Piacenza si regala il V-Day

di Adelio Pistelli

06/05/2013

I giocatori di Piacenza esultano per la vittoria in gara 4I giocatori di Piacenza esultano per la vittoria in gara 4
I giocatori di Piacenza esultano per la vittoria in gara 4
Avevate nostalgia del V-Day? Accontentati e per un giorno, si tornerà al recentissimo passato. Quattro partite non sono bastate, ci vorrà la sfida secca per conoscere chi diventerà campione. Colpa di Piacenza che trasforma in oro colato ogni pallone che tocca, nel giorno del dentro o fuori, comanda gara-quattro, vince per la seconda volta in casa dopo anni di digiuno contro i trentini e, la lunga sfida scudetto si deciderà tra una settimana. A Trento: chi vince diventa campione d’Italia.
Ecco, l’unica variazione al naturale V-Day, è che la sfida senza appello sarà giocata al palasport dei trentini, come è giusto che sia.
Magari Kaziyski e soci cambieranno ancora pelle, saranno squadra vera ma intanto, dopo il ribaltone emiliano, la pressione che Zlatanov e compagni si portavano dietro prima della gara, finisce inevitabilmente sulle spalle di chi, nel pomeriggio, aveva la grande occasione per ricucirsi il triangolino tricolore sulle maglie. Diciamolo, senza ipocrisia, per favore: alzi la mano chi non etichettava Trento campione. D’accordo, esclusione fatta per la straordinaria tifoseria emiliana che è stata encomiabile in tutto ciò che ha fatto durante il match delle meraviglie dei suoi eroi. Già, meraviglie nel bel mezzo di una sfida carica di tensioni, di nervosismo, di polemiche dove, per un giorno, è stata giornata nera o quasi anche il Video Check.
Meraviglie, dicevamo: sono quelle regalate da veterani del volley in un pomeriggio da incorniciare. Papi (78% in ricezione, 44 in attacco più 3 muri), poi Zlatanov (84% offensivo, 2 ace e 2 muri), quindi Fei (53% in attacco, un ace). E intorno a questi giocatori senza tempo centrali prorompenti da Simon (al 75%, 2 ace 1 muro) a e Holt (4 ace, 67% in attacco e 1 muro), a Tencati (una sola volta in campo, un muro decisivo) Marra, il libero che ha retto al meglio (73% di ricezione) le iniziative dai nove metri di Trento. Resta De Cecco, il giovane palleggiatore argentino. Stavolta è stato molto più concreto, più lucido a dispetto delle tre precedenti partite e gara-quattro è diventata passerella, o quasi per i piacentini. E quando Birarelli sbaglia la battuta sul 24-20 del terzo set, scoppia la festa al PalaBanca, un impianto che ha ospitato anche un splendido gesto: un gruppo di tifosi hanno esposto uno striscione con sui scritto “Pippo Callipo non mollare” in riferimento al recentissimo addio dato dalla società calabrese all’A1. Applausi.

TRENTO. Ha perso una grande occasione e torna a casa anche con un grosso problema: riuscirà a recuperare il palleggiatore Raphael per la decisiva sfida cinque? Il regista brasiliano si è infortunato sul 22-19 del terzo set colpito alla mano destra da Simon in feroce primo tempo. Recupererà? Interrogativo che accompagnerà il team trentino in questo momento decisamente ingabbiato da paure e incertezze. Non è mai o quasi stato in partita, ha accusato le battute piacentine senza soluzione di continuità, ha murato poco o niente, dai nove metri non è mai stato incisivo, evidenziando uno stato psicologico del tutto ingiustificabile. Kaziyski e soci arrivavano a gara-quattro sull’onda lunga di una partita (quella vinta a Trento il primo Maggio) quasi perfetta, perché lineare e concreta in tutti i fondamentali. E invece, pronti e via, dai nove metri Piacenza ha fatto perdere fiducia e consapevolezza ad un team che solo raramente ha poi dimostrato di poter rovesciare il match che valeva il tricolore. Poi troppo nervosismo, anche durante i time out, segnali inequivocabili di un meccanismo inceppato e, stavolta, senza un preciso filo conduttore.

DOMENICA – Dunque sarà sfida secca, dopo un mesetto di imprevedibilità, spettacolo, gioco, emozioni. Sarà partita senza ritorno, anche per Trento come lo era per Piacenza, per due formazioni senza più segreti e che non si sono risparmiati anche occhiatacce e qualche parole in libertà, sottorete e in panchina come tra Monti ed il collega trentino sul finire del terzo set. Adrenalina pura, conseguenza naturale di partite cariche di pathos. Domenica? Sarà divertimento, a prescindere.
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