E’ stato più il coraggio o il dolore a farti decidere di smettere di giocare? "Forse il dolore, quello fisico ovviamente, e tanta fortuna e spiego subito il perché: il dolore alla spalla non mi ha mai abbandonato dal primo infortunio e la mia vita, anche privata, era diventata una sofferenza continua e mi costringeva a vivere in funzione di un’articolazione che di tornare normale non ne voleva proprio sapere e mi limitava moltissimo durante il gioco; fortunato perché la federazione e Mike Dodd (head coach della nazionale italiana nel momento del mio ultimo infortunio) mi hanno subito dato questa grande opportunità che mi ha permesso di restare nel mondo che più mi piace, quello del beach volley di alto livello".
In cosa ti trovi diverso tra l’essere giocatore ed allenatore? "Svegliarmi tutte le mattine senza dolori… a parte gli scherzi, mi sento più responsabile, più analitico nel modo di guardare le partite, e più nervoso durante le partite dell’Italia visto che non ho più la possibilità di scaricare la tensione in campo".
Rispetto a quando ancora giocavi tu, in cosa è cambiato il beach volley in Italia e all’Estero? "Beh, in Italia non sono cambiati i giocatori e mi sembra abbastanza preoccupante, visto che in campo spesso ci sono gli stessi con cui mi scontravo quando avevo 18 anni e loro erano già più grandi di me; credo che questo sia sinonimo di come il nostro sport avrebbe bisogno di un ricambio generazionale importante e di un movimento degno di nota. Sicuramente la crisi economica ha poi aggravato una situazione già abbastanza complessa. Con questo voglio dire che ci sarebbe bisogno di investitori in grado di poter dare nuova linfa al beach volley nazionale che meriterebbe un’attenzione maggiore. A livello mondiale, invece, ci sono poche novità a livello organizzativo e molto dal punto di vista dei regolamenti ma sarebbe troppo lungo da spiegare, mentre a livello di gioco l’evoluzione del beach volley mondiale sta seguendo la scia dello sport moderno in generale, ossia che si vedono sempre più giocatori dalle qualità fisiche straordinarie che solo pochi anni fa sarebbero stati considerati “alieni”.
Chi ti ha insegnato di più nel cambio di ruolo, Lequaglie o Paulao? "Ci spieghi le differenze tra i due? Mi scuso in anticipo se la mia risposta potrà sembrare un pò diplomatica o addirittura una sviolinata per tutti coloro che nominerò ma ciò che sto per dire è davvero ciò che penso e che ripeto sempre a chiunque mi chiede; sono stato FORTUNATO perché ho avuto la possibilità di vedere, provare, apprendere, valutare tante scuole di pensiero: la prima è stata quella italiana con Lequaglie, che è stato il mio allenatore per molti anni, si lavorava tante ore al giorno e ci si concentrava moltissimo sulla tecnica analitica; poi ho avuto Mike Dodd (scuola americana) per un anno trascorso in buona parte negli Usa, lavorando meno sotto il profilo tecnico e moltissimo sulla mentalità vincente, “quadrata”; e poi è arrivato Paulao con i suoi metodi verde oro che sono mix dei due precedenti, con l’aggiunta di molto lavoro fisico soprattutto in fase di preparazione. Beh penso proprio che tutti loro mi abbiano dato tantissimo e penso che non esista un metodo giusto o uno sbagliato, quindi mi limito a fare tesoro di ciò che ritengo giusto, interessante, produttivo, “rubando” un po’ da tutti gli insegnanti che avuto e restando sempre in perfetta sintonia con Paulao che sta facendo un ottimo lavoro e che mi sta dando tantissimo anche a livello personale non avendo esitato un attimo a volermi al suo fianco".
E’ indubbio che da quando le nostre nazionali sono passate nelle mani dei verde-oro siano arrivati i risultati che “contano”, è dipeso dal cambio effettivo dell’allenatore, oppure sono i giocatori effettivamente più forti di quanto non lo foste voi? "Penso che la scuola brasiliana sia la più vincente di sempre a livello mondiale quindi mi sembra fuori da ogni dubbio che Paulao e Lissandro non possano essere gli artefici di questi straordinari risultati che le nazionali italiane continuano a fare in giro per il mondo. Devo anche ammettere che hanno degli ottimi giocatori, fantastici, sicuramente più forti di quanto eravamo noi, ma siamo sicuri che qualcun altro li avrebbe saputi valorizzare come hanno fatto loro?".
Quella mancata Olimpiade è un vuoto della tua vita che non riuscirai a colmare oppure sei riuscito ad archiviarla e a passare oltre? "L'olimpiade di Pechino è stata una pagina importante della mia vita, ma d’altronde il passato non si può cambiare quindi sono tranquillo, e poi Londra da allenatore è stata indimenticabile".
