La mia esperienza di allenatore a Genova

di Franco Bertoli

21/05/2012

Franco Mano di Pietra Bertoli  Franco Mano di Pietra Bertoli
Franco Mano di Pietra Bertoli
In un tranquillo pomeriggio con i figli, mi telefonò un amico agente dicendomi che la Carige Genova di A2 cercava un allenatore per l’ultima parte del campionato e i play off. Poco dopo mi chiamò il dirigente della squadra per fissare un appuntamento a Genova, per il pranzo del giorno successivo, al fine di conoscerci e valutare il progetto. A tavola parlammo di tanta pallavolo e risorse umane, per arrivare ad un accordo verbale che pochi minuti dopo sottoscrivemmo nella sede della stessa società. Avevo già la valigia con me per fermarmi: mi sistemai in hotel e andai al mio primo allenamento. Mi ritrovai così in spogliatoio dove venni presentato ai giocatori ed allo staff tecnico. Non erano passate nemmeno 24 ore dal primo contatto ed ero già operativo. Fantastico!!
Come mai tornavo ad allenare? Era da tempo che ci pensavo ed avevo messo in giro la voce di una mia disponibilità a tornare in panchina. Galeotto era stato un pranzo con l’amico Julio Velasco, avuto come allenatore per quattro anni: mi aveva emozionato ascoltarlo, mentre con passione mi raccontava della sua esperienza in Iran. Ci eravamo confrontati, gli avevo raccontato di me… mi ero ascoltato, sentendo rinascere in me la voglia di tornare sul campo ad allenare e vivere quelle emozioni.
Mi ero avvicinato anche alla FIPAV Friuli Venezia Giulia, ascoltando e parlando delle problematiche tecniche giovanili della regione. Presenziando al loro regional-day, insieme al tecnico della nazionale Berruto ed al tecnico regionale Schiavon e alle varie rappresentative giovanili, mi ero appassionato e fatto coinvolgere sui temi e sulle proposte tecniche per la crescita qualitativa e numerica dei nostri piccoli pallavolisti maschi.
Trovarmi così in spogliatoio a guidare un gruppo di giocatori in parte delusi dalla stagione fino a quel punto, con la fiducia di dirigenti seri come Augusto Bruschettini e Dario Lantero, in una città come Genova, era per me una bellissima occasione. Avevo anche valutato la qualità tecnica della squadra, che annoverava tra le sue fila giocatori con una storia importante, e questo mi aveva fatto credere in risultati importanti, nonostante la fattualità del salire su un treno in corsa.
Abbiamo giocato insieme sette partite, quattro vinte e tre perse, con un'intensità emotiva altissima, anche perché sei di queste erano play off. Nel corso di quell'arco di tempo i giocatori sono stati disponibili ad ascoltare ed applicare quei correttivi tecnici che ho proposto loro, congiuntamente al lavoro sulle proprie motivazioni personali e di squadra, che, a quel punto della stagione deludente, erano importantissime.
Con me ha lavorato uno staff tecnico di grande qualità, a partire dal mio assistente Claudio Agosto, alla Scaut Man Antonella Ippolito, al preparatore Simone Fornari ed al fisioterapista Carlo Ramponi. Chiaramente anche per noi non è stato facile trovare l’intesa massimale in così poco tempo, ma, grazie alla passione, professionalità e disponibilità, non posso essere che soddisfatto di quanto abbiamo creato.
Vorrei ringraziare il capitano della squadra Massimo Pecorari, rappresentante di tutti i giocatori, perché per me ha rappresentato, insieme all’alzatore Marco Nuti, un riferimento costante, serio e professionale di altissimo livello e poiché entrambi, con la loro fiducia umana e tecnica, mi hanno dato tantissimo sotto molti aspetti.
Dal punto di vista tecnico ed organizzativo, di quello che ho visto di interessante in A2 potremmo parlare un’altra volta!!
Un caro saluto,
Franco Mano di Pietra Bertoli
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