Liano Petrelli e la juniores che darà frutti

a cura di Adelio Pistelli

30/10/2009

Liano PetrelliLiano Petrelli
Liano Petrelli
E’ nato nel 1965, uno degli <anni santi> per chi, crescendo, avrebbe poi giocato a pallavolo.
"Devo tutto prima a Skiba e poi a Velasco" ricorda Liano Petrelli, marchigiano d’origine ma poi diventato cittadino del mondo (del volley). Maglie azzurre, vita da club (importanti) e quindi via in palestra per insegnare pallavolo a chiunque si affacciasse timidamente sottorete. C’è sempre riuscito in maniera straordinaria e, dopo gli ultimi sette anni passati con le giovanili di Cuneo (dove dopo tante difficoltà ha collezionato scudetti e
>promozioni) eccolo adesso pronto a mettere la sua esperienza al servizio della nazionale Juniores maschile. "Dove siamo indietro, lo dicono dati statistici e non solo – afferma Petrelli -. L’ottavo posto ai recenti mondiali sono significativi non dimenticando la nona posizione della pre juniores. Però, è necessario prendere di petto la situazione, guardare avanti con solo ottimismo consapevoli che c’è, comunque, materiale sui cui lavorare. L’operazione voluta dalla Federazione, con il team Blu College, è significativa. I ragazzi hanno concrete possibilità di giocare con continuità però vanno aiutati nella crescita e per qualcuno ci sarà l’opportunità di club superiori avamposto di successive e più importanti palcoscenici".
Cosa si porta dietro da regalare ai suoi nuovi allievi?
"La voglia di lavorare e vorrei che i ragazzi lo facessero con il piacere di affrontare fatica e impegno. Non hanno questa abitudine ma non è solo colpa loro se negli ultimi anni, molte società hanno cercato il <tutto e subito> dimenticandosi di seguire ed educare le nuove generazioni. Per esempio, aiutarli a cercare anche i primi successi mentre adesso e in tanti non hanno esperienze di successo. E, lo sapete: vincere aiuta più di ogni altra medicina". 
Ci sembra di capire che in questo momento non sarà facile….
"Ma c’è questo modo nuovo di affrontare situazioni difficili. C’è la costante e significativa sinergia Federazione-club; c’è una generale volontà di scovare e scoprire nuovi giocatori da mostrare poi con il giusto orgoglio. Ci
sono, mi sembra, idee chiare e programmi ma, soprattutto, ci vuole tanta pazienza.
E con i giovani è necessario bastone e carota ma essere anche un vero papà.
Credetemi, è una filosofia che paga".
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