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La La T.E.CA.R. terapia (seconda parte)
La La T.E.CA.R. terapia (seconda parte)
Dr Cristani Alessandro, Dr.ssa Boldrini Elena Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena
16/11/2009
La verifica iniziata con la ricerca su PubMed di studi pubblicati nel mondo, inerenti all’efficacia della
Tecar terapia
sulle patologie dell’apparato locomotore degli atleti, è proseguita esplorando il sito della società UNIBEL, detentrice dei brevetti Tecar; un loro marchio, Human Tecar, è rintracciabile nella sezione “La Ricerca scientifica”. Vi si legge che questa metodica “si basa su di un metodo scientifico e rigoroso in continua evoluzione; a convalidarne gli effetti biologici e i risultati ottenuti nelle patologie più frequenti intervengono numerose Università italiane (sette) e straniere (tre) con ricerche e sperimentazioni testimoniate dagli studi e dalle evidenze cliniche pubblicate”.
L ’elenco “di alcune delle principali pubblicazioni” è costituito da 25 studi, dei quali solo 6 riguardano la Medicina dello Sport; sfortunatamente l’elenco riporta i solo titoli dei lavori e dove sono stati condotti. Manca il nome delle riviste su cui sono stati editi, il nome degli autori e la data di pubblicazione. Per recuperare a questi dati si è ricorsi ad Internet ed, in realtà, si scopre che la Rivista interessata è una sola e con un solo lavoro (3): si tratta di Medicina dello Sport (pubblicazione segnalata su Excepta Medica, con impact factor 0,100). Nelle conclusioni si segnalano gli ottimi risultati in termini di rapidità di risoluzione del quadro clinico-sintomatologico ed ecografico nel trattamento della patologia muscolare e traumatica dell’atleta. Tuttavia gli Autori segnalano che non è stato possibile effettuare una indagine statistica sui tempi di recupero a causa della scarsa letteratura reperibile sull’argomento e che pertanto il giudizio sui tempi di recupero (definiti estremamente rapidi) è basato sulla loro esperienza. Gli altri 4 lavori sono verosimilmente parte di un testo o di atti di un convegno, pubblicati in una sezione denominata “evidenze scientifiche”. L’ultimo lavoro, infine, è semplicemente una tesi di Laurea.
Inoltre, raccolti sotto il titolo “
INDIBA HYPERTERMIA
” (capacitive-resistive electric transfer) si trovano altri lavori che si interessano di Medina Sportiva, Traumatologia, Riabilitazione: uno già citato (3) ed un’altro (4), edito sempre su Medicina dello Sport, in cui l’Autore afferma che detta terapia non è certamente la panacea ma piuttosto un utile strumento nel trattamento delle lesioni da sport dell’apparato locomotore e le cui peculiari caratteristiche la rendono efficace dove altri trattamenti hanno fallito.
Segnalo infine che un testo di grande valore internazionale come “Clinical Sports Medicine” del 2007 non prende in considerazione, tra le tecniche fisioterapiche, questa metodica.
Per concludere
: dopo avere eseguito una valutazione complessiva degli studi riportati (ci scusiamo se altri ci sono sfuggiti, cosa possibile, se non indicizzati su PubMed) siamo convinti possa essere utile fare alcune considerazioni. Queste ci appaiono indispensabili se si vuole “sdoganare” questa metodica da una esclusiva italianità e dai dubbi che questa dipenda dalla difficoltà/incapacità di supportala scientificamente a livello internazionale.
Infatti il resoconto di quanto trovato in letteratura non ci sembra tenere in adeguata considerazione lo sviluppo ottenuto negli ultimi anni dalla medicina basata sull’evidenza (EBM), evolutasi per migliorare la medicina tradizionale, ancor oggi, in parte, basata sulle impressioni, sulle intuizioni, sulla esperienza personale. La EBM “cerca conferme attraverso gli studi clinici controllati, ripetuti più volte per poter realizzare metaanalisi, e gli studi osservazionali eseguiti in condizioni di pratica medica corrente”. Questi studi, a loro volta, vengono selezionati in base al loro valore da Riviste che hanno diversi gradi di importanza (impact factor: misura la frequenza con cui la rivista è stata citata in un dato periodo di tempo, è frequentemente usato come indicatore dell’importanza di una rivista nel suo campo) e quindi “di stabilire quali tipi di diagnosi, di trattamenti strumentali, di riabilitazione abbiano più probabilità di essere utili all’atleta” (5).
I veri nemici della EBM sono due: il primo è rappresentato dalla mancanza di dati raccolti in maniera metodologicamente corretta per supportare una indagine; il secondo è la pubblicità che è una forma di conoscenza distorta a favore di chi vuole vendere qualche cosa. A volte sul Web la pubblicità (o propaganda) viene spacciata per informazione e finisce per esercitare un’ influenza negativa sui medici e sui pazienti.
Alla EBM va riconosciuto il merito di avere fatto crescere la consapevolezza che per garantire un qualsivoglia intervento di buona qualità tutti i professionisti che operano nel settore sanitario devono avere un accesso rapido e facilitato ed informazioni attendibili sulla efficacia delle metodiche e degli interventi praticati.
Per rispettare queste indicazioni non sono certo utili semplici protocolli o linee guida comportamentali; chi lavora in questo settore deve mettere in opera studi eseguiti in modo aggiornato, utilizzando una ampia e ben selezionata casistica, confrontando tra loro le varie metodiche e la tecar versus placebo. I dati ottenuti dovranno quindi essere validati dalla comunità scientifica; un percorso virtuoso, il solo in grado di consentire che le migliori informazioni sulla efficacia delle cure siano di aiuto ai Medici dello Sport ad elaborare strategie di comportamento esplicite e condivise. Questa metodologia di riferimento non sembra avere trovato applicazione nella verifica della validità terapeutica della metodica t.e.ca.r., per cui il giudizio sulla sua efficacia nel trattamento delle patologie dell’apparato locomotore negli atleti, resta inevitabilmente sospeso.
BIBLIOGRAFIA
3) Mondardini P, Tanzi R, Varardi L. New methodologies in treatment of athletes trauma-
tic muscolar pathology.CRET therapy. Medicina dello Sport 1999;52:201-213.
4) Ganzit GP New methods in the treatment of join-muscolar pathologies in athletes: CRET
Therapy. Medicina dello Sport 2000;53;4:361-67.
5) Garattini S. L’importanza delle prove. Clinical Evidence BMJ Publishing Group 2000
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