Pupo Dall'Olio e la panchina che non c'è

di Adelio Pistelli

11/11/2009

Pupo Dall’Olio Pupo Dall’Olio
Pupo Dall’Olio
Estate 2009, il suo nome era in agenda dei dirigenti di Modena, la città dove è nato cinquantasei anni fa. Per Pupo Dall’Olio c’erano tutte le possibilità di un grande ritorno su una delle panchine storiche del nostro volley. E invece… "Invece niente e, per il momento, mi tengo semplicemente aggiornato" Parla con una tranquillità quasi invidiabile. Pupo Dall’Olio forse, anzi sicuramente, il miglior palleggiatore della pallavolo italiana vecchia maniera, dopo anni passati ad allenare Gioia del Colle, Modena, Ferrara, Parma, Asti, Padova, Piacenza, Perugia e (ultima stagione) a Treviso, adesso si ritrova <tra color che sono sospesi> ma non sembra preoccupato.
"Neanche un pò - dice con fare sicuro -. E’ il mestiere di allenatore che nasconde anche queste situazioni. Però non sto certamente seduto su in divano, ma sto utilizzando questo mio momento andando in giro per palasport per seguire partite e allenamenti. E’ una opportunità particolare, diversa ma il campionato continuo comunque a viverlo e lo tengo, come dire, monitorato".
Però lo vede sotto un’ottica diversa.
"Vero ma ho l’occasione di studiare meglio certi aspetti e ogni tanto lancio occhiate interessate anche ai tornei esteri".
E sia, ma la panchina le manca
"Tanto. Mi manca il gusto della sfida, la pressione, l’adrenalina che ti accompagna ogni giorno che vai in palestra per costruire qualcosa mirato al massimo dei risultati".
E nei suoi continui approfondimenti e appunti, trova anche il tempo di decifrare il pianeta giovani?
"Allenando, hai magari di riflesso quanto può accadere a livello giovanile sia del tuo team che a livello nazionale. In questo momento di… tranquillità professionale ho ovviamente altre possibilità e sono sicuramente documentato su quanto accade e quanto è accaduto negli ultimi mesi. Per esempio, le diverse verifiche a livello internazionale che hanno visto protagonisti le nazionali giovanili fanno alzare il segnale d’allarme. Più risultati negativi fanno una prova: siamo in una situazione molto delicata e difficile e, in prospettiva immediata, non sono molto ottimista. Uno dei motivi è legato al fatto che tanti giovani non hanno opportunità di giocare e il rischio di perdere materiale umano è indiscutibile. Vero, hanno ideato Blu College, bel progetto ma i risultati non saranno immediati. Magari arriveranno ma solo con la continuità, con la indispensabile sinergia tra società, Lega e Federazione".
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