Il sindaco Renzi applaude la "sua" Firenze e l'Italvolley

di Adelio Pistelli

17/06/2013

Il sindaco Renzi applaude la "sua" Firenze e l'Italvolley
Entusiasmo, a prescindere. E allora poco importa se l’Italvolley passeggia sui ‘poveri’ resti di Cuba senza regalare emozioni; poco importa se lo spettacolo tecnico è rimasto negli spogliatoi del PalaMandela: Firenze c’è.
Ancora una volta ha avuto ragione il presidente del comitato regionale toscano, Elio Sità che ha fortemente voluto riportare la nazionale di pallavolo a Firenze dopo l’esperienza della scorsa primavera.
Ha riproposto Zaytsev e soci et voilà, pienone assicurato. “Firenze è una certezza”. Sono parole del sindaco Matteo Renzi che arriva in tribuna quando la sfida (si fa per dire) è già arrivata a metà strada. Saluta, stringe decine di mani poi si siede vicino al presidente Sita. Arriva un time out, il gioco ovviamente si ferma e Renzi regala oculate considerazioni. “Da queste parti tre anni fa c’è stato un girone del mondiale che ha riscosso successo e consensi generali – ricorda il sindaco -. La scorsa fine primavera l’Italia che schiaccia ha giocato per tre sere in questo impianto accompagnata da migliaia e migliaia tifosi festanti. E adesso rieccola spinta ancora una volta da questo meraviglioso pubblico. Voglio ripetere quanto dicevo alla vigilia del match con Cuba: è una ulteriore testimonianza che la scelta degli organizzatori di riproporre annualmente un grande appuntamento internazionale di volley, è ampiamente contraccambiata. Adesso e ancora di più è sempre viva la speranza di regalare alla città, una squadra di club che possa riproporre lo spettacolo e le soddisfazioni di un passato ormai troppo lontano”. Il time out è finito, Zaytsev e soci riprendono a ‘schiacciare’ sui resti cubani e, torna in partita anche il sindaco. Commenta, applaude, scambia opinioni con Sità mentre il match fila via senza particolari sussulti. Un errore in battuta degli uomini di Samuels chiude la seconda sfida (si fa per dire) di World League e parte la caccia all’autografo. E’ baldoria generale, un assedio a Parodi (oggi il suo ventisettesimo compleanno: auguri), a Zaytsev, al giovane Vettori, a Beretta e la festa va avanti per almeno una buona mezzora perché il piazzale del PalaMandela è sempre pieno di sostenitori festanti. E in attesa dell’arrivo degli eroi azzurri, c’è spazio per qualche foto, qualche applauso per la nazionale cubana che, però, lascia il PalaMandela (come era successo due giorni fa a Torino) senza lasciare traccia. Suo malgrado. Il momento attuale del team caraibico è sicuramente il peggiore della storia del volley caraibico. Quanto accaduto negli ultimi due anni più le recentissime forzate defezioni hanno partorito un quadro tecnico che definire disarmante è riduttivo. Nel team attuale ci sono solo tre ‘reduci’ del secondo posto al mondiale 2010 (Estrada, Mesa e Gutiererez e solo questo titolare come libero del team al mundial italiano) e, intorno, una nidiata di ragazzini, fisicamente magari già avanti ma acerbi loro malgrado, appunto, sia tecnicamente e  tatticamente.
Una squadra senza spina dorsale, impoverita anche da tanti errori (come era accaduto anche in gara uno) che hanno pesato ancor più in un match fondamentalmente non c’è mai stato. L’unico a non accorgersi di quanto stava accadendo sottorete (alias pochezza tecnica dei cubani e Italia padrona senza colpo ferire o quasi) è stato il primo arbitro polacco che al via del secondo set ha fischiato gli ‘otto secondi’ ad un cubano in battuta. Una regola che credevamo sepolta, anche se non ufficialmente, almeno dal buonsenso.
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