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La seconda parte della sindrome da overtraing
La seconda parte della sindrome da overtraing
Dr Cristani Alessandro Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena
20/02/2009
La sindrome da overtraining è universalmente ritenuta un disordine correlato allo
stress
che si instaura quando si rompe l’equilibrio tra allenamento intenso e recupero (3).
La maggior parte degli studi eseguiti si sono interessati alla ORS, ottenendo un ampio consenso sulla seguente ipotesi eziopatogenetica (causa e meccanismo di sviluppo della malattia): l’allenamento intenso/competizione determina un trauma ripetitivo a livello muscolare e scheletrico, responsabile dell’attivazione di un processo infiammatorio locale. Nel caso che lo stimolo (allenamento) persista, la risposta infiammatoria diventa sistemica; questa è sostenuta da un gruppo di molecole chiamate citochine, provenienti dai tessuti traumatizzati (muscoli, cartilagini, ossa). E’ recente l’ipotesi che queste, in un secondo tempo, abbiano anche la straordinaria funzione di coordinare i differenti sistemi corporei (intra ed extracerebrali) per ottenere la risoluzione della sindrome (4).
Supporti diagnostici: sono di varia natura e con un grado di affidabilità variabile dal basso al medio.
1) di tipo biochimico: la riduzione della concentrazione del lattato ematico, la deplezione del glicogeno muscolare, la sideremia, la transferrinemia sono stati indicati ma mai confermati come attendibili marcatori.
2) di tipo ormonale: il testosterone ed il cortisolo vengono rilasciati in risposta ad un esercizio ad alta intensità sia aerobico che anaerobico. Questi 2 ormoni hanno effetti opposti sul metabolismo muscolare, sulla sintesi proteica e sulla crescita. Si ritiene che il loro rapporto indichi l’equilibrio tra attività androgenica-anabolica (testosterone) e catabolica (cortisolo), pertanto è considerato un buon indicatore dell’effetto positivo o negativo dell’allenamento (5); in particolare se il rapporto scende al 30% o ancora meno è considerato diagnostico.
3) di tipo immunologico: vi sono molti rapporti di tipo anedottico che segnalano una maggiore suscettibilità alle malattie ed infezioni, ma vi è poco a sostegno di questa ipotesi; in particolare molti autori hanno preso in considerazione la conta dei leucociti e la loro formula ma senza ottenere certezze sulla validità diagnostica di questi dati.
4) di tipo psicologico: ansietà, depressione, mancanza di motivazioni, apatia, irritabilità, incapacità di rilassarsi sono i sintomi che caratterizzano la OTS.
Sfortunatamente, non esiste un test specifico per diagnosticare l’overtraining, quindi bisogna affidarsi ad una serie di parametri clinici e di laboratorio che, utilizzati in combinazione, possono aiutare a monitorare e a prevenire lo sviluppo della OTS.
Probabilmente il più semplice ed efficace modo per monitorare la ORS e la OTS è l’autoanalisi eseguita dall’atleta stesso, pertanto va invitato a redigere un
diario con le notizie da raccogliere giornalmente
- dettagli sull’allenamento: distanza, durata, velocità, intensità percepita, frequenza cardiaca, tensione arteriosa durante e dopo l’esercizio
- spazio per il commento dell’atleta sull’allenamento: il piacere e la capacità di far fronte all’impegno
- utilizzando una scala da 1 a 7 specificare il grado percepito di benessere, fatica, stress, qualità del sonno, indolenzimento muscolare, irritabilità
- eventuali cause di stress e di insoddisfazione
- malattie, infortuni e nelle donne, caratteristiche del ciclo mestruale
Prevenzione dell’overtraining:
E’ basata nel riuscire a mantenere un corretto rapporto tra il carico lavorativo e la fase di recupero/rigenerazione; pertanto risulta essenziale la conoscenza del problema, in tutti i suoi aspetti, da parte dell’allenatore e del preparatore atletico e la stretta collaborazione tra questi ed il team medico.
Terapia
Appena vi è il fondato sospetto della presenza di una ORS\OTS l’atleta va messo a completo riposo e gli va raccomandato di dormire quanto più possibile nelle successive 48 ore, mantenendo una adeguata idratazione ed un elevato apporto di carboidrati. Un successivo soggiorno di 3-4 giorni in un welness center è raccomandabile; in questo periodo, quale supporto terapeutico, vanno utilizzate le tecniche rigenerative costituite da massaggi, idroterapia, relax. Se la sindrome non è severa, questo periodo, di circa una settimana, è sufficiente per guarire e riprendere ad allenarsi, con rinnovato vigore.
Se, sfortunatamente, questo non dovesse accadere e la fatica avvertita non si riduce, è verosimile che la OTS si sia realizzata e per risolverla possono essere necessarie settimane o mesi. Il trattamento richiede, come visto, una attenzione quotidiana al riposo, alla dieta, alla quantità dei liquidi assunti e, spesso, anche di un supporto psicologico.
BIBLIOGRAFIA
3) Angeli A, Minetto M, Dovio A. The overtraining syndrome: a stress related disorder. J Endo-
Crinol Invest 2004; 27(6): 603-12.
4) Smith LL. Tissue trauma: the underlying cause of overtraining syndrome? J Strength Cond Res
2004; 18(1): 185-93.
5) Mackinnon LT, Hooper SL, Jones S. Hormonal, immunological and haematological responses
to intensified training in swimmers. Med Sci Sports Exerc 1997; 29: 1637-45.
precedente:
Il programma della prossima giornata di serie A1 e A2 femminile
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La sesta di ritorno della A2 donne: Piacenza non perde un colpo
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