Il grande ritorno a Macerata di Mauro Berruto

di Lanfranco Dallari

10/11/2010

Mauro BerrutoMauro Berruto
Mauro Berruto
Il grande ritorno di Mauro Berruto sulla panchina della Lube Banca Marche Macerata dopo 5 anni di distanza, cosa ti ha fatto maturare questa decisione? "La mia decisione di tornare a Macerata nasce da una serie di circostanze: da una parte il mio desiderio di mettermi alla prova di fronte a obiettivi importanti e in una societa' che avevo conosciuto e che sapevo essere ambita da ogni allenatore. Macerata e' un posto dove ci sono le condizioni ideali per lavorare e pensare esclusivamente al modo di raggiungere gli obiettivi prefissati. Qui c'e' una storia che parla da sola, anche i muri trasmettono la voglia e il desiderio di ottenere il massimo".
Nella tua ultima stagione sulla panchina di Macerata avevi vinto la Coppa Cev a Palma de Maiorca, in una finale combattutissima conquistata al tie break, avevi lasciato le Marche con la conquista di un importante trofeo...."Avevo lasciato le Marche con un trofeo prestigioso, con la consapevolezza di aver portato una squadra fatta di tanti campioni a giocare un'ottima pallavolo e con una....delusione feroce: quella di essere arrivato ad un passo dalla finale, sfumata in una serie di cinque battaglie contro Treviso che poi vinse abbastanza agevolmente il campionato superando la sorprendente Perugia. Io ho vinto qualche trofeo nella mia carriera e delle vittorie ho ricordi piacevoli ma abbastanza indistinti. Invece ricordo perfettamente e nel minimo dettaglio le sconfitte. Lasciai le Marche, in silenzio...ma giurando a me stesso che prima o poi ci sarei tornato. Eccomi qui".
Cosa ti auguri da questa stagione? "Prima di tutto di riconquistare l'ambiente, il pubblico, i tifosi, tutti coloro che amano la Lube, di rimettere in moto quell'entusiasmo che qui ha sempre fatto la differenza. Questo si ottiene solo quando la squadra che scende in campo riesce a farlo divertendosi, emozionandosi, lottando, soffrendo e, soprattutto, giocando bene a pallavolo. Ho un'idea ben precisa di che cosa intendo con giocare bene a pallavolo e cerchero' di trasmetterla alla squadra. Per il resto chi si diverte, diverte. Chi si emoziona, emoziona".
Nei primi 20 migliori realizzatori del campionato non c'è nessuno della tua squadra, hai scritto "Questo è un meraviglioso esempio di come essere una squadra". "Confermo. Quando una squadra vince ma non e' dipendente dalle prestazioni di un singolo si realizza quella sorta di miracolo che a me piace chiamare "egoismo di gruppo". Io sono felice quando vedo i miei giocatori mettere a disposizione della squadra i proprio punti di forza ma ancora di piu' quando Omrcen fa una difesa che permette di realizzare un punto, quando Podrascanin fa un palleggio perfetto, quando Vermiglio mura, quando un ragazzo della panchina (la nostra panchina e' fatta TUTTA di esordienti assoluti nel campionato di serie A1) entra e fa una cosa utile per la squadra. Questo stesso discorso va allargato allo staff: sentirsi coinvolti, utili, decisivi per vincere una partita facendo una statistica, massaggiando un muscolo, preparando la squadra fisicamente, dando il consiglio giusto al momento giusto. Questo e' quello che intendo con "egoismo di gruppo".
Pronti via e dopo 3 giornate avete vinto 3 a 0 contro Vibo Valentia, Monza e San Giustino.... non male! "Be', meglio non si poteva iniziare. La cosa che mi conforta di piu' e' leggere le dichiarazioni dei miei ragazzi. Tutti richiamano alla necessita' di continuare a lavorare, di migliorare il migliorabile. Tutti sanno che i momenti difficili arriveranno e tutti sanno che le squadre forti sono quelle che si confermano solide nei momenti difficili".
La tua squadra sta già facendo vedere una bellissima pallavolo, dove pensi possa ancora migliorare? "Dovunque. In ogni aspetto del gioco. Ho uno staff di persone fantastiche e straordinariamente competenti, con le quali ogni giorno spacchiamo il capello in quattro alla ricerca delle cose da migliorare. Ma senza mai mai mai dimenticare che quello che io voglio e' amplificare i nostri punti di forza. Guardiamo, lavoriamo, alleniamo e cerchiamo di migliorare i difetti ma contemporaneamente cerchiamo di enfatizzare i nostri punti di forza".