Se non avessi giocato a beach volley cos’avresti fatto ( a parte pescare)? "La pesca è sempre e sarà sempre un pezzo importante delle mie giornate libere, però non saprei dirti cosa avrei fatto senza il beach volley perché sono troppe le cose che mi affascinano e mi incuriosiscono, forse il fisioterapista, forse il cuoco o forse il pescatore, chissà..".
Come mai non hai mai tentato con il volley? Forse in famiglia ne bastava già uno? (Parodi,cugino ndr)"In realtà ho fatto un po’ di pallavolo a livello giovanile ma avevo iniziato a praticare prima il beach volley con gli amici in spiaggia e per imparare meglio i fondamentali mi iscrissi a pallavolo nella società in cui allenava mio zio Roberto (papà di Simone) e dove palleggiava Tomas, l’altro mio cugino (fratello di Simone), quindi dopo questa parentesi familiare, e sempre con il chiodo fisso della sabbia, appena mi sentii pronto per giocare solo a beach volley abbandonai la pallavolo".
Se non ci fosse stata questa continuità con la nazionale, che, giustamente, dopo l’infortunio ha deciso di premiarti con il ruolo di coach, avresti intrapreso qualcosa inerente al beach?"Sicuramente si, il beach volley da quando ho 14 anni è la mia vita, non potrei immaginarla senza la sabbia sotto i piedi; e sicuramente continuerò anche quando finirà l’esperienza con la nazionale".
Capitolo Londra: hai mai avuto il pensiero di voler essere in campo piuttosto che sugli spalti? "No, mai, come detto prima il passato non si cambia, questo è un nuovo capitolo della mia vita e lo vivo da allenatore e non da giocatore, per me è stato fantastico essere lì al fianco dei ragazzi e di Paulao e non cambierei nulla di questa olimpiade. I ragazzi sono stati straordinari a reggere la pressione nonostante fossero la coppia più giovane dei giochi, io non so se sarei stato così lucido da giocatore".
A giorni inizierà la tappa romana al Foro Italico, luogo, dove, purtroppo, all’ennesimo infortunio alla spalla, hai dovuto dire stop. Rivedere quel campo che effetto ti fa? "Il Foro Italico è stato anche uno dei più bei ricordi che ho da giocatore perché è stato il primo world tour dopo l’infortunio di Pechino e il ricordo di tornare a giocare con Nicolai e facendo anche un buon piazzamento (quinto posto) è più forte di quello dell’infortunio dell’anno dopo. E poi il Foro è talmente bello che non si può avere un ricordo brutto di un luogo così magico, così pieno di storia e fascino; a mio parere è la tappa del circuito mondiale più bella degli ultimi dieci anni".
Nicolai e Lupo sono una realtà consolidata e una coppia temutissima dagli altri:qual è la loro carta vincente secondo te? "Penso che nella vita ci voglia anche fortuna, e che in questo particolare momento storico per il nostro sport Nicolai e Lupo siano anche stati fortunati ad incontrarsi (perché da soli non si vince), a poter unire le loro incredibili virtù e sfruttarle come solo i grandi campioni sanno fare per creare un team come l’Italianon aveva mai avuto; Paolo e Daniele sono ormai una realtà consolidata al vertice della classifica mondiale perché sono determinati, intelligenti, lavoratori, umili ma affamati di vittoria, e non ultimi straordinariamente talentuosi, chiunque vorrebbe lavorare con due atleti come loro. Questo è un altro dei motivi per cui mi sento fortunato".
In Italia si fa un gran fermento per via delle nuove regolamentazioni del C.I e dei piccoli montepremi in palio,secondo te,dove risiede una soluzione per tentare di ritornare ai fasti della gestione RCS? "Certamente il beach volley italiano non sta vivendo un bel momento come d’altronde tutti gli sport e tutti i lavori a causa della crisi che come uno tsunami ha investito tutto e tutti, tuttavia penso che qualcosa si potrebbe fare. Purtroppo non posso entrare nel dettaglio perché mi dilungherei troppo ma sicuramente posso dire che bisognerebbe puntare sui giovani, incrementare l’attività giovanile (a costo di chiudere quella seniores) visto che nelle svariate scuole di beach volley italiane (che ringrazio per tutto ciò che fanno per il nostro amato sport) per fortuna iniziano ad avvicinarsi tanti bambini e ragazzi. Se forse riuscissimo a ricreare una base forte di atleti giovani che si dedicano a questo sport a tempo pieno, che si comportano come veri professionisti, che vogliono investire tempo e fatica dando un immagine di professionismo a questo sport, forse si troverebbe anche qualche investitore che possa supportare il nostro movimento".
Grazie “ghetto”, ricordati di lasciare un po’ di spazio ai tuoi amici per una birretta, ok?Un video in meno e una mangiata con noi in più!!A Paulao ci penso io. "Lo sai che siete sempre nel mio cuore, anche se ci sentiamo poco.E come vedete, quell’inconsapevole talento è rimasto intatto assieme alla sua umiltà. Vai così Teo, sono sicura che questo sarà il fondamentale più importante che saprai trasmettere!".