Piacenza cancella un tabù e rilancia

di Adelio Pistelli

28/04/2013

Piacenza cancella un tabù e rilancia
Quattro anni dopo, Piacenza. Vero le finali scudetto si allungano, semplicemente ma il successo dell’ultima domenica di aprile 2013 vale doppio per Zlatanov e soci, di un capitano che c’era quattro anni fa, C’era quando vinceva per l’ultima volta contro Trento e regalava il primo scudetto alla Molinaroli band. “Era ora – afferma sorridente e sudato come se avesse giocato con i suoi lo stesso presidente Guido Molinaroli -. Intanto ci siamo tolti di dosso un fastidioso tabù, riportiamo Trento al Pala Banca, abbiamo capito che non sono imbattibili e ci siamo garantiti un nuovo incasso. Il che non guasta”. Quattro anni sono passati da quel 17 maggio 2009 e Vettori non c’era. Il giovane opposto di Piacenza, protagonista nel quarto set, come in diverse ultime sfide tricolori, nel maggio del 2009 aveva appena compiuto diciotto anni e da Parma, dove è nato, forse aveva solo saputo velocemente dell’impresa di un team del quale, adesso, è riferimento importante. Il suo modo di stare in campo, la sua lucidità e freddezza nei momenti caldi della sfida, non sono doti in vendita. Fanno parte del dna e quanto ha fatto anche in gara-due contro Trento (soprattutto il muro del 19-19 e l’ace del 22-21) sono segnali importantissimi in prospettiva.
Forse aveva capito tutto il navigato presidente di Trento (e della Lega) Diego Mosna: questo secondo appuntamento di finale poteva essere una trappola: lo è stata. Bastava seguirlo prima della sfida: ha aspettato i suoi all’uscita degli spogliatoi salutando (con il classico ‘cinque’) giocatori tecnici e staff. Quel saluto particolare sembrava mettere il turbo ad un team subito padrone della sfida del PalaBanca anche perché, dall’altra parte della rete, la confusione regnava sovrana. E, dalla linea dei nove metri mentre Simon e soci sbagliavano tutto (sei errori) Juantorena faceva danni. Allora cosa fa Stoytchev, tecnico trentino? Semplice: sul 23-14 a suo favore, dopo il terzo ace consecutivo del cubano italiano (che stavolta non ha aperto bocca durante l’inno) lo toglieva dal campo e, in battuta, inseriva in giovane Lanza per… non far chiudere in fretta il parziale.
A proposito di sostituzione, nel bel mezzo del secondo parziale, con Trento in evidente difficoltà tecniche anche per una ricezione ballerina, lo stesso coach bulgaro sentenziava che Juantorena è decisamente intoccabile, almeno quando non gioca come dovrebbe. E’ da leggere in questo modo la scelta del tecnico, se è vero come vero che sul 17-15, sebbene il cubano italiano fosse in grosse difficoltà in ricezione (38%) e in attacco, toglieva dal campo Kaziyski che non accetta e, uscendo sparacchiava la paletta, arrabbiatissimo. Rientrerà un paio di punti dopo ma qualcosa sembrava inceppato in quella quasi perfetta macchina senza freni. Piacenza metteva pepe sulla ricezione trentina, murava, Papi si ricordava che è… Papi, i centrali diventavano protagonisti come spalle ideali a Zlatanov, infermabile dai muri trentini.
Piacenza padrona, insomma anche se aveva dovuto fare gli straordinari per un paio di situazioni contestate, con l’arbitro Cesari (fischiatissimo) che faceva uscire dal campo il secondo allenatore per tutto il secondo set. Ma gli emiliani sembravano aver trovato la strada maestra e, sull’onda lunga mietevano punti e punti nel parziale del sorpasso, contro avversari diventati anche prigionieri delle proprie superficialità. Nervoso e falloso, Trento appariva frastornato, solo lontano parente del team che aveva passeggiato nel primo set.
Qualcosa si muoveva nel parziale quattro, il vantaggio di 8-1 per Trento nascondeva solo in parte la sua scarsa continuità e lucidità ed in un amen Piacenza faceva correre altri brividi lungo la schiena di Kaziyski e soci inseguiti e presi nella loro difficile fuga. Sul punto a punto c’è un Video Check che manda in Paradiso il giovane Vettori (ace pesantissima del 22-21), primo tempo furioso di Simon (23-22) punto caldo di Papi (24-23) ma ci vogliono i vantaggi per capire come potrà mai finire. Intanto emozioni a gogò e al quinto tentativo piacentino, la sfida finali si riapre. Kaziyski (sul 31-30) spara fuori la schiacciata della disperazione. Tutto giusto. Mercoledì primo maggio festa per tutti ma non per chi sogna lo scudetto. Appuntamento tre. A Trento
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