata e Trento sono certamente favorite ma ci sono sorprese molto interessanti come Perugia allenata dal mio amico Boban Kovac o Latina dal maestro Prandi. Un’altra squadra che mi ha sorpreso per la qualità del gioco è stata Modena, Angelo Lorenzetti è riuscito a far giocare questi ragazzi in modo eccelso. In ogni modo rimango sempre positivamente impressionato dalla qualità del volley che si gioca in Italia ed in questo sono fiero di essere un prodotto della pallavolo italiana".
Quali sono le maggiori differenze che riscontri tra il campionato italiano e quello polacco? "Sostanzialmente non ci sono molte differenze, credo che la storia del nostro campionato sia molto importante e questa esperienza la si sente. Pallavolisticamente in Polonia ci sono certamente meno stranieri e questo permette da un lato forse di essere meno competitivi a livello europeo ma dall’altro è formativo per i giocatori polacchi che hanno più opportunità di crescita maggiore".
La tua nazionale punta a grandi obiettivi.... in cosa pensi possa ulteriormente migliorare? "Noi siamo stati molto bravi nel costruirci una nostra identità ma sappiamo benissimo che nelle prossime stagioni dovremo migliorare tecnicamente e non solo se vorremo rimanere ai vertici della pallavolo internazionale. La pressione in Polonia è forse paragonabile solo al Brasile, il Volley è certamente lo sport più importante in Polonia e l’attenzione dei media è altissima. Proprio in questa direzione dovremo essere bravi a gestire gli stress che derivano dall’essere così famosi in un paese dove amano la propria nazionale in maniera indescrivibile e forte".
Tu sei solito pianificare tutto, come tutti i grandi allenatori... avevi anche pensato che nel 2007 avresti potuto vincere gli Europei con la Spagna? "Io provo sempre e anche quando non si ottengono buoni risultati il mio spirito è quello di crederci e continuare a provarci. Nel 2007 con la Spagna abbiamo scritto una pagina meravigliosa nella storia sportiva non solo del Volley. Come i grandi film sullo sport siamo riusciti a toccare il cielo con un dito, quel 16 settembre 2007 abbiamo sconfitto l’armata Russa e messo la bandiera Spagnola sull’Everest ed io ero il loro Coach, una grande soddisfazione di cui sono ancora fiero e che mi tocca profondamente".
Non ti manca l'Italia? "Io amo l’Italia ma in questo momento confesso che mi trovo magnificamente in Polonia. In questo mio viaggio sto conoscendo un paese meraviglioso e persone vere con cui mi trovo molto a mio agio. La Polonia è un paese da scoprire che ti si apre sorprendentemente giorno dopo giorno. E’ in forte crescita governato da persone giovani e piene di idee. L’Italia è sempre nel mio cuore è il mio paese e io sono italiano, sarà sempre così, ma mi reputo fortunato nel poter fare esperienze come queste".
Domanda trabocchetto: se ti dicessero prenditi la panchina che vuoi...quale sceglieresti? "Senza alcun dubbio quella della nazionale polacca".
Quale è stata la tua più grande soddisfazione che hai avuto come allenatore? "Aver avuto la fortuna di conoscere molte persone di cui nutro una profonda stima".
E come giocatore? "Aver giocato per la nazionale italiana allenata da Julio Velasco".
Polonia-Poggio Rusco... ormai la strada la conosci bene.... non è poi così dura da affrontare se pensi ai piaceri di casa, non è vero? "Io amo la mia casa e la mia famiglia e sono fortunato perché anche quando sono lontano per lavoro li sento sempre con me, non soffro nel dover partire per la Polonia perché è una terra che non ti lascia indifferente ma ti coinvolge anche emotivamente".
Manda un augurio ai nostri lettori... "Un abbraccio a tutti i lettori di dallarivolley e a Lorenzo un grande amico perchè sia un 2013 positivo". P.S. Voglio approfittare di questo spazio ringraziandolo pubblicamente per la sua preziosa presenza al Badiali Day che non è legata solo alla sua professione ma la suo spessore umano: Sei un grande grazie per il tuo amore per il nostro sport".
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