La preparazione alla competizione

Dr Cristani Alessandro Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena

16/10/2008

La preparazione alla competizione
L’obiettivo che ogni atleta desidera raggiungere, durante una competizione, è quello di poter gareggiare al suo massimo livello. Una assai ampia gamma di fattori sono in grado di sminuire la capacità di performance; tra questi, per importanza, vanno segnalate le scelte alimentari. Nel merito può essere introdotto il concetto di “ dieta per la gara” basata sul principio che è necessario attivare strategie nutrizionali atte a ridurre o dilazionare gli effetti indesiderati di una intensa attività fisica.
La scienza dello sport ha individuato i fattori di rischio che possono condizionare la prestazione; con queste conoscenze gli atleti possono essere guidati a scegliere le strategie nutrizionali (prima, durante e dopo la gara) adatte a minimizzare o dilazionare la comparsa della fatica ed a contenere la riduzione delle capacità di performance.

Fattori nutrizionali associati alla fatica o alla riduzione della prestazione durante la gara

- deplezione dei depositi di glicogeno nei muscoli attivi
- ipoglicemia
- altri meccanismi che generano la “fatica centrale” e che riguardano i neurotrasmettitori (vedi articolo del 16\4\08)
- disidratazione
- iponatremia
- disturbi gastrointestinali

Il rischio che uno o più di questi inconvenienti si realizzi durante una gara dipende da questi fattori:

- la durata e la intensità della competizione
- le condizioni ambientali (temperatura, umidità)
- il grado di allenamento dell’atleta
- le caratteristiche individuali
- il successo delle strategie nutrizionali attuate prima e durante la gara

Se è agevole valutare i fattori fisiologici che possono limitare la performance in sport semplici (corsa, ciclismo) non lo è per gli sport complessi (pallavolo, tennis, calcio etc) in quanto questi ultimi non sono riproducibili in laboratorio. Tuttavia le conoscenze attuali ci consentono di attuare strategie dietetiche che, a seconda delle caratteristiche della competizione, rendano minimo il rischio di una sia pur lieve deplezione di liquidi, assicurino la disponibilità metabolica del pool di glicogeno, prevengano possibili disturbi gastro-intestinali.

Combustibile pre-competizione

La causa principale che determina la comparsa della fatica è la deplezione dei depositi di carboidrati (CHO); ottimizzare, con una dieta appropriata, lo stato dei depositi nei muscoli e nel fegato di questa sostanza è il più importante obiettivo da raggiungere (1). Il valore a riposo del glicogeno muscolare in atleti allenati è 100-120 mmol\kg, mentre la quota di glucosio sintetizzata è di circa 5 mmol\kg\ora
In assenza di danni muscolari i depositi di glicogeno muscolare possono essere ricostituiti con 24 ore di riposo ed un adeguato apporto di CHO (7-10 g per kg di massa corporea al giorno). Questi depositi appaiono adeguati a garantire il carburante muscolare per competizioni della durata di 60-90 minuti; ottenere livelli di glicogeno supercompensati non aumenta la capacità prestazionale.
Fin dal 1960 è stato possibile misurare direttamente, con una biopsia, la quantità di CHO presente nei muscoli; recentemente con la spettroscopia in Risonanza Magnetica è possibile farlo indirettamente, in maniera non invasiva.
Gli studi condotti, utilizzando questa metodica, sulla sintesi del glicogeno hanno rilevato che esiste una risposta bifasica. Questa si caratterizza con una fase precoce e rapida che avviene nella prime 24 ore ed è non insulino-dipendente, seguita da una fase lenta (insulino-dipendente) che dura alcuni giorni.
Non molti anni fa è stato scoperto che nei muscoli vi sono due distinti pool di CHO e questo ha permesso di elevare le nostre conoscenze su come avviene la sintesi e la utilizzazione del glicogeno. I ricercatori hanno individuato nella glicogenina l’innesco per la sintesi del glicogeno ed è il suo ammontare che determina quanto glicogeno la cellula può immagazzinare.
Questa proteina agisce sia come “core”della molecola di glicogeno sia come attivatore dell’enzima che innesca la autoglicosilazione (2).
L’iniziale accumulo di glucosio + glicogenina forma il proglicogeno, molecola di dimensioni relativamente ridotte. L’accumulo del proglicogeno è preminente durante la prima fase (prime 24 ore) e risulta sensibile al rifornimento di CHO che avviene con la dieta (3). Durante la seconda fase dell’accumulo di glicogeno l’immagazinamento avviene coinvolgendo maggiormente il macroglicogeno, una molecola di glicogeno con una maggiore quantità di glucosio per ogni core di glicogenina. Questo aumento del pool del macroglicogeno si realizza nei muscoli dopo 2-3 giorni di elevato apporto di CHO.
Inoltre le ricerche eseguite indicano che i pool del proglicogeno e macroglicogeno sono metabolicamente distinti e si suppone che il proglicogeno sia la piccola e dinamica forma intermedia del glicogeno, mentre il macroglicogeno è la forma più rappresentata nei depositi

Non tutti gli atleti assumono con la dieta quantità di glicogeno adatte a massimizzare i depositi; in particolare le donne, le quali spesso riducono l’apporto energetico per controllare i livelli di grasso corporeo.
Questi atleti\e vanno educati a rimuovere le restrizioni dietetiche e a privilegiare una dieta ricca di CHO prima della competizione. Infine va posta attenzione ad evitare, il giorno prima della gara, sessioni di allenamento che possano causare danno muscolare, poichè, se questo accade, interferisce con l’accumulo di glicogeno.
(continua)
BIBLIOGRAFIA

1) Jentiens RLPG, Jeukendrup AE. Effects of pre-exercise ingestion of trehalose, galactose and glucose on subsequent metabolism and cycling performance. Eur J Appl Physiol 2003;88:459-65.
2) Alonso MD, Lomako J, Lomako WM. A new look at the biogenesis of glycogen. FASEB J 1995;9:1126-37.
3) Adamo KB, Graham TE: Comparison of traditional measurements with macroglycogen and
proglycogen analysis of muscle glycogen. J Appl Physiol 1998;84:908-13.
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