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Italia in finale tra crescita e talento
Italia in finale tra crescita e talento
di Adelio Pistelli
12/05/2012
“Ancora uno sforzo poi ci faremo un po’ di vacanza”.
Ottimismo allo stato puro nelle parole di
Samuele Papi
, uomo ombra di una Italvolley targato spensieratezza e determinazione. Domani gli azzurri andranno a caccia del pass olimpico. Era l’obiettivo minimo, la finale del torneo preolimpico di Sofia. Adesso è fatto concreto. Cercato, voluto, meritato.
E lui, questo ragazzino di trentanove anni (compleanno il prossimo 20 maggio) che vinceva il suo primo oro mondiale quando molti dei suoi attuali compagni andavano alle elementari, si ritrova a sorridere, divertirsi come una ventina di anni fa, mentre lascia l’impronta nel prezioso successo che vale, appunto, la caccia al pass olimpico. Probabilmente, quando a distanza di sei anni ha risposto presente alla nuova convocazione azzurra per portare esperienza e lusso tecnico, Papi non immaginava che una sera di metà maggio del 2012, avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche, tornare sottorete e fare ciò che, da metà degli anni novanta in avanti, lo ha fatto diventare il ‘fenomeno’.
L’infortunio di Parodi al polpaccio destro (quale gravità?) al via del secondo set poteva minare una semifinale molto delicata. Il 78% in ricezione ed il 60 in attacco messo in vetrina in un set e mezzo dal ‘Simo nazionale’ andava assolutamente salvaguardato. E allora, via la tuta e da preziosa alternativa della scacchiera azzurra, riecco Papi totalmente protagonista. Ricezione e attacco senza soluzione di continuità e proprio quando la Serbia stava provando a rientrare in partita. Ricezione e attacco, fondamentali in sinergia per il ‘maestro’, il ‘professore’ come è stato sportivamente salutato alla fine da un dirigente dello staff tecnico serbo. E intorno al ragazzino di trentanove anni, una squadra che ha vinto due volte questa preziosa partita: tornando ferocemente nel match dopo il terzo set e, mordendosi la lingua davanti ad alcune decisioni arbitrali da… rivedere. Applausi, insomma per un gruppo che appare in crescita tecnica, mentale e agonistica. Applausi a chi si regala la finale del torneo preolimpico portando al petto statistiche offensive da sballo come quelle di Lasko, Zaytsev, Fei con contorno di muri e battute, decisivi soprattutto nei primi due parziali. Dai nove metri aperta la prima crepa: per la Serbia.
La ricezione della Kolakovic band ha subito sbandato paurosamente e pur conservando un pizzico di dignità tecnica, ha costretto il suo palleggiatore ad una delle più brutte esibizioni da quando Petkovic ha preso il posto dell’insostituibile Nikola Grbic. Gioco serbo leggibilissimo e sprovveduto, muri azzurro impietosi: 9 nei primi due parziali. E magari lo stesso tecnico Kolakovic si batterà il petto per non aver tentato prima la carta Mitic in regia. Il ventenne di Belgrado (che recentemente era stato richiesto dalla neo promossa Perugia ma inutilmente per veto della Serbia) è evidentemente ancora acerbo. Mitic ha però mani diverse, più geniali di Petkovic. E tanta fiducia nei suoi attaccanti, soprattutto sul ventunenne Atanasijevic.
Eccolo, se volete, il ‘braccio di ferro’ con il quale s’è dovuta confrontare l’Italvolley, anche se solo per una sola parte di match. Per lui tanto futuro, che racconterà sicuramente la crescita di quello che appare il vero sostituto di Miljkovic.
Ma, per il momento, questa è un altra storia. Adesso l’attualità racconta soprattutto l’Italia che schiaccia sarà protagonista domani della finale che vale il viaggio a Londra 2012 sulla quale guarda una squadra in evidente crescita mentale e tecnica.
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