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Ivan Miljkovic: vincere e dire addio
Ivan Miljkovic: vincere e dire addio
di Adelio Pistelli
25/09/2010
Ivan Miljkovic
Ivan Miljkovic
Molto dipenderà ancora da lui.
Ivan Miljkovic
, anni trentuno lo scorso 13 settembre, eera e resta un punto fermo della Serbia nell’immediata vigilia del mondiale. Sarà il quarto per l’opposto serbo e, vista l’età, con la possibilità di giocare anche il quinto. "
No, stavolta lascio la nazionale. Mai dire mai ma ho maturato l’intenzione di farmi da parte per dare spazio a chi sta crescendo e bene".
E’ tornato dopo una estate di sola vacanza, la prima in dodici anni di impegni di club e nazionale. Torna e giocherà il mondiale in Italia, un Paese che gli manca e che aveva lasciato dopo due stagioni a Roma.
"Mi manca sportivamente, per la sua professionalità, per l’organizzazione. Il gioco, lo spettacolo sono un po’ scesi e ripenso al miglior mio livello di quando ero a Macerata, per esempio".
Una città, che Miljkovic si porta dietro, ovunque e che è tornata alla ribalta nei giorni in cui lasciava il campionato greco (l’ultimo dove ha giocato) e, guardava ad un nuovo team. "
Era il primo obiettivo italiano poi c’è stato Trento, Modena
– racconta –
ho avuto offertone dalla Russia, per finire in Turchia dove porterò avanti la mia seconda esperienza all’estero
(dopo la Grecia, appunto, ndr)
proprio perché quella fatta in Italia non la ritengo tale considerandomi, come dicevo, a casa mia"
. A diciannove anni era in Giappone per il suo primo mondiale con la maglia della ex Jugoslavia, a ventuno vinceva l’oro olimpico e, adesso, eccolo davanti ad una nuova manifestazione intercontinentale alla guida di un gruppo…
"Carico di giovani guidati da me e Nikola (Grbic, ndr) e insieme miriamo ad arrivare lontano, il più possibile. I favoriti? Brasile e Russia sembrano avere qualcosa in più di sei sette formazioni, tra cui l’Italia, che giustamente mirano al podio".
Parte da Trieste il sogno mondiale della Serbia ma intanto, in attesa di capire come finirà uno dei più equilibrati sei gironi che apriranno la rassegna 2010, Miljkovic apre a trecentosessanta gradi sulla pallavolo odierna.
"Manca lo spettacolo, l’emozione vera arriva solo dal ventesimo punto in poi, bisogna fare qualcosa perché un match venga più seguito. Creare subito emozioni e magari disputare quattro set a 15, chissà…".
Magari se succederà, Ivan lo saprà giocando i prossimi due campionati in Turchia o forse in Cina oppure in Giappone, tornei in agenda di Miljkovic e che dovrebbero mettere la parola fine alla suja carriera di schiacciatore. E per il dopo volley è già pronto anche per lei un posto in Federazione Serba? "
Non c’è ancora nulla e valuteremo l’eventuale offerta. La pallavolo mi ha dato tanto nel bel mezzo di una continua sfida con me stesso per dimostrare, inseguendo qualcosa di difficile, di riuscire ad ottenerlo. Sfida che prosegue anche
lontano dalla rete".
"A Belgrado mi sono iscritto all’università di International Business
– chiude l’opposto serbo -.
Sono quattro anni di studi via internet per provare poi a lavorare nel mondo dell’economia internazionale. E’ il mio nuovo traguardo per un altro salto di qualità. C’è da lavorare duro ma crescere ed imparare sono verbi che mi hanno fatto sempre compagnia".
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