Lettera aperta a Massimo Barbolini

19/11/2009

Massimo BarboliniMassimo Barbolini
Massimo Barbolini
Caro Massimo,
è un po’ che penso di scriverti. Volevo dirti che sei proprio bravo: lo sai perché a quattr’occhi ti ho già espresso questo concetto senza tanti preamboli, ma a volte ripeterlo non fa male. Ci conosciamo da tantissimi anni, da quando tu eri uno sbarbato assistente – ma futuribile – assistente di Julio Velasco sulla panchina dell’allora Panini Modena e io facevo le telecronache di quella mitica squadra per Antenna 1: quattro anni con quattro scudetti consecutivi dal 1986 al 1989, dopo dieci anni di digiuno. Una splendida cavalcata che ha arricchito pallavolisticamente tutti quanti, negli anni immediatamente precedenti il boom della nazionale maschile. Un periodo indimenticabile, durante il quale abbiamo approfondito la nostra reciproca conoscenza, facendo anche qualche fantozziana telecronaca da studio in differita: la più memorabile è stata un Cus Torino-Panini, c’era ancora il cambio palla e non c’erano i punteggi in sovraimpressione. Alla fine del primo set ci siamo accorti che avevamo sbagliato un’azione all’inizio e siamo arrivati a 15 con qualche azione di anticipo dovendo ripartire dall’inizio (in onda non si è avvertito nulla perchè era tutto registrato, ma lo stesso errore l’abbiamo commesso anche nel terzo set: per farla breve abbiamo impiegato un pomeriggio per commentare un 3-0…). Storia di altri tempi, bellissimi per tutti noi, e non solo perché eravamo più giovani: si viveva di sogni, c’erano meno beghe di cortile, c’era un entusiasmo pazzesco, c’era spirito di corpo tra tutti quelli che amavano il nostro meraviglioso sport, oggi troppo spesso vittima di personaggi che con la pallavolo non ci azzeccano nulla.
Da quei giorni ne è passata di acqua sotto i ponti: tu hai subito spiccato con coraggio il salto andando ad allenare gli uomini prima ad Agrigento e poi a Spoleto passando per la tua Modena: nel 1993 il salto alla femminile, di cui sei diventato il re incontrastato. Scudetti e Coppe di ogni tipo a Matera, un’incredibile Coppa Confederale a Roma nel 1997 (lo sai che ti ripeto spesso che questo è il più grande risultato della tua splendida carriera, lo penso davvero!), e infine la cavalcata decennale a Perugia, dove hai vinto tutto il possibile. Da lì il grande salto alla nazionale: ricordo ancora la telefonata con il presidente federale Carlo Magri dopo la sua decisione di sollevare dall’incarico Marco Bonitta, il ct campione del mondo con l’Italia nel 2002 a Berlino: “Il migliore per salire su questo treno in corsa è senza dubbio Barbolini, fidati, anche se è modenese è bravo…” ti ho detto. Sì, perché Magri fatica ancora a dimenticare i tempi della rivalità tra la sua Parma e la città della Ghirlandina, questo deve ammetterlo. Non voglio dire che quelle parole siano state decisive, ma senza dubbio la decisione assunta da lì a qualche ora è stata una delle migliori della sua gestione federale. Da quel momento hai iniziato a imporre la tua legge alle azzurre, fatta di tanto lavoro e di poche chiacchiere, anche pubbliche. Non perché tu non sappia o non ti piaccia parlare, semplicemente perché sei fatto così: quando sei venuto a commentare le partite per Sky Sport sei sempre stato bravo e di certo la tua esperienza non è destinata a terminare a breve, anche perché ti porta bene, dovrai riconoscere.
Da quando sei allenatore della nazionale hai fatto diventare la tua squadra l’emblema positivo dello sport italiano, fatto di grazia abbinata alla potenza, di voglia di vincere abbinata all’umiltà, di determinazione abbinata alla programmazione. L’unico incidente di percorso è stata la sventurata Olimpiade di Pechino, nella quale tutti i sogni si sono infranti contro gli Stati Uniti. Una brutta botta per tanti, uno stimolo per migliorare per te e le tue fantastiche ragazze, con le quali quest’anno hai fatto percorso netto: 48 partite e solo 7 sconfitte, in amichevoli e sfide di secondo livello, 21 vittorie consecutive, trionfo ai Giochi del Mediterraneo, alle Universiadi, agli Europei e alla recente Grand Champions Cup, dove hai saputo sopperire pure all’assenza della formidabile Tay Aguero. Una grandissima annata, non c’è che dire. E speriamo che il 2010 ti regali il primo titolo iridato della carriera e che a Londra tu posso anche centrare l’alloro olimpico. Le azzurre hanno la potenzialità per farlo, hai un gruppo eccezionale nelle singole giocatrici e nell’insieme, coeso, esperto, forte fisicamente, ottimamente allenato. Hai già collezionato 25 trofei nella tua ricca carriera, ma il bello deve ancora venire...
Complimenti sinceri, amico mio. Che il futuro ti arrida come ti meriti.
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