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Iran, un passo indietro e Usa in finale
Iran, un passo indietro e Usa in finale
di Adelio Pistelli
19/07/2014
La pressione, è un pericoloso compagno di viaggio. Lo è, soprattutto, per coloro i quali non sono abituati a conviverci e quando ti accorgi che sta facendo dei danni, il dado è tratto. Eccolo, in pillole, la cornice al quadro Iran. Un bel disegno, sicuramente accattivante ma che ha perso qualcosa nel momento in cui ha dovuto fare un primo importante salto di qualità. La critica (alias gli Stati Uniti) è stata impietosa aprendo varchi nella discontinua squadra di
Boban Kovac
nel giorno più bello ma anche il più difficile: ad un passo dalla prima storica finale di una competizione internazionale. Evidente la tenuta mentale che ha fatto acqua dai primi palloni contro avversari (gli americani) che, armati intanto di tranquillità e pazienza, si sono regalati l’ennesima finale. Un team, quello a stelle e strisce che ha costruito il prezioso successo con linearità di gioco e con lucidità tecnica. Poi lui,
Taylor Sander
, 196 centimetri e 80 chilogrammi di peso di vera esplosività. Il nuovo schiacciatore di Verona ha martellato senza soluzione di continuità mentre intorno a lui, il resto della compagnia Usa gestiva il match con semplici ma esemplari esecuzioni tecniche. E’ stata, gradualmente una passerella e nel terzo set
Anderson
e soci hanno maramaldeggiato su avversari in grave crisi di identità naufragati anche per demeriti proprio, psicologici e tecnici.
Una sconfitta che ridimensiona il disegno fatto attorno a
Maroufl
(palleggiatore tra i migliori al mondo) ed i suoi compagni; una sconfitta che fa fare un passo indietro ma se gestita nei modi migliori e, sperando di recuperare il centrale
Mousavi
infortunatosi nel secondo set alla caviglia, lo stop contro gli americani potrebbe servire come reazione per la finalina di domani (contro l'Italia) che alla fine, potrà essere sempre e comunque un grande primo traguardo per chi, solo un paio d’anni fa, era lontano anni luce da questo palcoscenico.
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