Metti una sera a cena… con Karch Kiraly

di Luciano Pedullà

20/10/2014

Metti una sera a cena… con Karch Kiraly
Incontrare un’icona della pallavolo come Karch Kiraly è un’esperienza che va condivisa e quindi raccontata. Se questo avviene parlando di pallavolo americana, della tattica e delle componenti che hanno portato la formazione Statunitense a vincere il Campionato del Mondo diventa argomento di grande interesse per tutto l’ambiente pallavolistico Italiano. L’occasione è stata concomitante con le amichevoli che Igor Novara e Busto Arsizio hanno affrontato a Chiavenna per sancire la collaborazione di queste due società con il territorio della provincia di Sondrio, il quale ha ricambiato con grandissimo affetto, un PalaMaloggia al limite della capienza e tanta gente, anche fuori dallo stesso, ad aspettare per vedere le loro beniamine; tra queste tre nazionali che hanno partecipato con la squadra Italiana alla recente manifestazione iridata: Chirichella, Diouf e Signorile. In giro per l’Italia e per l’Europa Kiraly non ha avuto tempo di festeggiare il proprio successo e tantomeno di recarsi in America, tutto ciò per vivere questi momenti felici anche insieme alle giocatrici che non erano tra le quattordici convocate nel Roster finale e per fare due chiacchiere con i loro allenatori nei club o, per dirla come lui: “…per prendere insieme un caffè”. Già questa situazione da un segno della precisione con la quale Kiraly ha affrontato in questi anni la sua nuova avventura: dopo una visita a Casalmaggiore dove gioca Gibbemeyer, quattro chiacchiere con Negro, allenatore di Conegliano che ha nelle sue fila Glass e Adams, King Karch è arrivato a Chiavenna per incontrare Klineman, solo con un navigatore satellitare e con mezzi propri, per poi riprendere il viaggio alla volta della Turchia, già da domenica mattina, in partenza per Istanbul dove incontrerà coach Abbondanza (nel Fenerbahce gioca Hildebrand) Barbolini, Caprara e Guidetti giusto per …un caffè! Eppure di lavoro da affrontare per la pallavolo statunitense ne ha molto da fare, un’attività che non comprende lo sport professionistico che comporta grosse spese, ma composta unicamente da livelli universitari, ben tre di 1a, 2a e 3a divisione con la partecipazione di più di 200 formazioni per categoria e un numero indefinito di giocatrici da osservare, atlete che, ci tiene a sottolineare giocano gratuitamente. Potrà fare questo excursus grazie alla sua fitta rete di collaboratori, alcuni dei quali sono rimasti in Europa, come lui, per andare a vedere le americane nei nostri campionati, in considerazione del fatto che gli è stato impossibile incontrare Thompson e Hildebrand a Zurigo, o recarsi in Azerbaijan perché non gli è potuto arrivare in tempo il visto! Si dice molto dispiaciuto di non avere giocato contro la Nazionale Italiana in finale e di averla disputata con la Cina, tutto ciò perché sarebbe stato molto importante per un gruppo, giovane come il suo, giocare questa gara davanti a un pubblico di 13.000 persone incitanti la propria squadra del cuore, l’Italiana appunto. La stessa cosa che tra due anni si verificherà in Brasile alle Olimpiadi di Rio dove la Nazionale verde oro potrebbe essere la protagonista della gara valida per il titolo di Campione di Olimpia e nella quale gli Stati Uniti ambiscono ad arrivare. E’ imbarazzante sentirsi dire che conta di più, per le proprie giocatrici, l’esperienza di una gara con l’Italia davanti a un pubblico avverso, piuttosto che aver potuto vincere il Campionato del Mondo contro la Cina! Pur senza dimenticare che la Nazionale Italiana aveva dato una dura lezione a quella statunitense solo quattro giorni prima! Le armi che hanno portato gli Usa a salire per la prima volta sul gradino più alto del mondo pallavolistico sono dettate dai numeri. La battuta in salto spin di Kelly Murphy, che aveva ben impressionato anche in Italia, nel campionato del mondo è stata modificata in jump float, al pari d quelle di Fawcett e Larsson, perché dopo il Grand Prix si è notata una percentuale molto più bassa di errori al servizio, e se nella prima parte dell’estate la Nazionale Americana aveva avuto l’86% di palla giusta e 14% di palla errore in battuta, dopo la manifestazione italiana con la jump float le percentuali si sono modificate: 93% di battute giuste e 7% di errori, ovvero l’esatta metà, oltre a una efficienza molto migliorata, come dimostra la battuta di Fawcett nel corso delle gare decisive. Anche il doppio cambio è frutto di uno studio meticoloso di “The Computer” ed è stato costantemente realizzato sia per avere un muro migliore ma soprattutto perché attraverso l’inserimento di Thompson si poteva contare su un numero e qualità di primi tempi molto maggiore oltre alla situazione quasi costante di attacco a tre. Il numero di palloni toccati a muro e in difesa, contro la formazione più forte d’oriente, hanno determinato la differenza tra le due squadre per la vittoria del mondiale e in questo è inutile pensare quanto Kiraly possa essere compiaciuto di aver portato la novità della difesa costante del Libero in posto 6, unica formazione ad averlo fatto in questa manifestazione. Viene da riflettere in tal senso se non siano stati proprio i numeri a convincere l’allenatore americano a dare più importanza alla difesa del Libero in mezzo al campo, piuttosto che avere la disponibilità dell’attacco di seconda linea, del quale peraltro ne parla con grande interesse tattico, pur non avendolo usato sistematicamente. La sua nuova stagione è già iniziata, poi a maggio ad Anaheim ritroverà, poco alla volta, tutte le giocatrici che parteciperanno agli stage disegnando progressivamente la squadra che nella prossima stagione, tra Panamericani, Norceca, Coppa delle Americhe, Grand Prix, con le finali a Omaha negli Stati Uniti, e World Cup in Giappone, inizierà il percorso che potrebbero portare Kiraly ad un altro oro olimpico, questa volta da allenatore. Grazie per la lezione King Karch!
Sigla.com - Internet Partner