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Iran, crescita tra euforia e affetto
Iran, crescita tra euforia e affetto
di Adelio Pistelli
16/07/2014
Perdere e tornare negli spogliatoi comunque con il cuore gonfio di felicità L’Iran arriva ad un passo dal tramortire Casa Russia ma, nei momenti più importanti del quinto set, Ghafour e soci sprecano palloni decisivi ed il sogno rimane a metà. E’ qui che Boban Kovac, battagliero coach degli iraniani dovrà lavorare in prospettiva. E’ sulla tenuta mentale, soprattutto, che la banda guidata in campo da uno straordinario Maroufl, regista sopraffino, deve crescere. Ma i cinquecento e più tifosi iraniani che si sono ritrovati all’interno del PalaMandela, hanno riservato alla loro squadra, prima un encomiabile sostegno poi regalato affetto e ammirazione anche se il tie break è finito a Casa Russia. Sostegno e affetto ad un team che continua a sorprendere per come sta in campo, per come lotta, gioca, difende, senza soluzione di continuità. L’orgoglio di una Paese emerge anche sottorete e la gente nata a Teheran e dintorni, adesso impegnata socialmente e professionalmente in Italia, si ritrova a Firenze e fa capire ai suoi eroi che, comunque vada, sarà sempre un successo. Ha ragione il preparatore fisico
Sati
che, da Perugia, è andato in Iran con il tecnico serbo: "
Ci siamo, ci rendiamo conto partita dopo partita che possiamo davvero fare ancora tanta strada. Poi, credetemi: lavorare in Iran è qualcosa di speciale. Un’esperienza meravigliosa e il loro amore per questa squadra non ha limiti. Pensate: dopo la vittoria in Brasile, al ritorno c’erano più di duemila persone all’aeroporto di Teheran
". Forse questa World League resterà una chimera, alla fine. Ma la presenza alla Final Six è un traguardo dichiarato e, siamo testimoni concreti di quanto lo stesso
Kovac
ci disse alla vigilia del primo test di World League a Trieste, contro gli azzurri:
"Vogliamo le finali di Firenze e so che possiamo arrivarci".
C’è arrivato, lui che aveva anche il gravoso compito di far dimenticare il più grande dei tecnici che avevano guidato l’Iran prima del suo arrivo: Velasco. Ci sta riuscendo, se volete e forse l’amarezza della sconfitta contro la Russia è già stata assorbita, o quasi. Già, Casa Russia: è sempre lei, cambiano i tecnici, i giocatori ma è sempre e comunque un team tanto indecifrabile quanto rognoso. E forte. Lo è nei singoli, se volete, perché il gioco dei russi non divertiva e non diverte. Ma il team è concretezza quando ci sono palloni che scottano e poi quando ci sono giocatori come Muserski _ un vero e proprio fenomeno – gente come Pavlov, o magari Spiridinov che, sarà pure indisponente ma è gente forte e decisiva, ecco che una sfida che fila via tra lunghissimi set, diventa proprietà della banda Voronkov, anche dopo tanta fatica e tanta imprecisione.
Non resta che capire adesso, cosa succederà da qui a poche ore per la superfida con il Brasile…
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