Berruto e la nazionale della Finlandia, una splendida esperienza. "Non ho parole a sufficienza per descriverla. Una favola fantastica. Un sogno, poi diventato idea e infine progetto. Tutto cio' che abbiamo ottenuto e' stato ottenuto grazie alla programmazione. Se penso a quello che la nazionale finlandese era nell'inverno 2004 quando andai ad Helsinki a firmare il mio primo contratto quasi non ci credo. Oggi siamo rispettati in tutto il mondo, abbiamo raggiunto il miglior risultato della storia di tutti gli sport finlandesi con la palla con il nostro 4 posto agli Europei di Mosca nel 2007, nel corso dell'ultimo anno solare abbiamo battuto in World League Usa, Brasile (a Tampere davanti a 7.000 persone...) e Russia, l'intero podio olimpico di Pechino, abbiamo oltre 20 atleti professionisti che giocano nei migliori campionati europei. Dire che sono orgoglioso di tutto cio' e' riduttivo. Nel 2005 c'erano dei talenti giovanissimi e, insieme, abbiamo creato un progetto, stabilito un percorso. Naturalmente prima o poi smettero' di allenare quella nazionale, ma non lascero' mai la Finlandia. Anzi, credo proprio che presto daro' vita, ad Helsinki, a un progetto diciamo... extra-pallavolistico".
Brogioni secondo allenatore della Finlandia e ora anche di Macerata: il Brogio è il tuo secondo ideale, come Camillo Placì per Silvano Prandi? "Brogio e' stato un mio giocatore, a Parma quasi dieci anni fa. Mi avevo colpito la sua intelligenza, in campo e fuori. Ricordo che gia' allora pensai: "Un giorno gli chiedero' di lavorare nel mio staff". Quel giorno e' arrivato e lui mi ha risposto di si', e conferma ogni giorno che quell'intuizione era giusta. Credo che la cosa piu' bella, al di la' delle competenza tecniche o tattiche, sia che siamo in grado, reciprocamente, di dirci tutto, di ascoltarci, di essere critici e di non perdere mai un centimetro di fiducia l'uno nell'altro. Cosi' come succede per le altre persone del mio staff Andrea Pozzi, preparatore atletico, con cui lavoro estate e inverno senza sosta da 4 anni consecutivi e del quale mi fido come di me stesso, Roberto Masciarellli che conoscevo meno e che e' stata una splendida sorpresa, David Diaz, fisioterapista che vive in palestra 24 ore al giorno, Matteo Carancini, non solo uno scoutman ma un allenatore aggiunto, Mariano Avio e Danilo Compagnucci medici, amici, compagni di emozioni. Siamo uno staff di persone che passa molto tempo insieme e che ha un'altra qualita': sappiamo ridere e questo ci aiuta".
E' stato difficile lasciare Monza? Dopo la scomparsa del Presidente Gabana penso ancora di più.... "Monza (e Montichiari prima) sono stati due anni favolosi per la mia carriera. Tornavo in Italia dopo un'esperienza al Panathinaikos e Marcello Gabana mi ha dato la possibilita' di tornare ad essere protagonista nel campionato italiano, cio' che piu' desideravo. Abbiamo raggiunto e probabilmente superato tutto gli obiettivi che era lecito porsi raggiungendo il culmine di questa esperienza con la indimenticabile stagione dell'anno scorso. Indimenticabile per tantissime ragioni: la rivoluzione in fase di campagna acquisti, l'abbandono di una piazza storica come Montichiari, le iniziali divisioni fra le tifoserie che ci seguivano, il ...deserto sugli spalti al PalaIper di Monza. Poi la tragedia di Marcello, quasi esattamente un anno fa e che a pensarci ancora mi fa gelare il sangue. Io, prima della scomparsa di Marcello, credo di aver fatto sempre al massimo il mio dovere di allenatore. Dopo la scomparsa di Marcello, invece, tutti noi abbiamo fatto il 120%, con una forza, un'energia, una passione che e' difficile spiegare a chi non c'era. Monza era la mia zona di comfort ideale. Se avessi voluto "difendere" la mia posizione, beh, sinceramente non c'era posto al mondo migliore per me. Invece il mio contratto era arrivato al termine e io sentivo il desiderio di uscire dalla mia zona di comfort, di rimetterla in discussione. Forse qualcuno non ha capito questa mia "necessità" ma oggi sono sinceramente felice che Monza sia una societa' di altissimo profilo che occupa una fascia di primo livello in questo campionato. Ho lasciato giocatori straordinari e uno staff di persone a cui ancora oggi sono molto legato. Non rinnego un solo minuto di tutto quello che abbiamo fatto insieme".
Cosa hanno detto queste prime giornate di campionato? "Ancora poco. Siamo davvero all'inizio e siamo all'inizio di una stagione post-mondiale. Rinviamo tutte le valutazioni quanto meno alla fine del girone di andata. Gennaio e la Coppa Italia inizieranno a dire qualcosa di piu' ".
