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Marta Bechis e l'esperienza in Burundi
Marta Bechis e l'esperienza in Burundi
18/08/2013
"Prima di partire per il Burundi ero un pochino in ansia, non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo cosa mi avrebbe lasciato questo viaggio e se mi avrebbe trasformato come persona. Ma ero convinta nel voler partire.
È stata un'esperienza che mi ha davvero lasciato un segno indelebile. Alcuni lo chiamano mal d'Africa, io semplicemente posso dire di aver incontrato delle persone stupende che, con la loro disponibilità e il loro affetto, mi hanno fatto conoscere le realtà di un paese meraviglioso, abitato da un popolo che per la stra-grande maggioranza ha una genuina voglia di vivere e voglia di riscatto (e forse già solo per questo é molto differente dal "nostro mondo").
Le realtà che si incontrano però non sempre fanno bene al cuore... Ci si può ritrovare in ospedali dove forse c'è solo il nome che lo differenzia da altre "baracche" immerse nelle vegetazione equatoriale; in orfanotrofi dove il rumore dei singhiozzi e dei pianti disperati di minuscole creature è l'ultima delle cose che pensi di non voler vedere e sentire perché le condizioni igieniche, il sovraffollamento e la malnutrizione che c'è non ti permettono neanche di distratti un secondo a dispensare una carezza, un gesto d'affetto a coloro che poco possono delle condizioni in cui si trovano; ti puoi ritrovare in una 'causerie' dove principalmente le donne si trovano per confrontarsi sulle tematiche di violenza, sessualità e gestione familiare e dove puoi entrare in contatto con la quotidianità, dove scopri che le violenze domestiche ai danni di donne, e ahimè tanti bambini non solo sono tante, ma che nella maggioranza dei casi non vengono neanche denunciate per paura! Paura, questa terribile parola a cui però forse noi, nel "nostro mondo" diamo significati diversi, mentre in Burundi la paura è quella vera, quella che ti lascia in mezzo ad una strada senza un tetto, senza una famiglia e senza un villaggio che ti voglia accogliere perché spesso in Burundi se denunci una violenza, non vieni tutelato, non vieni aiutato come dovresti, ma cadi in meccanismi dove ti trovi costretto a nasconderti, a mascherare la realtà per continuare a fare quella che dovrebbe essere una vita normale.
Ma l'Africa o meglio il Burundi che ho visto io non è solo questo... E' gente volenterosa e lavoratrice che riesce ad organizzarsi e trovare alternative ingegnose per svilupparsi e crescere in maniera indipendente, è disponibilità, è sincera accoglienza non solo verso lo straniero ma verso i propri connazionali, è adattabilità, è voglia di mettersi in gioco e di essere presi in considerazione, è creatività.. Sono paesaggi sconfinati con distese di colture differenti che rendono i luoghi così affascinanti, sono notti buie dove le stelle ti sembra di poterle toccare con la mano e in più sono sorrisi splendenti, spontaneità, sono i colori più vivi e vivaci.
Questo è in piccola parte quello che è stato per me il Burundi, un paese, certo pieno di contraddizioni, ma da cui ho sperato fino all'ultimo di non dover andare via... E adesso che sono tornata alla mia quotidianità posso dire di non essere cambiata nell'aspetto, ma sicuramente mi sento arricchita da questa mia esperienza.
Un ringraziamento doveroso lo devo fare al CCM che mi ha dato la possibilità di poter vivere questo mio piccolo sogno ed in particolar modo voglio ringraziare Antonio e Manna con i loro splendidi figli per avermi fatto sentire da subito a mio agio e avermi trattato come una di famiglia.
...Sono convinta che non é stato un addio, ma un sincero arrivederci."..
Marta
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