Simone Rosalba, il valore aggiunto dell'A2

di Adelio Pistelli

23/11/2010

Simone RosalbaSimone Rosalba
Simone Rosalba
E’ un talento. Punto. Non è più protagonista del grande palcoscenico del volley ma quando lo vedi sottorete, è facile ripercorrere il film della sua stupenda (ma anche sfortunata) carriera. Simone Rosalba, trentacinque anni alla fine del prossimo gennaio, diverte e fa divertire in A2. I guai fisici che hanno materialmente minato sempre o quasi il suo cammino sportivo, continuano a tenergli (si fa per dire) compagnia.
Lui, lo sa e… “Ci convivo, come faccio da tempo” afferma, continuando a schiacciare e ricevere come sa. Divertendo. Da due stagioni a Città di Castello, sembra aver trovato il posto giusto e forse al momento giusto. “Sono alla terza esperienza in A2 ma la prima, a Latina, aveva un sapore diverso, l’ho vissuta in maniera diversa. Lì, c’era da vincere tassativamente o quasi il campionato ed eravamo tutti necessariamente e costantemente sotto pressione. In Umbria è decisamente tutta un’altra storia. Ci sono obiettivi di massima, sia chiaro e come è giusto che sia. Però la società non preme, vivi giornalmente volley tranquillo, con un team dove tutti fanno sempre il proprio compitino, ci si aiuta, guardando ad una partita alla volta, senza entrare mai nel vortice della tensione a tutto tondo”. La sensazione che Simone Rosalba ti rilancia è altamente positiva. Leggi la sua soddisfazione concreta, capisci che non è retorica tutto ciò che racconta. Lo guardi pochi minuti prima di una partita e rivedi il ‘solito’ Rosalba, determinato, concentrato, fiscale e preciso in ogni esercizio, pronto a raccontare pallavolo come sa, come ha sempre fatto, grazie al suo innato talento, ovviamente quando gli infortuni (che, purtroppo sono stati diversi) non erano suoi compagni di viaggio.
Lo guardi e lo rivedi agli esordi in A1 con Ravenna, l’arrivo trionfante a Macerata, quindi a caccia dello scudetto con Milano o Piacenza, per poi diventare il miglior giocatore della final four di coppa Italia 2005 con la Tonno Callipo, a Forlì. Ci sarà l’esperienza di Roma (con l’ennesimo guaio fisico a rovinare le giornate e sempre nei momenti topici della stagione) prima di lasciare l’Olimpo del volley per andare a divertirsi e divertire in A2. Ma intanto, come spettacolare contorno a tutto ciò che Rosalba ha regalato nei suoi tanti tornei di A1, è facile raccontare senza entrare nei fiscalissimi dettagli, anche del ‘Ros azzurro’; il mondiale vinto a Tokyo nel 1998, il bronzo alle’Olimpiade 2000 a Sydney, i trionfi con l’Italvolley in World League oppure l’Europeo del 1999 guardando anche le sfortune (alias serio infortunio) degli Europei del 1997 in Olanda, nel bel mezzo del miglior Rosalba. Un rimbalzo di ricordi che escono in ordine sparso dall’agenda di questo
talentuoso giocatore, una delle tante meravigliose espressioni tecnico-tattiche, viste girovagare sottorete un po’ dovunque da metà degli anni novanta in poi. Adesso Simone Rosalba da Paola, in provincia di Cosenza, diverte e si diverte in A2, a Città di Castello circondato e coccolato da un ambiente che ama il volley e che guarda avanti senza particolari programmi. “Lo ripeto, è il modo migliore per giocare. La gente ti vuole bene, ti segue, è bello e vai in palestra con la consapevolezza di vivere sempre giornate tranquille che si
ripercuotono evidentemente su tutto ciò che fai, in allenamento e in partita”. Nessun commento…
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