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Novara sull’altare
Novara sull’altare
di Luciano Pedullà
14/05/2012
La notizia dell’accorpamento di Novara con Villa Cortese nel prossimo campionato di A1 femminile non può lasciare indifferente un novarese come me che, tra l’altro ha collaborato per portare la formazione piemontese nel massimo torneo. Di fatto la cooperazione tra queste due società ha come primo atto la perdita di una grande platea della pallavolo, dovrebbe essere Novara, una città che rispose con più di 6000 persone a un entusiasmante sfortunato epilogo dei play off scudetto di quattro anni fa, costruito sulla novaresità degli elementi che componevano la squadra di allora. Con ogni probabilità la serie A perderà una protagonista delle ultime stagioni, che siano le piemontesi o le lombarde, un derby del Ticino, una sfida tra due ambienti sani e competitivi che hanno dato lustro alla pallavolo. Le notizie che si percepiscono dal comunicato congiunto non sono così facilmente interpretabili ma muovono il pensiero che comunque una delle due squadre l’anno prossimo non sarà al via all’inizio del campionato dando luogo, di fatto a un blocco delle retrocessioni fittizio che ormai rappresenta la regolarità negli ultimi anni anche nella prima serie femminile. Potrebbe essere ripescata Pavia che insieme a Conegliano dovrebbero ritrovarsi ai nastri di partenza, dopo le differenti vicende, ma ugualmente difficili, vissute nell’ultima stagione da queste due società. Insomma la pallavolo femminile sembra ogni giorno di più essere figlia dell’improvvisazione o della casualità, piuttosto che di una stabilità dovuta a seri programmi individuali o di chi deve rappresentarla. In questo senso dà fastidio pensare che in un prossimo futuro una formazione che ha fatto tante finali scudetto, riempiendo ogni volta le palestre, che ha diffuso sul territorio pallavolistico gli elementi tecnici e anche dirigenziali che arricchiscono la struttura di questa disciplina, non riesca a dare vita ad una sorta di salvataggio della attività di vertice, magari senza che sia obbligata a legare il proprio nome alla lotta per il tricolore che alla fine dell’anno premia solo una squadra e punisce le aspettative di tutte le altre pretendenti. Credo insomma che l’anno prossimo i tifosi di pallavolo abbiano il diritto di vedere Novara e Villa Cortese confrontarsi in una gara magari anche a forze dispari ma nella quale entrambi i contendenti competano con ardore e attaccamento ai colori della propria maglia. L’immagini che domenica le televisioni hanno dedicato a uomini come Del Piero, Nesta e Inzaghi, le cui prestazioni hanno emozionato la gente che corre a vedere le loro gesta agli stadi e si immedesima nei campioni che più rispecchiano i sentimenti e l’appartenenza, dovrebbe rimanere rappresentative per un mondo, quello della pallavolo femminile, che rischia di perdere le caratteristiche che hanno coinvolto la passione di chiunque si sia avvicinato, e che crede che nel futuro dello sport ci possa essere la possibilità che Davide combatta contro Golia e che sia anche capace di sconfiggerlo. Alla pallavolo femminile rimane comunque la maglia azzurra, obiettivo di chiunque faccia attività sportiva: l’amore per questa fortunatamente non ce lo può togliere nessuno.
Nota dell’articolista:
il nome Novara sembrerebbe derivare da “Nuova Ara” (altare), ma non vorrei che fosse quello sacrificale.
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