Lorenzetti, il mio cuore è a Piacenza

di Lorenzo Dallari

11/01/2012

Angelo LorenzettiAngelo Lorenzetti
Angelo Lorenzetti
Conosco Angelo Lorenzetti da tantissimi anni: la prima volta che l’ho intervistato allenava Fano e con la “sua” squadra marchigiana giocava una partita a Firenze decisiva ai fini della promozione in A1 della Centromatic di Prato. Può sembrare l’età giurassica della pallavolo, invece si tratta dell’altro giorno, primissimi anni 90. Era un ragioniere che ha ha avuto il coraggio di abbandonare il lavoro in banca, che dai genitori è sempre stato identificato con il più deciso in assoluto, per inseguire il suo sogno: quello di essere un allenatore di pallavolo. O meglio, un insegnante di questo sport bellissimo. E anche per questo mi è sempre stato particolarmente simpatico, anche se Angelo da Fano non ha mai brillato per loquacità e/o nella gestione delle pr: è sempre stato, e sempre sarà, un uomo di palestra, il suo ambiente ideale. Ha vinto due scudetti, e – ironia della sorte – da entrambe le città cui ha regalato la gioia del tricolore, ha deciso di andarsene in anticipo: era accaduto a Modena, si è ripetuto a Piacenza qualche giorno fa…
“Però si tratta di due situazioni sostanzialmente differenti, soprattutto in quanto al rapporto tra le persone nel finale della mia esperienza” ci tiene a precisare durante una bella chiacchierata tra vecchi amici. E’ ancora sottosopra dal punto di vista emozionale, comprensibilmente, ma parla con piacere di quanto ha vissuto di recente. “Sono molto sereno con me stesso, da ogni punto di vista, anche se adesso avverto un vuoto forte dentro di me: mi manca la palestra, il mio ambiente ideale, e mi manca già da morire un ambiente quasi impossibile da ritrovare nel futuro della mia vita professionale. A Piacenza ho dato tanto e ricevuto altrettanto in cambio, e adesso provo sensazioni forti perché è forte quello che ho vissuto prima di lasciare”. In effetti ho sentito spesso Angelo esprimersi in maniera entusiasta di questa città e della sua società di pallavolo, in pubblico e in privato: mai parole di circostanza, ma sempre provenienti dal cuore e dirette al cuore. “A questa città mi lega un rapporto particolare, perché qui si vive la pallavolo come piace a me: potevo stare in palestra allenando la serie A e in contemporanea seguire la Under 14, mescolando problemi e positività di questa situazione favorevolmente ambigua. E’ sempre stato possibile avere uno scambio con gli allenatori del settore giovanile, è stato possibile stare giornate intere al PalaBanca, vivendo con semplicità la quotidianità: per me è stato come fondere idealmente Modena e Fano, il massimo. Proprio per questo Piacenza resterà sempre indelebilmente dentro di me”. Uno scudetto contro pronostico vinto a Trento contro l’Itas dei miracoli, una finale di Champions League persa contro la fortissima Kazan a Lodz, una salvezza conquistata all’ultimo secondo lo scorso anno: gli anni vissuti in biancorosso sono stati di rara intensità per Lorenzetti, che ricordo ancora profondere parole di elogio sincero e di orgoglio rivolte ai suoi ragazzi quando la squadra è stata ricevuta in municipio dal sindaco Roberto Reggi dopo il secondo posto in Champions. E anche per questo il suo rapporto con i tifosi è sempre stato speciale, tanto che in occasione della partita con Padova, la prima senza di lui in panchina, gli hanno riservato tributi di grande affetto. “E’ in linea con quanto ho sempre vissuto a Piacenza: inutile nascondere che sono molto contento per questa espressione di amicizia e di stima. Li ringrazio di cuore”. Adesso la squadra deve salvarsi senza di lui, sostituito da Luca Monti. “Noi quest’anno stavamo bene insieme, lavoravamo benissimo in allenamento, ma poi non riuscivamo a concretizzare le nostre fatiche durante le partite. E questo si è scontrato con l’urgenza di fare punti per evitare di ripetere la stagione scorsa. Mi sono accorto di non essere di aiuto ai ragazzi, alcuni dei quali si sono trovati a vivere una situazione inattesa dopo le premesse estive. Auguro alla squadra di riprendersi in fretta come ha dimostrato del resto contro Padova, partita che ho seguito punto a punto davanti al televideo…”. Sì, perché adesso Angelo se ne sta per un po’ a casa a Modena a fare a tempo pieno il papà di Manuela, cinque anni e mezzo. “E intanto ne approfitto anche per studiare, pallavolo e inglese, visto che mi piacerebbe vivere a breve una esperienza all’estero, forse negli Stati Uniti, dove avrei la possibilita’ di fare un importante sviluppo tecnico. Intanto pero’ la mia testa e’ ancora a Piacenza, dove ha avuto il privilegio di sviluppare importanti rapporti personali e dove mi sono sentito un allenatore vero”. Grande Angelo, sono certo il futuro sapra’ riservarti a breve nuove, grandissime soddisfazioni. E non solo professionali. Te le meriti.
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