Jack Sintini: "La Russia? Adesso spero solo di salvare Forlì"

di Adelio Pistelli

12/01/2011

Giacomo SintiniGiacomo Sintini
Giacomo Sintini
Sabato dall'altra parte della rete ritrova la Sisley. Un nuovo tuffo nel passato per Giacomo Jack (per gli amici) Sintini che solo qualche giorno fa ha rivisto la sua 'vecchia' Lube. "Contro la quale ho, abbiamo giocato un match molto brutto. Speriamo di fare bene contro Treviso. sarà la prima del girone di ritorno e se vogliamo salvarci è necessario prendere punti con chiunque". Dalla Russia con amore. Per la Romagna, la sua terra dove è nato (a Lugo) trentuno anni fa, dove ha iniziato a palleggiare e dove è tornato a (Forlì, appunto) con la voglia di vincere una sfida, personale e non solo. “Una volta maturata la possibilità di giocare dalle parti di casa, mi sono detto: fallo, ne vale la pena”.
Sintini era a Belgorod quando ha ricevuto una telefonata. Dall’altra parte della cornetta parlavano in dialetto romagnolo: “E al cuore non si comanda. Poi sarei tornato a giocare in A1, insieme a persone che mi conoscono da sempre, che mi hanno insegnato e dato tanto, alle quali sono legato”.  Ha preso il primo aereo ed è tornato nella sua realtà, quella che si porta dietro da sempre. A metà della scorsa estate aveva deciso di provare l’esperienza di emigrante del volley. “Stimolante e interessante” amava ripetere Sintini parlando dell’avventura russa che stava per intraprendere. L’aveva cercato il Belgorod di Schipulin, tecnico-padrone di una delle formazioni più celebrate della pallavolo russa: “Era una occasione professionale da provare – afferma ancora oggi -. E' vero, stavo giocando veramente poco e tutto ciò ha anche pesato sulla decisione di tornare in Italia. Però è una esperienza che rifarei subito. Con i dirigenti russi, lo staff tecnico, i giocatori ci siamo lasciati benissimo. Ma, adesso, sono a casa, apro le finestre e so che laggiù, dietro l’angolo c’è il mare, vedo Ravenna, la sua provincia. E poi farò
riposare un po’ mia moglie Alessia e mia figlia Carolina (di circa tre anni, ndr.) che negli ultimi mesi hanno preso più aerei di un manager giramondo”. E’ tornato a palleggiare a Forlì dove lo ha già fatto nel campionato 2000-
2001 ed ha ritrovato Piero Molducci, un tecnico che lo conosce da ragazzino. “Se riuscissi, un giorno, a giocare anche per Peppone Brusi (storico dirigente di Ravenna, dove Sintini è cresciuto ed ha giocato dal 1992, per otto anni ndr) chiuderei il cerchio all’ennesima potenza - dice con evidente emozione -. Però, adesso, mirino solo sull’attualità, c’è da provare a rovesciare l’attuale situazione di Forlì e vincere una sfida con un team che, credetemi, ha le giuste potenzialità per salvare la stagione”. E sabato chiede punti a Treviso. Dove, per il dopo Belgorod, poteva tornare a giocare come aveva fatto nel 2001-2002 (“ma c’erano troppi dubbi legati a situazioni venete ancora aperte”) e tutto ciò è solo cronaca, ormai, motivato com’è in prospettiva. E non solo per una delicatissima classifica da rimpinguare. A proposito di passato domenica Sintini ha rigiocato a casa Lube dove ha vinto lo storico scudetto 2006 “insieme ad una Supercoppa e una coppa Cev” aggiunge con entusiasmo.
Magari Sintini e Macerata non si sono lasciati al meglio, vero? “Vero ma si matura, i dissapori vanno via e restano solo io ricordi più belli. Un po’ come è successo a Perugia (dove Sintini era tornato a palleggiare dopo l’esperienza maceratese) sul finire della scorsa stagione e dove litigi e amarezze avevano schiacciato in un angolo soddisfazioni e gratificazioni maturate in sei anni di tornei umbri. “Sono esperienze che mi sono servite. Adesso, ho migliorato il mio modo di vedere le cose e valutare occasioni e opportunità. In questo momento sono al top psicologicamente e professionalmente. Sto bene, so di aver fatto la scelta giusta, non ho incertezze e vado sottorete con lucidità e tranquillità. Il resto non conta”. 
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