Osmany Juantorena, il Marziano di Trento

di Adelio Pistelli

28/03/2011

Osmany Juantorena, premiato MVP della Final Four di Champions League 2011Osmany Juantorena, premiato MVP della Final Four di Champions League 2011
Osmany Juantorena, premiato MVP della Final Four di Champions League 2011
Un inchino, per ringraziare chi dovrebbe ringraziarlo. Ma quando classe e signorilità vanno a braccetto, puoi anche vedere qualcosa di speciale come è speciale Osmany Juantorena, dopo un trionfo del quale è grande artefice, fermarsi al centro del campo inchinarsi e salutare un pubblico che lo adora. E si perché Trento vince la sua terza consecutiva Champions ma, almeno per una mezzora, la vetrina è tutta per lui. Un ‘marziano’ che giocava a pallavolo lontano migliaia di chilometri e atterrato sotto le Dolomiti tre anni fa, quasi anonimamente. In una zona che è diventata padrona (o quasi) della pallavolo, adesso il punto di riferimento è questo signore , sicuramente il miglior cubano espresso da una scuola di talenti come è sempre stata quella del Centro America. Intorno al ventiseienne ‘marziano’ di Trento, un team che ha gradualmente
lasciato l’impronta nel corso di una finale difficilissima. Impronta europea contro un roccioso Kazan. Un avversario che è lentamente crollato sotto la continuità dei campioni d’Europa e sotto la terrificante concretezza di un giocatore straordinario che, alla fine, ‘regala’ simbolicamente la Dolomiti Champions League ad una tifoseria inebriata di felicità. Lui, il marziano ha portato i compagni sotto quella tifoseria, per cementare un rapporto quanto mai concreto, indistruttibile. L’attualità racconta dunque di Trento campione per la terza volta consecutiva, un successo figlio anche di una feroce determinazione, altra dote nel Dna di Juantorena. Un giocatore cresciuto nella sua Cuba e definitivamente consacrato nella ‘sua’ Trento come spesso ama ripetere. Un giocatore completo, fisicamente e tecnicamente senza eguali con mentalità vincente, con una intelligenza che mette al servizio della pallavolo. Impreziosisce con quel suo modo di stare sottorete. Nelle sue giornate felici (come quella di stasera contro il Kazan) è giocatore senza pecche, l’autentico asso nella manica di una formazione costruita per vincere e che ha trovato il Top con l’inserimento (due stagioni fa) del marziano. Era arrivato in Italia con un piccolo guaio al seguito: ultimi mesi di una squalifica  internazionale che era e resta ancora qualcosa di inspiegabile. Lui, il signor Osmany, è andato in palestra con la squadra di una società che aveva scommesso sul suo ritorno sottorete. Ha pensato a lavorare senza soluzione di continuità lontano dalle luci della ribalta come quando ha sposato una gentile trentina che, ancor più, lo ha aiutato a diventare cittadino italiano. Il marziano, infatti, ha due passaporti e quello di casa nostra è sempre più prezioso. Ultimamente sembra possano cadere, una dietro l’altra, quei negativi intendimenti che lo stesso Juanterena rilanciava quando qualcuno chi parlava di un possibile futuro impiego con la nostra nazionale. Non sappiamo come andrà a finire. Il presidente della nostra Federazione, Carlo Magri, seduto in tribuna insieme ai vertici Cev probabilmente lo avrà mangiato con gli occhi con la segreta (poi neanche tanto conoscendo il suo pensiero) speranza di vederlo un giorno con l’azzurro addosso. E nel periodo della globalizzazione perché non guardare (e sperarfe) positivamente a questa felice opportunità?. Per il momento, però, il marziano arrivato da oltre Oceano, è solo ed esclusivamente ospite di casa Trento. Che da stasera si arricchisce della terza Champions, non a caso etichettata Dolomiti. Quelle che ha scalato insieme a chi si inchina al suo pubblico. Applausi.
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