Simon, Piacenza e le colpe di Macerata

di Adelio Pistelli

10/04/2013

SimonSimon
Simon
Festa grande al PalaBanca e tutti intorno a Simon. Per lui telecamere, applausi, autografi, fotografie, in una parola: emozioni. Per il cubano di Piacenza, mattatore dai nove metri, cattivo sottorete con primi tempi spettacolo e allora diventa facile per la gente di casa innalzarlo ad eroe, coccolare un giocatore che aspettavano da tempo. Ma se Simon è la punta dell’iceberg della felicità e delle certezze emiliane, onore al merito di chi, intorno a lui, ha costruito il successo del rilancio e delle certezze. Quelle di riportare la Lube al palasport di Piacenza mercoledì prossimo, a prescindere.
E si, intorno al ‘coccolato’ cubano ci sono giocatori che hanno lasciato l’impronta per classe e determinazione. Papi ha incantato per i suoi colpi, l’americano Holt è stato superlativo dai nove metri, Zlatanov ha contribuito a scardinare la difesa di Macerata che, lentamente ma inesorabilmente, ha perso il bandolo della matassa sbagliando tanto e accusando di più le battute piacentine. E adesso, per tornare indietro di qualche riga, con questa vittoria sarà necessaria una quarta sfida ma intanto quella numero quattro è molto lontana e tanto potrebbe accadere da qui ad una settimana. E, al momento, tutto ciò è un’altra storia. Al momento vale la pena tornare a quanto è accaduto in una partita che Macerata ha buttato dalla finestra per sue grandi colpe. Ha lentamente ma con evidente masochismo, rilanciato la Monti band, team tramortito da un primo parziale Lube senza macchia.
Poi, seguendo semplici ma ripetuti strani episodi, s’è capito che Macerata aveva perso irreversibilmente la strada maestra. Un esempio: secondo set, De Cecco, palleggiatore di Piacenza mette a terra un pallone senza pretese. Macerata entra nel tunnel della paura e degli errori che diventeranno il leit motiv della squadra marchigiana. Un episodio, si dirà. Magari sarà anche così ma da quel momento il team di Giuliani non ha avuto più la lucidità per dare continuità al suo modo di stare sottorete, ha avuto paura di osare, ha lamentato pause letali quando la battuta di Piacenza ha trovato cattiva continuità. Il quarto set, il simbolo di una serata che definire strana (per la Lube) è riduttivo. Impacciati a muro, strattonati dai nove metri, senza ide in regia gli uomini di Giuliani hanno piegato la schiena guardando a quanto potrà accadere da qui a sabato. E sì, perché prima del ritorno in Emilia, ci sarà gara-tre nelle Marche (ad Osimo) sfida di una serie adesso in parità, ed il peso delle responsabilità da Piacenza (che doveva tassativamente vincere) passa sulle spalle di Macerata, di una squadra che da sempre o quasi ha costruito i suoi successi faticosamente, pallone su pallone. Ma dovrà essere una Lube diversa, meglio dovrà dare continuità e ripartire da quel primo set che ha illuso e che ha scaricato di responsabilità Simon e compagni tra i quali merita un plauso particolare il giovane opposto Vettori, decisivo sul finire del quarto set, con elegante lucidità e freddezza. A dispetto dei suo ventuno anni o poco più.
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