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La terza guerra mondiale
La terza guerra mondiale
22/03/2020
Stiamo vivendo la più grande crisi globale della nostra generazione, in un clima surreale di terrore: coprifuoco con altoparlanti che invitano a restare in casa, bollettino dei morti quotidiano come accadeva ai tempi di Radio Londra, strade (quasi ovunque) deserte, campane che da più parti rintoccano a lutto interrompendo silenzi che mettono i brividi. Purtroppo stavolta non si tratta di un film di fantascienza, ma della nostra triste e preoccupante realtà. Stiamo vivendo la terza guerra mondiale, non vedo altre chiavi di lettura: l’unica differenza rispetto al passato consiste nel fatto che non ci stiamo stupidamente sparando l’un l’altro, in quanto il nostro nemico comune è un maledetto virus tanto subdolo quanto contagioso. E non è vero che andrà tutto bene, perché comunque vada a finire – sperando che vada a finire presto – non è andata affatto bene.
TANTI INTERROGATIVI. La mia mente e credo anche le vostre sono attanagliate da mille e mille dubbi, senza risposte plausibili, ubriacate da informazioni spesso contraddittorie tra loro anche dal punto scientifico, con esperti che dicono tutto e il contrario di tutto. Credo non ci sia bisogno di fare nomi, tanto ormai li conosciamo fin troppo bene. Perché non siamo intervenuti prima sistematicamente se il problema era così grave? Perché non si sono informati bene e prima da chi il problema lo stava vivendo in maniera seria? Perché le superpotenze si accusano reciprocamente di aver scatenato la pandemia? Perché altri Paesi come la Spagna si sono fatti travolgere adesso dal problema nonostante ci fosse già a far tremare il mondo l’esempio italiano? Perché la Germania è sempre un passo avanti anche dal punto di vista ospedaliero? Perché qualche premier in giro per l’Europa ha detto che bisognava prepararci a perdere i nostri cari? Perché in Lombardia il tasso di mortalità è la più alta del mondo? Perché il problema è più grave dove c’è il maggiore tasso di inquinamento? Perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetuto fino a poco fa che “il rischio di pandemia era basso o addirittura molto basso”? Perché qualcuno non ha ancora capito che deve rispettare le regole pure per rispetto civico? Perché non pensiamo più spesso a quelli che - nonostante tutto - sono costretti ad andare ancora al lavoro ogni giorno? Perché qualcuno continua a ripetere che “colpisce solo gli anziani”? Perché abbiamo tutti amici intubati in ospedale, anche giovani? Perché abbiamo mandato in pensione troppo presto un’infinità di medici e non li abbiamo mai rimpiazzati? Perché dobbiamo costringere moltissimi medici a sporgere denuncia per l’inadeguatezza delle condizioni in cui sono obbligati a operare? Perché abbiamo effettuati tagli continui alla sanità e mettiamo soldi per salvare aziende fallite de facto da anni? Perché in Giappone aziende come la Sharp hanno convertito a inizio mese la produzione abituale di display per fare mascherine e da noi nessuno ci ha mai pensato? Perché abbiamo dovuto far arrivare le mascherine dalla Repubblica Ceca e non siamo stai in grado di farle noi? Perché in qualche città come Bergamo non possono neanche dare degna sepoltura ai loro cari? Perché qualche idiota continua a scrivere cazzate sui social del tipo “così l’Inps sarà contenta”? Perché sempre sui social circolano nomi di farmaci miracolosi per combattere il Covid-19 e nessuno blocca le fake news? Perché non si capisce che stare in casa è il minore dei sacrifici? Perché stanno massacrando il popolo delle partite-Iva, cui appartiene peraltro gran parte dei nostri figli? Perché tra i negozi che resteranno aperti ci sono i tabaccai, e lo dico senza i preconcetti del non-fumatore? Perché quando tutto sarà finito molte aziende non ce la faranno ad andare avanti, soprattutto le piccole? Perché non hanno chiuso le borse? Perché i nostri politici, tutti, invece che litigare (o nascondersi) non creano una task force qualificata per capire cosa deve fare l’Italia? Perché… perché… potrei andare avanti all’infinito, in ordine sparso. Scusate, ma sto davvero impazzendo, come forse sta succedendo a molti di voi, indipendentemente dal credo politico e religioso. Io moltissime risposte ancora non le ho. Almeno risposte certe.