Per la conquista dello scudetto reputi Cuneo e Trento un gradino sopra alle altre squadre? "Se il campionato e' un Gran Premio di Formula 1...la prima fila spetta di diritto (e meritatamente) a Cuneo e Trento. Hanno vinto insieme 5 titoli (italiani, europei e mondiali) nell'ultimo anno. Entrambe erano squadre fortissime, entrambe si sono ulteriormente rinforzate. Nessuno puo' mettere in discussione questo. Poi, come in ogni Gran Premio, ci sono delle variabili. Se piove, per esempio...".
Tanti sono convinti che Macerata possa quest'anno togliersi tante soddisfazioni, sei d'accordo? "Mi ripeto, ma credo che il primo degli obiettivi sia la qualita' della nostra pallavolo, la capacita' di emozionare e di riconquistare l'ambiente. Tutto il resto sara' una conseguenza".
I tifosi della Lube sperano che quest'anno sia l'anno buono... come commenti? "...Mi avvalgo della facolta' di non rispondere...".
Il campionato italiano è davvero il più bello del mondo? "Si, credo si possa ancora (e con orgoglio) dire questo. Il numero di squadre forti, il numero di atleti italiani forti (e tra l'altro, nonostante una certa corrente di pensiero, anche giovani oltre che forti), la qualita' dei giocatori stranieri, la professionalita' di allenatori e dirigenti permette di dire che il campionato piu' bello, equilibrato, spettacolare ed emozionante del mondo e' qui. Dovremmo difendere questo primato forse con piu' ... aggressivita'. Se c'e' una cosa che mi dà fastidio e che, soprattutto negli ultimi anni, siano esistite (e sia loro stato permesso di resistere) alcune realta' che hanno screditato la nostra immagine. Pero' bisogna guardare agli aspetti positivi e come forse mai prima (almeno da un po' di anni a questa parte) questo campionato 2010-11 di serie A1 e' fatto di societa' serie e solide".
Campionati Mondiali maschili, Italia quarta, Brasile ancora regina: cosa hanno detto questi Mondiali secondo Mauro Berruto? "I Mondiali in Italia prima ti tutto dicono che l'Italia e' ancora pronta ad.. incendiarsi per la pallavolo. Quello che ho visto ovunque e a Roma con i miei occhi, e' un patrimonio incommensurabile. Poi dal punto di vista tecnico i Mondiali hanno detto che il sistema di gioco brasiliano e' ancora il piu' forte al mondo. Ma dato che non lo sara' per sempre questi Mondiali dicono anche che bisognerebbe ....smettere di pensare di giocare per il secondo posto!".
Cosa ti piace e cosa non sopporti di Mauro Berruto? "Di Mauro Berruto mi piace la sua passione e la volonta' nel modo di fare il suo lavoro. Di lui non sopporto quando fa il testardo, quando smette di ascoltare E poi non sopporto quando indossa l'abito in panchina. Fatelo andare a lavorare con i suoi abiti di lavoro! ...e' come se il vostro dentista vi si presentasse davanti alla sedia in smoking".
Se potessi cambiare qualcosa nel mondo cosa cambieresti? "Questa e' una domanda...impegnativa. Credo che il mondo sia diviso fra coloro che pensano agli esseri umani in termini di diseguaglianza e quelli che pensano agli esseri umani in termini di eguaglianza. Se potessi vorrei fare in modo di convincere i primi della tesi dei secondi. Grazie a Dio ho delle opinioni che vanno oltre al bagher e al muro in opzione e mi piace parlarne apertamente. Vorrei un mondo dove il rispetto fosse regola e non eccezione. Un mondo dove la legge morale possa avere valore sufficiente in quanto tale, non il mondo che genialmente raccontava Gianni Vattimo, mio insegnante di Filosofia Teoretica a Torino, quando spiegava l'etica kantiana dicendo: "Sono le tre di notte, in una citta' deserta, arrivi ad un semaforo rosso: se ti fermi o sei un coglione o sei Kant". Un mondo dove il bene principale sia la liberta'. Un mondo dove le differenze culturali siano ricchezza. Un mondo dove le persone possano vedere l'altra parte del mondo almeno una volta nella vita. Un mondo dove tutti sappiano che il mondo non e' solo Roma, Helsinki o Parigi ma anche Nairobi o Caracas. Un mondo dove lo sport sia espressione di cultura. ...Vado avanti? E poi ... perche' iniziare dal mondo? Mi piacerebbe iniziare dall'Italia, paese che amo e dove ormai fatico a riconoscermi in qualsiasi tipo di leadership. Il mio eroe personale si chiama Nelson Mandela, le conseguenze traetele voi".
Cambieresti qualcosa nella pallavolo? "Si. Vorrei che ci fosse una regola per cui i papa' che lavorano lontano dai propri bimbi potessero vederli almeno una volta alla settimana...".
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