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Peter Blangè, l'abbassatore
Peter Blangè, l'abbassatore
di Lorenzo Dallari
12/04/2014
Lorenzo Dallari e Peter Blangè
Lorenzo Dallari e Peter Blangè
E' senza dubbio uno dei più forti alzatori mai visti su un campo di pallavolo. Giocatore moderno, grande carisma e temperamento, dotato fisicamente, alto oltre due metri, tanto da essere definito l'"
abbassatore
".
Peter Blangè
, olandesone che in Italia abbiamo ammirato a applaudito per 8 stagioni, 4 delle quali sono coincise con scudetti. "Sono arrivato nel 1990 per giocare a
Catania
insieme a
Robert Grabert
, e il primo anno è stata abbastanza traumatico: una sera addirittura sono stato convocato a casa del presidente
Consoli
e mi è stato comunicato che dal giorno dopo avrei dovuto lasciare il posto al brasiliano
Da Silva
. Poi invece non è successo nulla: non ho mai saputo il perchè. Ma là era normale...". Dalla
Sicilia
all'
Emilia
, in una delle capitali della pallavolo, creccendo come personalità e tecnica individuale. "A
Parma
sono stato molto bene, anche se ho avuto qualche scontro acceso con
Bebeto
: lui, ex pallaggiatore, pretendeva di guidarmi in ogni azione, e una volta mi sono così arrabbiato che mi sono tolto la maglia e gli ho detto di indossarla e di scendere in campo al mio posto. Però abbiamo vinto due scudetti, una
Coppa Cev
e una bellissima
Coppa Italia
nel 1992, ed erano gli anni caratterizzati da grandissime squadre come la
Mediolanum Milano
di
Zorzi, Stork, Lucchetta e Bertoli
, il
Messaggero Ravenna
di
Vullo, Gardini, Kiraly e Timmons
, la
Sisley Treviso
di
Bernardi, Cantagalli e Tofoli
. Campionati straordinari, con partite indimenticabili: ogni tanto le riguardo ancora, e ti risento commentare sempre con garbo e rispetto dei giocatori". Grazie mille, amico mio, dal profondo del cuore. Poi
Treviso.
"Due stagioni con altrettanti tricolori, una
Coppa dei Campioni
, una
Coppa Cev
e una
Supercoppa
, e con scaramucce accese con il presidente
Buzzavo
, che però aveva il coraggio di prendere decisioni anche impopolari, come la volta in cui ci ha fatto allenare a lungo alle 7 del mattino. Lui però veniva sempre a vederci in palestra, con la Gazzetta sottobraccio, era lì pronto ad accoglierci e a salutarci. Un esempio significativo direi...". Poi il ritorno in
Olanda
, la carriera di allenatore con il
Rotterdam
e la nazionale, conclusa nel 2011. "Abbiamo fallito la qualificazione all'
Olimpiade di Londra
e non mi hanno confermato. Pazienza, non ho nulla da recriminarmi. I miei ricordi più importanti con la nazionale agli anni 90, i più belli: a
Barcellona
abbiamo eliminato l'
Italia
nei quarti di finale con quel famoso attacco di
Olof Van Der Meulen
grazie al quale l'abbiamo spuntata 17-16, mentre nel 1996 abbiamo affrontato gli azzurri 10 volte, perdendo addirittura 3-0 in 6 occasioni e vincendo 3-2 in due situazioni delicate: 22-20 nella finale della
World League
a Rotterdam e 17-15 nella finale dell'
Olimpiade di Atlanta
. Momenti a dir poco indimenticabili". Momenti che ci fanno ancora soffrire, caro Peter. Ma adesso che fai? "Sono direttore commerciale dell'
Ortec
, azienda leader in campo informatico che era il nostro sponsor: un giorno sono andato a trovare i dirigenti per salutarli e ringraziarli per la preziosa collaborazione, e mi hanno chiesto di lavorare per loro. Sono contento, va tutto bene, giro l'Europa e vengo spesso anche in Italia, dove ho ancora tantissimi amici". A proposito di Italia, cosa pensi della nostra pallavolo? "Il vostro campionato non è più forte come una decina di anni fa, ma è ancora il più bello del mondo. Lo seguo in tv e vedo buonissime partite. Chi vincerà lo scudetto? O
Macerata o Piacenza
. Se tornerò da voi? Mai dire mai: se un presidente dovesse chiamarmi e propormi una panchina, ci penserei seriamente...". A presto allora vecchio Peter. E grazie per le belle emozioni che ci hai regalato.
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