LA VITA E’ CAMBIATA. Un miliardo di persone confinate in casa in tutto il mondo regalando scene apocalittiche: tutto chiuso da tante parti, compreso a New York, il centro del mondo. Sono mutate radicalmente le nostre abitudini, però stare in casa non credo obiettivamente rappresenti oggi il principale dei problemi: basta organizzarsi, anche professionalmente grazie ai mezzi che ci regala la tecnologia. Il problema vero lo stanno vivendo i tanti ammalati che purtroppo crescono giorno dopo giorno in Italia e nel mondo: chi sta bene deve ritenersi fortunato e stare con le antenne ben dritte, senza commettere leggerezze, evitando di sottovalutare un nemico tanto oscuro quanto aggressivo come questo maledetto virus. Che ha cambiato per sempre la nostra vita, e soprattutto quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Questa è una delle poche certezze che ho in questi giorni costellato da dubbi continui.
UN GRAZIE INFINITO. Il nostro ringraziamento infinito deve andare a tutti gli operatori che in questo momento si stanno sacrificando per noi, mettendo a rischio la loro esistenza. Medici, infermieri, operatori sanitari, Protezione Civile, Croce Rossa, Forze dell’ordine tutte, tutti comprensibilmente ormai allo stremo. E spesso purtroppo mandati letteralmente allo sbaraglio, senza le necessarie protezioni, il che determina il numero di morti anche tra di loro che purtroppo aumenta ogni giorno. Vorrei abbracciarli idealmente tutti quanti e complimentarmi con i medici e gli infermieri di Reggio Emilia, la mia città natale tormentata come altre e più di altre dal coronavirus: hanno pensato di andare a dormire le poche ore che verranno concesse loro in albergo e non a casa, animati dallo scopo di preservare le loro famiglie. Bravi, anzi bravissimi.
LO SPORT FERMO. In tutto questo contesto pazzesco ovviamente lo sport passa in secondo piano, anche se noi addetti ai lavori dobbiamo comunque pensarci. E’ tutto fermo, in tutto il mondo, e non è dato sapere quando potrà ripartire. Come sempre nei momenti di emergenza si scatena il caos, con un’infinità di pareri discordanti. Sarà solo la situazione sanitaria a determinare se e quando si potrà riprendere a giocare, se potranno essere completati i vari campionati con le formule più fantasiose, se andrà in scena l’Olimpiade giapponese il cui inizio è calendariato per il 24 luglio: in questo momento Tokyo 2020 è davvero a rischio di essere quanto meno rinviata, visto che addirittura gli Stati Uniti stanno manifestando l’intenzione di posticiparla (e loro muovono giganteschi interessi economici per la rassegna a Cinque Cerchi, in primis con gli sponsor e con i diritti tv che paga il colosso Nbc). Il Cio dovrà farsene suo malgrado una ragione.
A TEMPO DI SOCIAL. Visto che siamo tutti costretti a stare rintanati in casa ho pensato di raccontarvi qualche piccola storia di pallavolo sui social. Io non faccio il medico o l’infermiere, altrimenti sarei anche io in prima linea: ha sempre fatto il giornalista e cerco di continuare a dare un piccolissimo contributo con quello che credo di saper fare. Se ne avete voglia e vi può regalare un piccolo piacere, potete trovarmi su Twitter, su Instagram, su Youtubee su Facebook, dove c'è anche la mia pagina Lorenzo Dallari Volley.
Buona pallavolo e buona fortuna a tutti!
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